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Lun 9 Gen 2023 - 20:08
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Un bastimento carico di...


Marito e moglie avevano un bambino, ed erano molto devoti a San Michele Arcangelo: tutti gli anni gli facevano la festa. Morì il marito, e la moglie con i pochi soldi che le rimanevano, ogni anno faceva la festa a San Michele Arcangelo. Venne un anno in cui non sapeva più cosa vendere per fare questa festa, allora prese il bambino e andò a venderlo al Re.

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– Maestà, – disse al Re, – vuole comprare questo mio bambino? Magari per dodici tarì, per quel che vuol darmi, basta che possa fare la festa a San Michele Arcangelo.
Il Re le diede cent’onze e si tenne il bambino. Poi pensò: «Guarda un po’, questa donna pur di fare la festa a San Michele Arcangelo si vende suo figlio, e io che sono Re non gli faccio niente». Allora ordinò di costruire una cappella, comprò una statua di San Michele Arcangelo e gli fece festa; ma fatta la festa mise un velo sulla statua e non ci pensò più.

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Il bambino, che si chiamava Peppi, cresceva al Palazzo e giocava con la figlia del Re che era grande come lui. Così crebbero insieme giorno per giorno, e quando furono cresciuti s’innamorarono, finché i Consiglieri non dissero al Re: – Maestà, che succede? Non vorrà mica dare sua figlia in moglie a quel poveraccio?
Il Re disse: – E cosa posso fare? lo posso mandar via?
– Faccia come diciamo noi, – dissero i Consiglieri, – lo mandi a far mercanzia con un bastimento, il più vecchio e sconquassato che ci sia. Lo faccia lasciare solo in mezzo al mare; così s’annega e siamo a posto.
Al Re piacque l’idea, e disse a Peppi: – Guarda, devi andare a fare mercanzia. Hai tre giorni di tempo per caricare il tuo bastimento.
Il ragazzo passava la notte a pensare cosa doveva caricare sul bastimento per fare buoni affari; la prima notte non gli venne in mente nulla, la seconda neppure, la terza, pensa che ti pensa, si mise a chiamare San Michele Arcangelo. Apparve San Michele Arcangelo e gli disse: – Non ti scoraggiare: di’ al Re che ti carichi un bastimento di sale.
L’indomani Peppi si alzò tutto contento. Il Re gli chiese: – Allora, Peppi, cos’hai pensato?

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E lui: – Sua Maestà voglia caricarmi un bastimento di sale.
I Consiglieri se ne rallegrarono: – Bene, con quel carico il bastimento si sfonderà prima!
Il bastimento carico di sale partì, e dietro si portava legato un altro bastimento più piccolo.
– A cosa serve, quello? – chiese Peppi al capitano.
E il capitano rispose: – Eh, lo so io.
Difatti, arrivati che furono in mezzo al mare, il capitano scese nel bastimento, disse: – Buonasera, – e lasciò Peppi solo.
Il bastimento faceva acqua, c’era mare grosso, e non avrebbe tardato ad andare a fondo.

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Peppi cominciò a chiamare: – Bella Madre! Signore! San Michele Arcangelo, aiutatemi voi! – E subito comparve un bastimento tutto d’oro, con San Michele Arcangelo al timone. Gli tirarono una corda e Peppi legò il suo bastimento a quello di San Michele Arcangelo che andava come un fulmine sul mare, finché entrarono in un porto.
– Venite per pace o per guerra? – chiesero dal porto.
– Per pace! – disse Peppi, e lo lasciarono sbarcare.
Il Re di quel paese volle invitare a tavola Peppi e il suo compagno (non sapeva che era San Michele).
– Guarda, – disse San Michele a Peppi, – che in questo paese non sanno cos’è il sale –. E Peppi ne portò con sé un sacchetto.
A tavola col Re, cominciarono a mangiare, e tutto era scipito come paglia. Disse Peppi: – Ma perché mangiate così, Maestà?
E il Re: – Noialtri così usiamo mangiare.
Allora Peppi versò un po’ di sale nel piatto di tutti i commensali: – Maestà, provi ora come le pare.
Il Re mangiò qualche cucchiaiata, e disse: – Oh, buono! Buono! Ne avete molta di questa cosa?
– Un bastimento pieno.
– E a quanto lo mettete?
– Va a peso come l’oro.
– Allora lo compro tutto io.
– Affare fatto.
Dopopranzo, fecero scaricare e pesare tutto il sale. Sulla bilancia da una parte mettevano sale, dall’altra oro. Così Peppi si riempì d’oro il bastimento, e dopo aver fatto turare le falle ripartì.

