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Castello a Mare o Castrum Inferius - Palermo Empty Castello a Mare o Castrum Inferius - Palermo

Sab 19 Nov 2022 - 14:48

Castello a Mare o Castrum Inferius - Palermo

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Uno dei monumenti storicamente più emblematici della città, del tutto sconosciuto a molti, soprattutto alle giovani generazioni di palermitani, è il complesso fortificato del Castello a Mare. “Castrum Inferior” posto all’imboccatura dell’antico porto della Cala, dal XII° secolo, probabile momento della sua edificazione, ha svolto il fondamentale ruolo di sentinella della città.



Si trovava sul lembo di terra a nord dell’imboccatura del porto della cala ed era costituito da una vera e propria cittadella militare.
Incerta è la datazione della sua costruzione, non potendo escludere la preesistenza di un presidio fortificato a difesa del porto della città fin da età antica (la tradizione storica vuole questa fortezza come probabile fondazione islamica). Scavi archeologici condotti recentemente dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Palermo hanno fornito indicazioni piuttosto precise che sembrerebbero testimoniare l’appartenenza della costruzione a un periodo compreso negli ultimi decenni dell’epoca normanna, fra il 1160 e il primo lustro degli anni novanta del XII° secolo.
Il Castello a Mare di Palermo, menzionato per la prima volta nel “Liber de regno Siciliae” di Ugone Falcando (1154), all’origine era costituito da un “Mastio” turriforme (Torre Mastra) separato dalla citta da una vasta spianata.

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Doveva avere probabilmente un impianto planimetrico a forma di quadrilatero, tuttora individuabile, con ampi e profondi fossati, la porta di accesso e delle stanze riservate all’alloggio per il castellano e la truppa. Gli erano contigue due chiese, una aderente alla Cala, riedificata dai normanni su una probabile preesistenza più antica (moschea) e da loro dedicata a S. Giovanni Battista; l’altra sempre del periodo normanno la Chiesa di “S. Pietro la Bagnara”, che era rivolta verso la città.
Il complesso fortificato nel corso dei secoli, venne continuamente ingrandito, modificato, adeguato ai diversi momenti storici e all’evolversi dell’arte fortificatoria; in particolare, l’avvento delle artiglierie, causò la necessità di consistenti trasformazioni alle strutture originarie e l’aggiunta di nuovi elementi architettonici destinati a migliorarne la capacità difensiva.
Potenziato in epoca normanna, il castello fu fortificato nel 1496, durante il regno di Ferdinando il Cattolico.
In quell’epoca venne costruito il corpo d’ingresso con due torrioni affiancati, al centro dei quali era il fornice e, su questo, lo stemma reale. Nel 1535, nell’ambito delle opere di fortificazione della città decise dal vicerè Don Ferrante Gonzaga, furono costruiti i baluardi ed i fossati a difesa del Castellammare, che diveniva il punto di forza principale della nuova cinta bastionata della città. Inoltre, nel timore di eventuali sommosse cittadine, veniva potenziata la difesa del fortilizio anche verso la città con la costruzione di due grossi baluardi rivolti verso il piazzale occidentale: il bastione di S. Pietro (che è stato riportato interamente alla luce) ed il baluardo di S. Pasquale e fu aggiunto un corpo d’ingresso davanti le fabbriche del castello, la cosiddetta Porta Aragonese oggi completamente restaurata. In quell’epoca la fortezza venne ancora rafforzata con la costruzione di un nuovo sistema bastionato e si realizzarono i grandi baluardi dei lati occidentale e meridionale . Il primo che inglobò il Bastione di S. Pietro, prese il nome di Baluardo di S. Giorgio, per la vicinanza con la porta di S. Giorgio che si apriva nel tratto di mura contigue alla fortezza; quello meridionale si chiamò Baluardo di S. Pasquale. Successivi ampliamenti, modifiche e trasformazioni del complesso architettonico continuarono fino alla fine del XVIII° secolo.
Nella piazza, denominata piazza Castello, fu posta nel 1722 la statua di S. Giovanni Nepomuceno. Il forte era costituito da una poderosa cinta bastionata di forma trapezoidale con una serie di edifici, disposti lungo il perimetro, che lasciavano una vasta area libera attorno al mastio. Nell’area della fortezza era anche la chiesa parrocchiale di S. Silvestro.

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I resti del Castello a mare sono oggi visibili, dopo gli scavi effettuati negli ultimi anni; si possono visitare alcuni edifici del torrione d’accesso, una torre circolare, e sono riemersi i fossati occidentali.

