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Lun 7 Nov 2022 - 11:12

Ciuri ciuri

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Quando pensiamo alle canzoni siciliane più famose, ce ne sono almeno un paio che vengono subito in mente. Tra queste, non manca mai Ciuri Ciuri. Si tratta di uno dei brani più conosciuti e amati. Il repertorio musicale della Sicilia è molto vasto racchiude canti d’amore, ma anche che raccontano la quotidianità, l’esistenza sotto ogni suo aspetto. I ritmi vivaci e allegri si alternano a melodie struggenti e commoventi. Quando parliamo di Sciuri Sciuri, facciamo riferimento a una melodia allegra, che fa venire voglia di ballare.Il titolo, tradotto, significa “Fiori Fiori“.



Esistono davvero molte versioni, cantante da numerosi artisti, con i testi che possono variare da un’area geografica all’altra. A seconda dei dialetti, la parola “çiuri” può diventare anche “sciuri“. La versione originale, però, è di Francesco Paolo Frontini, famoso compositore e direttore d’orchestra catanese, che la scrisse nel 1833. Il brano, nel tempo, è stato reinterpretato da molti artisti, come Fiorello, Mina (in Extra Mina Vol. 1 e Signori… Mina! vol. 3), o Roy Paci & Aretuska in (Tuttapposto), nonché da Otello Profazio noto cantautore calabrese. Nel 1964 Gabriella Ferri e Luisa De Santis ne hanno inciso una rielaborazione dal titolo Sciuri Sciuri (Ferri-De Santis). Il duo di Dj tedeschi, Bodybangers, ha pubblicato una versione EDM del brano nel dicembre 2018. Il ritornello recita: “Ciuri, ciuri, ciuri di tuttu l’annu, l’amuri ca mi dasti ti lu tornu” che tradotto significa “Fiori fiori, fiori di tutto l’anno, l’amore che mi hai donato io lo ricambio”.

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Testo siciliano

Ciuri ciuri ciuriddi tuttu l’annu
l’amuri ca mi dasti ti lu tornu
Ciuri ciuri ciuriddi tuttu l’annu
l’amuri ca mi dasti ti lu tornu
Ciuri di gersuminu e rampicanti
nun cantu né p’amuri e né p’amanti
nun cantu né p’amuri e né p’amanti
cantu pi ralliarimi la menti.

Lu sabatu si sapi è allegra cori,
biatu cu àvi bedda la muggheri,
cu l’àvi bedda ci porta li dinari.
cu l’àvi brutta ci mori lu cori.

Ciuri ciuri ciuriddi tuttu l’annu…
Si troppu dispittusu tu ccu mia
cascu du lettu su mi ‘nsonnu a tia,
si bruttu ‘nta la facci e ‘nta lu cori
cu tia ju’ non mi vogghiu maritari.
Ciuri di rosi russi a lu sbucciari
amara a cui li tò paroli criri.
L’omini siti tutti munsignari
jù non ti vogghiu no! Ti nni pò iri.

La me vicina e’ vucera pazza
nun si la chiuri mai la so vuccuzza
nun si la chiuri mancu si s’ammazza
conzala comu voi sempri e’ cucuzza.

Cchiu’ ti taliu chiu’ diventu siccu
mi sentu cu la testa dintra un saccu
pi veni’ appress’a tia persi lu sceccu
e ora comu fazzu a cu accravaccu.

Mi pozzu sciarriari cu me matri
picchi’ mi fici accussi curtulidda
li longhi sunnu tutti strarrieri
li curti sunnu di zuccaru e meli.

Aiu ‘na zita ca si chiama Nedda
bedda di facci ma senza mirudda
ci dissi mi la dai ‘na vasatedda
mi dissi no, picchi’ manciai cipudda.

Ciuri ciuri ciuriddi tuttu l’annu…
Me soggira mi dici va travagghia
nun fari mali patiri a me figghia
quannu t’a detti iu era na quagghia
ora l’arriducisti na rarigghia.

Ciuri di rosi russi comu a sita
me figghia iu vulissi fari zita
giuvini beddu e riccu iu vurria
ca campa a me figghia e puri a mia.


************

Traduzione

Fiori fori, fiorellini tutto l’anno
l’amore che mi hai dato io te lo ritorno.
Fiori fori, fiorellini tutto l’anno
l’amore che mi hai dato io te lo ritorno.

Fiori di gelsomino e rampicante
non canto né per l’amore e né per gli amanti,
non canto né per l’amore e né per gli amanti,
canto per rallegrarmi la mente.

Il sabato si sa è allegracuore,
beato chi ha bella la moglie
chi l’ha bella le porta i denari,
chi l’ha brutta gli muore il cuore.

Sei troppo dispettoso tu con me
cado dal letto se ti sogno;
sei brutto nella faccia e nel cuore
con te non mi voglio sposare.

Fiori di rose rosse mentre sbocciano
amaro a chi le tue parole crede.
Gli uomini sono tutti menzogneri
Io non ti voglio no! Te ne puoi andare.

La mia vicina è voce pazza
non se la chiude mai la sua boccuccia
non se la chiude nemmeno se s’ammazza
condiscila come vuoi sempre è cocuzza (zucchina).

Più ti guardo e più dimagrisco,
mi sento con la testa dentro ad un sacco
per venire appresso a te ho perduto l’asino
e ora come faccio? A chi vado in groppa?

Mi posso litigare con mia madre
perché mi ha fatto così bassino
i lunghi sono tutti rissosi
i bassi sono di zucchero e miele.

