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Leonforte e la Tredicina di Sant'Antonio da Padova Empty Leonforte e la Tredicina di Sant'Antonio da Padova

Mar 13 Giu 2023 - 18:23

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A Leonforte, città fondata nel 1610 per volere del barone Nicolò Placido Branciforti la devozione per Sant’Antonio da Padova si diffuse già dai primi anni. Fu proprio la moglie del fondatore, Caterina Branciforti, che fece costruire in onore del santo una chiesa annessa al palazzo baronale dei Branciforte.
La devozione verso il santo di Padova è molto diffusa in gran parte della Sicilia, dove il suo passaggio e la sua attività di predicazione è attestata tra il 1220 e il 1221. Egli era missionario in Africa ma ammalatosi, si imbarcò per far rientro nel suo Portogallo ma la nave naufragò, a causa di una tempesta, quindi approdò sulle coste della Sicilia. Qui pare si sia fermato fino al 1221, anno in cui decise di risalire l’Italia per raggiungere l’assemblea di frati, chiamati a raccolta da San Francesco D’Assisi.


Caterina Branciforti

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Il 31 maggio di ogni anno a Leonforte inizia la consueta Tredicina in attesa del 13 giugno, festa del glorioso Santo. Con il termine “Tredicina” non si intendono soltanto i tredici giorni di preparazione alla festa di Sant’Antonio da Padova, ma ci si riferisce anche ad una preghiera articolata in tredici punti e tredici sono anche i miracoli che Sant’Antonio compì in vita e riconosciuti dalla Chiesa.
Dunque, a Leonforte, nella Chiesa di Sant’Antonio, dal 31 maggio al 12 giugno, ogni sera tra le 18 e le 19:30 circa, viene recitato il Rosario e si svolge la Santa Messa.
Solitamente, essendo Sant’Antonio da Padova protettore anche dei poveri, durante la Tredicina viene effettuata la raccolta alimentare da destinare alle famiglie bisognose, tramite la Caritas parrocchiale del paese.


l'antica chiesa di Sant'Antonio da Padova

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Sebbene la più antica immagine di S. Antonio di Padova sia conservata nella Chiesa dei Frati Cappuccini, il culto di S. Antonio di Padova in Leonforte nacque, crebbe e fiorì all’ombra dell’omonima chiesa, che funse da cappella palatina della corte dei Branciforti dalla sua edificazione nel 1634 fino al 1852. Dai registri conventuali dei cappuccini si rileva che i frati celebrassero con grande pompa e solennità (S. Messa cantata all’altare del Santo e Vespri solenni con la benedizione della reliquia del Santo) la festa in Chiesa solo nella data della ricorrenza liturgica, ossia il 13 giugno.


l'interno della chiesa

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Nulla è dato sapere sulle modalità celebrative di questa festa nei secoli XVII e XVIII presso la cappella palatina di S. Antonio. Alla deficienza di una documentazione scritta supplisce però la testimonianza di molti anziani che hanno potuto riferire cose e avvenimenti risalenti almeno alla metà del XIX secolo. In base alla tradizione orale, la festa di S. Antonio - o meglio di Sant’Antuninu - ha sempre goduto del favore popolare a tal punto che dalla metà dell’Ottocento fino agli anni ‘60 del Novecento era una delle principali solennità cittadine, insieme alla Festa patronale della Madonna del Carmelo (16 agosto), alla festa del Patriarca San Giuseppe (19 marzo) e alle festività pasquali del Venerdì Santo e della Domenica di Pasqua.


il simulacro di Sant'Antonio da Padova

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Preceduta da una tredicina di preparazione - che secondo il vecchio calendario liturgico iniziava quasi sempre in coincidenza dell’ottava di Pentecoste, allora molto sentita, e terminava in coincidenza con la festa del Corpus Domini - solennizzata dalla presenza di un predicatore forestiero di fama e di accertata dottrina, la festa di S. Antonio fungeva quasi da cerniera tra la primavera avanzata e la calda estate leonfortese.


la Processione del 13 giugno

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Il 13 giugno si svolgeva la lunga e solenne processione col fercolo del Santo, che girava per tutto il paese transitando, in modo capillare, per tutte le vie di tutti i quartieri, ma da parecchi anni questa festa si è ridotta ad una semplice sfilata sul corso.
La statua del santo, collocata dentro il suo piccolo fercolo processionale, viene ancor oggi ricoperta di tovaglie bianche che tradizionalmente vengono offerte dalle zitelle in cerca di marito. In realtà, le antiche leggende francescane del XIII secolo riferiscono di come Frate Antonio di Lisbona, noto come Antonio di Padova, soffrendo di idropisia - malattia che provoca intensa sudorazione e rigonfiamento dello stomaco - venisse omaggiato dai padovani con tovaglie, che in qualche modo riuscivano a lenire e ad asciugare il suo sudore.


i tradizionali "Pupiddi di S.Antonio" al collo di alcuni giovani leonfortesi

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Altri elementi che rendevano caratteristica la festa erano i bambini vestiti del saio francescano, i santantuninedda, e il pane, i pupiddi di S. Antonio, che in passato veniva confezionato nella vigilia della festa. Sia i bambini che il pane venivano benedetti dopo la Messa solenne dell’alba del 13, al termine della quale aveva inizio la lunga ed estenuante processione.
Delle svariate processioni sacre leonfortesi solo quelle del Venerdì Santo e di S. Antonio di Padova facevano grazia di sé ad oscuri quartieri, ad anonime stradicciole che una volta all’anno si vestivano a festa e si illuminavano tanto. Tra canti, invocazioni e a volte anche imprecazioni, per via del lunghissimo ed accidentato percorso sotto un sole ardente, il popolo leonfortese celebrava l’epopea del potente taumaturgo di Padova intonando quella dolcissima melodia, che ha tutto il sapore di una nenia:

Sant’Antuninu munachinu finu,
‘mbrazza purtati a Gesù Bamminu!
Tridici razi l’aviti in continuu,
datili a nui Sant’Antuninu.

il video della Festa di Sant'Antonio del 2017





(dal web)

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