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I matrimoni: dalla richiesta al "a cunzata ru liettu" Empty I matrimoni: dalla richiesta al "a cunzata ru liettu"

Gio 1 Giu 2023 - 17:26
I matrimoni: dalla richiesta al "a cunzata ru liettu" 25143Es


Ai tempi in cui Facebook era a nannà che tutto osservava e riferiva dalle scalette della persiana, le ragazze non è che avevano tutto sto movimento al di fuori della porta di casa, se non in attenta compagnia del padre o fratello, ed anche da zite, comunque, c’era sempre a cannila a controllare la situazione.
I picciuttanazzi, quindi, tra una battuta ed un altra, se adocchiavano una damigella dovevano affidarsi alla mediazione della propria madre. Quest’ultima si presentava sull’ uscio di casa della famiglia della giovinetta, chiedendo in prestito, alla futura consuocera, un pettine da telaio i sirici o ri novi.
Se la madre della fanciulla non aveva obiezioni di sorta al fidanzmento rispondeva che si, aveva un pettine di sirici, altrimenti rispondeva che lo aveva solo ri novi. Ma se ancora non ne aveva discusso con quello che, in teoria, era il capofamiglia rispondeva che doveva cercare.
Se si voleva evitare tutta sta discussione, ci si limitava a lasciare davanti casa di lei una spazzola o uno zzuccu, (una sorta di ceppo preso dalla base di un fico d’india). Se il giorno dopo l’ oggetto era sparito, buon segno, ufficialmente si era invitati a prendere gli accordi del caso, altrimenti, se lo stesso veniva fatto rotolare in strada indicando un "no" categorico.
La madre ru possibile zito, quindi, veniva fatta accomodare e inziava l’esame della potenziale nuora. Se la picciotta al momento della trasitina era assittata con le mani in grembo era fimmina lagnusa, se stava masticando era sicuramente una manciataria e avrebbe mandato il figlio in rovina, se era con il telaio in mano o a spazzare casa, buon segno, trattavasi di fimmina massara.


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Nello specifico, se tesseva della lana sarebbe stata figghiarola, se rappezzava qualcosa attenta all’ economia domestica se invece era a far la calza era sicuro amurusa per il buon divertimento del masculu! Ma anche la controparte aveva il suo messaggio non detto da recapitare.
Se lei ad un certo punto della discussione indossava il grembiule annodandolo a destra tutto ok, le cose stavano andando bene e le cosa avrebbe potuto avere esito positivo, ma se lo annodava a sinistra allora madre e figlio erano invitati a lasciare la casa poichè il potere genitoriale non era d’accordo.
Anche a quei tempi, destra e sinistra potevano sfasciare intere famiglie! Ma se i due giovani amanti non volevano rinunciare al loro roseo futuro, potevano sempre ricorrere alla fuitina. I due, si sarebbero incontrati furtivamente durante la notte e sarebbero scappati assieme, successivamente, con la complicità di un parente o amico che li avrebbe ospitati, sarebbero spariti per i tre giorni successivi, durante i quali, si ipotizzava, l’unione si era consumata.
A quel punto, ai genitori, dopo n’anticchia di obbligatorio e dovuto teatrino, non rimaneva altro da fare che acconsentire all’unione che si sarebbe svolta in modo legittimo. Molto spesso, la fuitina era fortemente incoraggiata da una delle due parti o entrambe, poichè questo siginficava matrimonio riparatore, quindi senza troppi sfarzi e pochi piccioli da spendere.
Ma anche lo sposo aveva i suoi chiffari. Secondo tradizione toccava a lui, infatti, "portare" la casa con arredi e corredi (questi ultimi in realtà toccavano ai genitori di lui), difatti proverbio recitava che "masculu i ventotto e fimmina i riciotto", proprio perchè l’uomo, oltre ad avere il tempo di maturare esperienza "amorosa", doveva travagghiare per accumulare la lanna necessaria a mettere su casa
Durante il fidanzamento ed i preparativi non doveva mai regalare dolci a forma di gatto o che potessero ricordarli, ne mele cotogne che indicavano l’amarezza. Inoltre doveva premurarsi di appendere sul muro in cui era accostato il letto, un rosario ed una palma benedetta e regalare alla futura consorte una spiga di grano, simbolo di abbondanza e della promessa che lui avrebbe sempre provveduto al suo fabbisogno alimentare.


