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La sicilitudine fra poesia e musica - "E vui durmiti ancora!" Empty La sicilitudine fra poesia e musica - "E vui durmiti ancora!"

Mer 2 Nov 2022 - 11:51
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Di Giovanni Formisano (1878-1962) non è del tutto esatto dire che ha fatto poesia. Il grande poeta e commediografo catanese è stato egli stesso poesia: poesia era il suo modo di vedere e sentire le cose, di viverle, di raccontarle. La poesia in lui nasceva da un preciso e spontaneo bisogno, quello di interagire con un mondo non certo perfetto, ma di cui egli sapeva cogliere – e cercava in ogni momento di farlo – gli accenti positivi. E lo si vede bene nei suoi versi, dove aleggia un’atmosfera trasognata, incantata, stupita quasi di riconoscere continuamente nel microcosmo umano la bellezza dei valori più semplici, il buono degli animi e soprattutto la dolcezza dell’amore.

il monumento dedicato a Giovanni Formisano ed al suo capolavoro poetico

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Noto come poeta e commediografo, ha dato alle stampe nove raccolte poetiche, che trovano spazio nel compedio da lui curato “Campani di la Virmaria”. Le sue poesie, rigorosamente dialettali, sono belle perché “vere”: raccontano di una realtà semplice, fatta di affetti, terra, sentimenti. A toni malinconici si alternano moti di speranza, di riscatto e, non poteva mancare, il mai dimenticato amore. Per chiarire meglio chi fosse Formisano e quale fosse il suo valore letterario, c'è un noto aneddoto. Siamo nel 1922 e il quotidiano “Il Messaggero” lancia un concorso di poesia dialettale; la giuria, presieduta da niente poco di meno che da Luigi Pirandello. Le poesie dovevano essere presentate in forma anonima. A giochi fatti, si rivelano i vincitori: ad aggiudicarsi sette premi su dieci furono proprio i componimenti di Giovanni Formisano.

lo spartito di "E vui durmiti ancora!"

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"E vui durmiti ancora!" è sicuramente una delle più belle serenate siciliane: eccellente poesia, bellissima musica per fare affacciare la propria amata; tutto il mondo gira ed esiste per lodare le bellezze della propria donna, lo stesso sole, gli uccellini, i fiori tutti aspettano che lei apra il balcone, ma soprattutto c’è l’amato che passa le sue nottate con la chitarra in mano allietando il sonno dell’amata e brama aspettando di vederla affacciata al balcone. Scritta nel 1910, la poesia compare all’interno della raccolta “Vecchi cicatrici”, del 1951. A leggere questo brano, un nitido quadro di un’innamorata attesa mattutina, fu Gaetano Emanuel Calì, di ritorno da Malta. Compositore, direttore d’orchestra e di banda, Emanuel Calì s’innamorò a tal punto di questa poesia da volerla musicare. Durante quella stessa notte di viaggio ne scrisse, ispirato, lo spartito. Venne incisa poi a Firenze, presso lo studio Mignani, solo nel 1927. Il momento del successo incontrastato, però, doveva ancora arrivare.

il Maestro Gaetano Emanuel Calì

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Successo che si fece attendere un po’. Al suo primo debutto, vuole la storia tramandata, la canzone non suscitò l’entusiasmo sperato. Fu l’interpretazione del soprano Tecla Scarano al Teatro Sangiorgi di Catania, parecchio tempo dopo, a far innamorare il pubblico di E vui durmiti ancora! e a farne un brano dei più conosciuti anche ben al di fuori dell’isola. Dati i flop precedenti, Emanuel Calì, allora direttore artistico del Sangiorgi, non era propenso a che l’esecuzione avesse luogo. Fortunatamente, decise per il sì: da allora, la sua canzone prese il volo.

il Teatro Sangiorgi a Catania

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C’è un altro evento legato a questo brano, che sfiora la leggenda ma ci piace credere sia vero. A raccontarlo sarebbe una testimonianza di un soldato catanese, riportata nella “Rivista Storica Siciliana”. Siamo sul fronte della Carnia nel 1916 (Prima guerra mondiale), si fronteggiavano gli austriaci e due reggimenti formati da siciliani. In un momento di pausa, un giovane soldato siciliano prese la sua chitarra e intonò la canzone al chiaro di luna. I fucili cessarono di sparare e il silenzio che aleggiava nell’aria dava voce solo alle note della mattutina. Al termine dell’esecuzione si sentirono gli applausi e le urla di apprezzamento degli austriaci, avversari sì sul campo, ma emotivamente compagni nel cuore: seppure non riuscirono a capirne il senso, rimasero incantati dalla bellezza di quella musica. Un esempio della grandezza della Sicilia e della sua gente.

…E vui durmiti ancora!
Lu suli è già spuntatu ni lu mari
e vui bidduzza mia durmiti ancora,
l’aceddi sunnu stanchi di cantari
e affriddateddi aspettanu ccà fora,
supra ‘ssu balcuneddu su’ pusati
e aspettunu quann’è cca v’affacciati.
Lassati stari, non durmiti chiùi,
ca ‘mmenzu ad iddi dintra a ‘sta vanedda
ci sugnu puru iù c’aspettu a vui
pri vidiri ‘ssa facci accussi bedda
passu ccà fora tutti li nuttati
e aspettu sulu quannu v’affacciati.
Li ciuri senza vui nun ponu stari
su tutti ccu li testi a pinnuluni,
ognunu d’iddi non voli sbucciari
su prima non si grapi ‘ssu balcuni,
dintra lu buttuneddu su’ ammucciati
e aspettunu quann’è cca v’affacciati.
Lassati stari, non durmiti chiùi,
ca ‘mmenzu ad iddi dintra a ‘sta vanedda
ci sugnu puru iù c’aspettu a vui
pri vidiri ‘ssa facci accussi bedda
passu ccà fora tutti li nuttati
e aspettu sulu quannu v’affacciati.
passu ccà fora tutti li nuttati
e aspettu sulu quannu v’affacciati

...E voi dormite ancora!
Il sole è già spuntato in mezzo al mare
e voi bellezza mia dormite ancora,
gli uccelli sono stanchi di cantare
e infreddoliti aspettano qua fuori,
sopra questo balconcino sono poggiati
e aspettano quand’è che vi affacciate.
Lasciate stare, non dormite più,
che in mezzo a loro in questo vicolo
ci sono pure io che aspetto a voi
per vedere questo volto così bello
passo qui fuori tutte le notti
e aspetto solo quando vi affacciate.
I fiori senza di voi non possono stare
sono tutti con la testa penzolante
ognuno di essi non vuole sbocciare
se prima non si apre questo balcone
dentro il bocciolo sono nascosti,
e aspettano quand’è che vi affacciate.
Lasciate stare, non dormite più,
che in mezzo a loro in questo vicolo
ci sono pure io che aspetto a voi
per vedere questo volto così bello
passo qui fuori tutte le notti
e aspetto solo quando vi affacciate.
passo qui fuori tutte le notti
e aspetto solo quando vi affacciate


e adesso due versioni di questo capolavoro, interpretate da due compiante eccellenze siciliane: la prima da Mara Eli e la seconda dal tenore Marcello Giordani







(dal web)

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