Ho una fidanzata che si chiama Nella,
bella di faccia ma senza cervello
le dissi me lo dai un bacetto?
Rispose no! Perché ho mangiato cipolla.

Mia suocera mi dice vai a lavorare
non fare mai soffrire mia figlia
quando te l’ho data era una quaglia
ora l’ha ridotta una graticola.

Fiori di rose rosse come la seta
mia figlia io vorrei fidanzare
un giovane bello e ricco io vorrei
che campi mia figlia ed anche me

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Fonte: siciliafan.it

Immagini: web
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Una canzone icona siciliana. Ciuri ciuri - storia e significato Empty L'autore

Sab 3 Giu 2023 - 17:21
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Tutti conoscono questa canzone, pochi sanno chi è l'autore.
Francesco Paolo Fortini da Catania.

Nasce il 6 agosto 1860 a Catania.
Fu avviato allo studio della musica dal padre, Martino Frontini (1828-1909), studiando violino con Santi D'Amico ed esordendo in un concerto nel salone comunale di Catania a tredici anni. A quindici anni era stata eseguita nella cattedrale la sua prima composizione (Qui tollis, diretto da Pietro Antonio Coppola)[1]. Nel 1875 fu ammesso al Regio conservatorio musicale di Palermo, studiando con Pietro Platania; in seguito passò al Regio conservatorio musicale di Napoli, dove conseguì il diploma in composizione, sotto la guida di Lauro Rossi.
Tra le sue prime composizioni ci fu la Messa funebre in morte del maestro Coppola. Del 1881 è il melodramma in tre atti Nella, a cui seguirono Sansone (1882), Aleramo, 1883, per il quale si ispirò alla leggenda di Adelasia e Aleramo, Fatalità (1900), Malìa (1893), su libretto di Luigi Capuana, Il Falconiere (1899 all'Arena Pacini di Catania con Giovanni Zenatello), di ambientazione medioevale, secondo una voga letteraria. Dello stesso periodo è il poemetto lirico Medio-Evo, apprezzato da Jules Massenet. Ecco ciò che scrive il maestro francese.


«… ho letto le vostre composizioni e vi dico con gran piacere la bellezza che v'ho ritrovato. Quella musica m'ha fatto desiderare di confidarvi le mie impressioni. Invidio le vostre opere e voi scrivete in una lingua musicale che io amo!»


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Scrisse la musica per l'atto unico di Saverio Fiducia Vicolo delle belle, con la sonata dell'orbo, e quella per la commedia U Spirdu di Antonino Russo Giusti, che andò in scena nel 1920 presso il Teatro comunale Coppola, con la direzione di Gaetano Emanuel Calì. Musicò Il canto di Ebe, dal Lucifero, e Lauda di suora, dal Giobbe di Mario Rapisardi.
Scrisse inoltre numerose canzoni, melodie, serenate e romanze. Tra queste furono particolarmente apprezzate la Serenata araba, Il piccolo montanaro ("Le petit montagnard", dedicato alla sua allieva Innocenza Cavallaro) e la Marcia trionfale.
Frontini insegnò musica, contrappunto, all'Ospizio di Beneficenza.
Si occupò di tradizioni popolari, realizzando la prima raccolta di canti siciliani nell'Eco della Sicilia, con cinquanta componimenti radunati per incarico della casa Ricordi nel 1882; una seconda raccolta, compilata nel 1893, Natale siciliano, fu pubblicata presso l'editore De Marchi di Milano.
Così scriveva Pitré


«Tra gli artisti e compositori dell'Isola voi siete, se non il solo, uno dei pochissimi che comprendono la bellezza e la grazia delle melodie del popolo. Pur componendone di belle e di graziose, Voi sapete apprezzare queste vaghe e dolci reliquie d'un passato che non ebbe storia, e serbate a durevole monumento, delle note piene di sentimento squisito e di candore verginale. Altri non penserà neppure a ringraziarvi dell'opera patriottica da voi compiuta; io Vi ammiro. Parole, sentite e quasi solenni.»

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Ma veniamo alla canzone.
Fortini ha trentatré anni quando  produce un’antologia con rielaborazioni di vecchi canti popolari che verrà pubblicata da Ricordi di Milano con il nome di Eco di Sicilia. È proprio dentro questa raccolta che Frontini - adesso è famoso e la gente non lo chiama più Francesco Paolo - inserisce un suo componimento che parla di trovare la felicità nelle piccole cose e di tornare sempre il bene ricevuto. Ma non un giorno o due, oppure nelle feste comandate, ma sempre.
Questi buoni propositi li dipinge come fiori che fioriscono tutto l’anno. È così fa la canzone infatti: Ciuri, ciuri, ciuri ri tuttu l’annu. L’amuri ca mi rasti ti lo tornu.
Da quel momento in poi la vita di Frontini continuerà costellata di successi e opere troppo complicate per i comuni mortali. Quella di “Ciuri Ciuri” invece prenderà tutt’altra via, si impregnerà nella terra, si mescolerà all’acqua del mare, s’incanalerà nel freddo maestrale e nel caldo scirocco, diventando la voce di un’isola.


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Il 28 luglio 1939 Francesco Paolo chiude gli occhi e se va in caldo giorno d’estate, proprio come in un caldo giorno d’estate era nato.

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Fonti: Wikipedia, balarm.it

Fotografie: web

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Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
(Michel Houellebecq)
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