La storia

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La lunga e tormentata storia del Castello a Mare è quasi una metafora di quella della città, da sempre legata intimamente ai fatti più salienti delle vicende palermitane. Residenza preferita dall’imperatore Federico II per i suoi soggiorni in città, dal XV° secolo il Castello ebbe funzione di residenza del governo vicereale e, a seguito della rivolta popolare capeggiata da Gianluca Squarcialupo nel 1517, anche dello stesso vicerè che vi si trasferì per maggiore sicurezza. Successivamente, per un breve periodo (1553-1601), e in maniera non proprio continua, fu sede del Tribunale della “Santa” Inquisizione spagnola, introdotta in Sicilia fin dal1487 da Ferdinando d’Aragona, con le sue anguste e tristemente note prigioni sotterranee, e una cappella per i condannati a morte.
Nel 1593 una forte esplosione provocò tantissimi morti tra detenuti e carcerieri; tra le vittime vi fu il poeta monrealese Antonio Veneziano, lì detenuto per avere deriso il vicerè conte d’Olivares, appendendo un cartello satirico “..alla cantonera di don Pietro Pizzinga, allo Piano delli Bologni” (oggi piazza Bologni).
Successivamente, nel 700, venute meno le esigenze difensive, il complesso fortificato sopravvisse solo con funzione di controllo nei confronti della città contro eventuali tentativi di insurrezioni popolari.

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Il Castello a Mare è stato nel corso dei secoli protagonista di cruente battaglie e teatro di moti insurrezionali. Sono da ricordare le battaglie tra savoiardi e spagnoli nel 1718, e quella tra gli austriaci asserragliati dentro la fortezza, e i Borboni nel 1734. Nel 1860 la fortezza identificata dalla popolazione quale simbolo del potere borbonico, fu assaltata e demolita in alcune sue parti: Garibaldi entrato a Palermo, il 25 giugno ne ordinò la demolizione.
Dopo l’unità d’Italia ciò che era stato risparmiato venne adibito a caserma militare, mantenendo questo ruolo fino al 1922, anno in cui allo scopo di sistemare le nuove attrezzature portuali, su disposizione del governo fascista si consumò uno dei più assurdi scempi urbanistici della storia palermitana.

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A nulla servirono gli accorati appelli del Soprintendente ai Monumenti della Sicilia Francesco Valenti e di altri illustri intellettuali dell’epoca, dall’ingegnere Ernesto Basile, al direttore del Museo Nazionale professor Ettore Gabrici, che non riuscirono ad evitare che le ruspe della ditta McArthur di Londra, portasse a compimento la demolizione della fortezza del Castello a Mare, da cui si salvarono, in parte, solo il “Mastio” e l’antica porta di accesso alla fortezza.
Infine le incursioni aeree dell’ultima guerra procurarono ulteriori danneggiamenti alle parti superstiti della struttura.

La struttura

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Anticamente il castello era composto da un grande maschio di epoca araba, alcune parti normanne (come la Cappella della Bagnara), bastioni e zona d'ingresso quattrocenteschi, un palazzetto rinascimentale, una chiesa cinquecentesca (la Madonna di Piedigrotta, edificata su una antica moschea araba), due basse torri esagonali e molte altre strutture e fabbriche di epoca più recente.

Degli antichi edifici rimangono parte della torre mastra, la torre cilindrica ed il corpo d'ingresso. La Torre Mastra è ubicata quasi nel baricentro dell'intera area del molo Trapezoidale. E' costituita dall'edificio quadrangolare e da una zona di rispetto perimetrale. La seconda zona archeologica, quella che contiene le strutture superstiti del fronte di sud-ovest, è molto più vasta della prima ed è perimetrata dalla via Barillai, dalla via F. Patti e dal mercato ittico. L'impianto planimetrico generale di quest'ultimo insieme di edifici, fossati, ecc. è piuttosto eterogeno ma razionale rispetto ai concetti della prima fase storica delel difese in relazione alle armi da fuoco.

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Si può sintetizzare così: l'asse portante è il muro di cinta al quale si innestano, in sporgenza verso l'esterno, diversi corpi di fabbrica: l'ingresso con il primo ponte; la falsabraga ed il rivellino pentagonale; il secondo ponte; ad ovest il baluardo San Pietro ed il baluardo San Giorgio. Il primo circolare, il secondo a punta di lancia. Ed il primo si trova all'interno del secondo. Il fossato perimetra tutto questo insieme, dall'esterno, ed è delimitato dal muro di controscarpa sul quale si sviluppano la via di controscarpa e le spianate (riporti artificiali in terra con andamento inclinato e perimetro che riflette quello dei fossati).

L'area archeologica

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Dopo un lungo abbandono, dal 2006 tutto il grandioso complesso architettonico è stato interessato da vasti interventi di scavo e di restauro che hanno permesso di liberare tutta l’area, riportando alla luce gran parte delle strutture murarie dell’originario complesso fortificato. E’ stata inoltre scoperta una vasta necropoli di età musulmana utilizzata anche nel periodo normanno.
Il recupero e la restituzione alla città di un monumento di così straordinaria importanza come il Castello a Mare rappresenta, oltre che una risorsa fondamentale sotto il profilo urbanistico e architettonico, una ritrovata consapevolezza del valore delle proprie memorie, e anche la ricostituzione dello stretto legame che i palermitani hanno sempre avuto con il loro mare, rescisso quasi un secolo fa dal ”piccone demolitore”.

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Fonti: turismo.comune.palermo.it, palermoviva.it (Nicola Stanzione), icastelli.it

Immagini: web
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