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La figlia del Re passava le giornate al balcone, scrutando il mare col cannocchiale all’orizzonte, aspettando il ritorno del suo Peppi. E quando vide il bastimento, corse da suo padre: – Papà, torna Peppi! Papà, torna Peppi!
Quando la nave fu in porto, e Peppi, baciata la mano al Re, cominciò a far scaricare oro a più non posso, i Consiglieri diventarono verdi. Dissero al Re: – Maestà, qui non ne usciamo.
E il Re: – E cosa posso fare?
E i Consiglieri: – Mandarlo a fare un altro viaggio.
Allora il Re, passati pochi giorni, gli disse di pensare a un nuovo carico, perché doveva di nuovo ripartire. Peppi ci pensò su, poi chiamò San Michele. E San Michele gli disse: – Fa’ caricare un bastimento di gatti.
Il Re, per dare i gatti a Peppi, gettò un bando:
Tutte quelle persone che hanno gatti, li portino al Palazzo reale e il Re li compera.
Così il bastimento fu riempito, e partì miagolando per il mare.
Giunto più al largo ancora della prima volta, il capitano disse: – Buonasera, – e se ne andò. Il bastimento cominciò ad affondare, e Peppi chiamò San Michele Arcangelo. Comparve il bastimento d’oro e, come un fulmine, lo condusse fino a un porto sconosciuto. Venne un’ambasciata al porto a chiedere se venivano per pace o per guerra. – Per pace! – dissero e il Re li invitò subito a pranzo.
A tavola, vicino a ogni piatto, c’era uno scopino. – A cosa servono?
E il Re: – Ora lo vedrete.
Servirono le vivande, e subito uscì una gran quantità di topi, e salivano fin sulla tavola e cercavano di mangiare nei piatti; ognuno dei commensali con lo scopino doveva cacciarli, ma era inutile perché tornavano ed erano tanti che non ci si poteva difendere.
Allora San Michele disse a Peppi: – Apri quel sacco che abbiamo portato –. Peppi sciolse il sacco e liberò quattro gatti che saltarono in mezzo ai topi e ne fecero una carneficina.

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Il Re, tutto contento: – Oh, che begli animaletti! – esclamò. – Ne avete molti?
– Un bastimento pieno.
– E vanno cari?
– A peso come l’oro.
– Affare fatto –. Il Re li comprò tutti e sulla bilancia da una parte mettevano gatti, dall’altra oro. Così Peppi, aggiustato il bastimento, tornò carico d’oro anche stavolta.
Al porto, quando arrivò, la figlia del Re ballava dalla gioia, i facchini scaricavano oro e oro e oro, il Re era perplesso e i Consiglieri verdi in faccia. E dissero al Re: – Non ci è riuscita due volte, riuscirà la terza. Lasciamolo riposare una settimana, e poi riparta.
San Michele, stavolta, quando Peppi lo chiamò, disse: – Di’ che ti carichino un bastimento di fave.
Quando il bastimento carico di fave stava per naufragare, venne il solito bastimento d’oro, e Peppi insieme a San Michele sbarcò in un porto.
Il Re di quella città era una Regina, e li invitò a pranzo tutti e due. Dopo mangiato la Regina tirò fuori le carte e disse: – Facciamo una partita? – E si misero a giocare a zecchinetta.

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La Regina era una grande giocatrice, e tutti gli uomini che perdevano li incarcerava in fondo a un sotterraneo.
Ma San Michele Arcangelo non poteva perdere, e la Regina capì che se continuava a giocare ci perdeva lei tutti i suoi possessi.
Allora disse: – Io vi dichiaro guerra –. Fissarono l’ora della guerra, e la Regina schierò tutti i suoi soldati. San Michele e Peppi erano due soli, con le loro spade contro tutti e si buttarono all’assalto.



Ma San Michele Arcangelo fece alzare una folata di vento e sorse un polverone che annuvolò gli occhi dei soldati. Nessuno vedeva più niente e San Michele Arcangelo raggiunse la Regina e le tagliò il collo con la spada.
Quando il polverone fu passato e tutti videro la testa della Regina staccata dal busto, si rallegrarono, perché era una Regina che nessuno poteva soffrire, e dissero a San Michele: – Vogliamo Vossignoria per Re, Vossignoria!
San Michele disse: – Io sono Re da un’altra parte. Per il Re vedetevela voi.
Alla testa della Regina fecero una gabbia di ferro e l’appesero a un cantone, e San Michele e Peppi scesero nel sotterraneo a liberare i prigionieri. C’era pieno di gente ammuffita, affamata e i morti insieme ai vivi. Peppi prese a buttare fuori manciate di fave da un sacco, e quelli le mangiavano come fossero bestie. Così li ristorarono, gli fecero fare un brodo di fave e poi li rimandarono ognuno alla sua casa.

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In quella città le fave non le avevano mai viste, e Peppi le vendette a peso d’oro. Poi, col bastimento carico d’oro e una scorta di soldati ai suoi ordini, fece vela verso la sua città, e sparò una cannonata a salve per annunciare il suo arrivo.
Stavolta entrò in porto anche il bastimento d’oro e il Re accolse San Michele Arcangelo. A pranzo San Michele disse al Re: – Maestà, voi avete una statua a cui una volta avete fatto una festa e che poi avete lasciato tra le ragnatele. Perché? Forse vi mancano i quattrini?
Il Re disse: – Ah sì, è San Michele Arcangelo, non ci avevo più pensato.
E San Michele: – Andiamola a vedere.
Arrivarono nella Cappella, e la statua era tutta ammuffita. Il forestiero disse: – Io sono San Michele Arcangelo e vi chiedo, Maestà, ragione del torto che mi avete fatto.
Il Re si buttò in ginocchio e disse: – Perdonatemi, ditemi cosa posso fare per voi! La più bella festa!
Il Santo disse: – Farete la festa di nozze di vostra figlia e Peppi perché questi due giovani si devono sposare.
Così Peppi sposò la figlia del Re e divenne Re a sua volta.

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(Salaparuta)

Fonte: fiabe italiane a cura di Italo Calvino

Illustrazioni: web
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