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Il matrimono non doveva essere mai a maggio perchè "sposa maiulina un si godi a cuttunina", nè in alcuni giorni della settimana poichè “di Venniri e di Marte non ci si sposa e un si parte".
Finalmente, dopo tribolazioni giungeva il fatidico giorno. La sposa, come indica anche Giuseppe Pitrè nel suo “il popolo siciliano, la nascista e le nozze”, doveva indossare una cosa vecchia che non le avrebbe fatto scordare la sua provenienza, una nuova per la futura vita che arrivava, una prestata o regalata da una persona che le sarebbe stata sempre vicina, una blu per indicare la sincerità e purezza, ed infine una rossa per indicare passione amore e fecondità, dato che anche l’ eros aveva il suo peso!
Lungo il tragitto, dalla casa alla chiesa, era usanza lanciare in strada confetti e la stessa zagara di cui era composto il bouquet in segno di augurio, ed In chiesa avrebbe trovato lo sposo che la attendeva a metà navata e avrebbe sostituito il bouquet da lei portato con quello preparato dalla madre di lui.


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Durante lo scambio delle fedi lo sposo doveva accertarsi che la stessa sarebbe arrivata fino in fondo al dito, poichè se si fosse bloccata a metà, sarebbe stata lei a prendere il comando della coppia. Cosa che in ogni caso accadeva anche se la fede arrivava al gomito. Ricevuta la benedizione del sacerdote bisognava rialzarsi contemporanemaente, poichè il primo ad essere in piedi sarebbe stato anche il primo a morire e ad ascendere in cielo alla destra del padre.
Superati incolumi tutti sti tricchi trallacchi e fatti i dovuti scongiuri, la coppia poteva finalmente consumare il meritato matrimonio, ma nel frattempo era già avvenuta la cunzata del letto.


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Parrebbe, ma senza metterci la mano sul fuoco, che tale tradizione possa molto lontanamente derivare dal Lectisternio, ovvero una pratica romana del 399 a.c. in cui durante le celebrazioni dei Saturnali si faceva una cerimonia propiziatoria esponendo sul letto, delle coppie che dovevano fare contratto di matrimonio, cibo e bevande offerti agli dei. Successivamente nel tempo, le commari di letto, ovvero amiche nubili e, potenzialmente, vergini, della sposa avevano il compito di far trovare il letto conzato con la biancheria del corredo immacolato di lei.


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Queste, su consiglio di donne più anziane, si curano di preparare il letto secondo usanze che variano di paese in paese e di città in città. In genere all’evento sono presenti le madri degli sposi ed è proprio la madre della sposa che porta con sé il dono più prezioso per la sua figliola: il corredo nuziale, spesso ereditato o cucito a mano dalla nonna. L’antica tradizione vuole che non manchino, riso, grano e petali di rosa. Le ragazze non devono essere di numero dispari, soprattutto il 3 è un numero sbagliatissimo, in questo caso di cattivo augurio per colei che tra le tre è “a minzana”, né la più piccola, né la più grande. Il numero perfetto è quindi di 2, 4 o 6 giovani donne, anche se molte più altre amiche e comari possono partecipare, così come le vicine di casa, invitate dalla madre della sposa per farla entrare subito in buoni rapporti con il nuovo vicinato. Le ragazze si dispongono ai due lati del letto e con movimenti quasi sincronizzati procedono prima a ricoprire il materasso, poi a sistemare le lenzuola, dopodiché tra uno strato e l’altro dispongono i loro piccoli “doni” di buon augurio per gli sposi, tanto riso e tanto grano.


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Al termine di tutto si invitavano i bambini a saltellare sul letto appena conzato quale augurio di una numerosa prole. Sotto il letto si legavano delle campanelle che, muovendosi durante l’amplesso, erano segnale certo, per tutti coloro che ascoltavano, che il matrimonio era stato consumato.
Solo in epoca relativamente recente nell’ultimo strato si formano dei cuori o le iniziali degli sposi con i confetti. Rigorosamente, gli Sposi non dovranno vedere la stanza fin quando non sarà giunta la data delle loro nozze. Oggi le partecipanti alla Cunzata del letto non risparmiano qualche scherzetto ai novelli sposi, come nascondere la chiave della stanza da letto, riempire gli armadi e gli spazi chiusi con sveglie che squilleranno alle ore piccole della notte. Anche in passato non mancavano le burle agli sposi, uno di questi è il “lenzuolo a “sacco”.

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Fonti: balarm.it, matrimoniocaseserpotta.com

Fotografie: web

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Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
(Michel Houellebecq)
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