I villaggi Schisina
Sab 31 Dic 2022 - 18:49
I villaggi Schisina
Si tratta di sette borghi che furono realizzati dall’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS) nel 1950. Le abitazioni, 164 in tutto, furono assegnate per sorteggio ad altrettanti contadini insieme ad un appezzamento di terreno che poteva avere un’area che andava dai 2 ai 6 ettari, il tutto al fine di ridistribuire ai braccianti agricoli, che lavoravano in condizioni di sfruttamento ed erano poverissimi, i vecchi latifondi tramite esproprio coatto subito dai grandi latifondisti che li avevano ottenuti tramite privilegi di tipo nobiliare. Non mancarono però i casi di cessione volontaria. In questo modo si ottenevano delle agevolazioni nelle remunerazioni.
I braccianti potevano riscattare il fondo e l’abitazione pagando una gabella a canone agevolato.
I lavori furono affidati ed eseguiti dall’impresa di costruzioni dell’ingegnere Rosario Arcovito di Messina, per una spesa poco inferiore al miliardo di lire.
L’organizzazione dei sette villaggi era così strutturata: Borgo Schisina era il villaggio centrale, quello più grazioso, fiore all’occhiello dell’Eras e centro amministrativo di tutta l’organizzazione montana. Gli altri invece erano micro-comunità costituite da piccolissime case costruite in mattoni sui vari terrazzamenti del terreno. I loro nomi: Borgo San Giovanni, Bucceri-Monastero, Pietra Pizzuta, Malfìtana, Piano Torre, Morfia.
Il progetto non fu un successo, infatti, già nel 1960 ad essere occupate, tra rinunce ed abbandoni, anche da parte dell’ERAS che lasciò subito soli i contadini, erano solo una quindicina di abitazioni, e pure saltuariamente, in corrispondenza della stagione dei lavori agricoli; tutto il resto era deserto e da lì a poco l’abbandono fu completo ed i villaggi passarono sotto l’egida del comune di Villafranca che mai ha trovato modo di reimpiegarli.
La ragione di questo insuccesso è da ricercarsi principalmente nel fatto che i terreni avevano bisogno di interventi di bonifica e questi erano a carico dei poveri braccianti che non potevano permettersi tale onere. Non da meno era l’ostacolo della dimensione delle casette, piccolissime anche per una famiglia odierna, figuriamoci per famiglie numerose come quelle dei braccianti nell’immediato dopo guerra, inoltre le abitazioni non è che fossero proprio il massimo del comfort.
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(dal web)
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