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L’antico fascino del “friscaletto” o “frischittulu” Empty L’antico fascino del “friscaletto” o “frischittulu”

Lun 12 Dic 2022 - 21:54

L’antico fascino del “friscaletto” o “frischittulu” Vogsbt8

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Una delle ultime eccellenze del quartiere di S. Paolo di Ibla è lu Zu Paolo di Camascia, artista del legno e valente musicista. Riporto un incontro con quest'artista circa il friscaletto, strumento di antica tradizione siciliana.

...Gli chiedemmo di dirci qualcosa sulle tecniche dello strumento e le fasi per suonarlo bene…
Il Maestro rispose senza indugiare che: “Tecniche esecutive particolari non ce ne sono. Posso dire che il friscaletto, se vuoi impararlo, lo devi considerare come un qualsiasi altro strumento che si studia in Conservatorio o in una qualsiasi scuola di musica.
Uno studio giornaliero e costante dello strumento, frutto di una forma mentis che mi sono creato negli anni studiando il sassofono mi ha confermato che solo il tempo darà i risultati. E molto probabilmente anche il modo di suonare e il suono che sono riuscito ad ottenere, secondo chi mi conosce, sia dovuto alla formazione musicale da cui provengo.
Come tutti gli aerofoni, bisogna prima di tutto imparare a soffiare nel modo corretto. poi sarà lo studio, e solo lo studio, a facilitare il percorso di ognuno”.

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Capii subito che il Maestro non era un semplice suonatore di Friscaletto amatoriale ma un vero musicista, esperto con una preparazione indiscussa su tutto ciò che riguardava lo strumento da lui virtuosamente creato e suonato.
Il Maestro dopo queste primo approccio sulle tecniche approfondì la tematica…

Friscalettu, uno strumento antico che ancora oggi allieta le feste e lo legano alla terra siciliana, affonda le sue origini nel mito e su questo si tramandano curiose storie.

“Non ci sono feste senza musica, canti e danze; i ballerini girano ognuno per proprio conto con grazia e dignità (…); di solito queste danze sono accompagnate da flauti, cennamelle ed altri strumenti a fiato.” Così scrive Hélène Tuzet, riportando le note di viaggio in Barteìs.
Ancora Alexandre Dumas, in viaggio in Sicilia nella prima metà dell’Ottocento, ci lascia una puntuale e briosa cronaca di una festa tradizionale, quella celebrata sulle rive del lago di Ganzirri per onorare il patrono locale S. Nicola, dove un ruolo musicale di primissimo piano è riservato al flauto: “Si danza da soli, in due, in quattro, in otto ed in un numero indefinito di partecipanti e come si vuole, un uomo con un altro, una donna con un’altra (…).

Per quanto concerneva la musica che metteva in movimento tutta quella gente non era, come da noi, riunita in un solo punto, ma era disseminata sulle rive del lago; l’orchestra si componeva di due soli musicisti, uno suonava il flauto e l’altro una specie di mandolino”.

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Queste alcune testimonianze nella letteratura o nei resoconti dei viaggiatori stranieri, che ci ricordano come nei contesti festivi della cultura siciliana, assumeva ed assume tutt’oggi un ruolo di fondamentale importanza u friscalettu, (tradotto “fischietto”, uno strumento rustico di canna, simile ad un piccolo flauto).

A differenza di altri strumenti, come il violino, richiestissimo prima nei contesti di festa popolare, il flauto sopravvive ai profondi mutamenti che investono il tessuto socioculturale contadino e pastorale nei primi decenni del nostro secolo, adattandosi alle mutate esigenze musicali delle classi popolari, nonché al nuovo repertorio di ballabili e conserva allo stesso tempo alcune sue prerogative e funzioni esclusive di strumento pastorale.

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Tra le storie, che legano lo strumento alla terra siciliana, ce n’è una che lo lega al passaggio nel territorio Ibleo del pastore Aristeo, che addomesticava le api col suono del suo flauto. La leggenda vuole che questo mitico pastore abbia insegnato al popolo del re Hyblon due cose: l’apicoltura razionale, tradizione ancora oggi ben viva nel territorio, e l’uso del flauto, che in dialetto siciliano appunto diviene u friscalettu.

Ancora si narra di un re, che aveva due figli, un maschio ed una femmina, un giorno chiese loro di portargli una penna di pru (un uccello particolare). (questa storia la trovate completa qui: [URL=?t=78572421]C'era una volta in Sicilia: fiabe siciliane. La penna di hu[/URL])

Picurareddu ch’mmucca mi teni – jeu sugnu figghia di Re Cavaleri – e pi pigghiari na pinna di cù me frati Peppi tradituri fù Maestà, maestà – granni prudigiu mi capitò – Maestà, Maestà – pruvati vui, vostra figghia turnò A tia Patri ca’ mmucca mi teni – jeu fu’ghittata ‘nta l’acqui sereni – pi a tia purtari ‘na pinna di cù me frati Peppi lu tradituri fù



Questa è la storia del “friscalettu”, la storia di una sfortunata principessa, il cui spirito sembra ancora oggi rivivere nell’allegria delle feste folcloristiche, in quelle feste, dove, grazie alle “orchestrine artigiane”, chitarra, mandolino, violino, organetto, fisarmonica, clarinetto e, più tardi, anche i flauti, insieme ai complessi bandistici, si è diffuso in ambito popolare, un vastissimo repertorio vocale e strumentale di matrice di cultura popolare, dalle romanze alle arie, dalle tarantelle di impianto rigidamente tonale alle danze di ampia circolazione internazionale come il valzer, la mazurca, la quadriglia, la polka e lo scottish, tutte quelle forme musicali che da sempre la tradizione ci ha tramandato.

Beh…! dopo tanto parlare il Maestro uscì da un astuccio il suo decantato Friscaletto con una premessa inaspettata…

Quante volte vi avranno spiegato il segreto della felicità; “lasciate andare il flusso caotico dei pensieri che perennemente oscillano tra passato e futuro e vivete consapevolmente nel presente, momento per momento, ora ascoltatemi e pensate ai tempi della vostra fanciullezza… ritornerete per un attimo ad essere felici”

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Il Maestro suonò Il brano “L’amuri sicilianu” magistralmente con un’abilità e sentimento che riuscì per un attimo a riportarci indietro nel tempo… in una Sicilia arcaica e genuina. Vennero attirati dalla musica dei ragazzi del quartiere suscitando in me una forte emozione… pensai che quando si è veramente bravi in qualsiasi campo… tutti si viene rapiti da tale eccellenza… Il Maestro quando finì di suonare fu acclamato da noi e da tutti i ragazzi in modo schietto e spontaneo…




Questa è la canzone citata, ma non col friscaletto



Questo invece è il suono del friscaletto di Riccardo Termini


Fonte: libertasicilia.it

Fotografie: web

Filmati YouTube di 1. Giuseppe Mazziotta
2. Lillo Carrubba
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