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Località : l'isola che non c'è
Parco Nazionale di Pantelleria
Ven 24 Mar 2023 - 17:41
Il Parco Nazionale di Pantelleria è il primo parco nazionale della Sicilia e copre l’80% della superficie dell’isola. È stato istituito ufficialmente a metà del 2016 e racchiude un territorio che coniuga millenni di storia, tradizioni e biodiversità: un legame fra uomo e natura unico nel suo genere.
La posizione strategica al centro del Mediterraneo e la conformazione del territorio hanno fatto di quest’isola un autentico gioiello in cui la natura e l’uomo hanno convissuto e tutt’ora convivono in perfetta simbiosi. Sono proprio questi gli aspetti che il Parco Nazionale di Pantelleria tende a tutelare, valorizzare e promuovere: un territorio la cui antropizzazione rappresenta un esempio straordinario di cura e rispetto per la natura.
Paesaggio naturale Flora e Fauna
Pini Marittimi, Lecceti e Macchia Mediterranea abbracciano prevalentemente la fascia centrale e meridionale dell’isola, un tempo riserva naturale orientata, dominata dalla Montagna Grande, un rilievo di 836 metri insieme a Monte Gibele ed altre cuddie minori (colline in dialetto pantesco). Gli straordinari habitat costituitisi nel tempo hanno portato all’istituzione di tre siti SIC/ZPS appartenenti alla Rete Natura 2000, una rete di aree che hanno l’obiettivo di garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
Pantelleria si presenta particolarmente interessante da un punto di vista biogeografico, soprattutto quale anello di congiunzione fra l'Europa meridionale e l'Africa settentrionale (Maghreb). Mentre sul popolamento vegetale si hanno molteplici dati e la sua conoscenza si può quindi considerare sufficiente, i popolamenti faunistici sono solo in parte conosciuti, con alcuni approfondimenti solo su alcuni animali terrestri, quali vertebrati e soprattutto insetti.
Per quanto riguarda i rettili, si ricorda il serpente Coluber hippocrepis, specie del Mediterraneo occidentale (ibero-sardo-maghrebino) il quale, migrato dalla Tunisia in tempi lontani, si è stabilito in Sardegna e successivamente a Pantelleria dove si è evoluta la sottospecie nigrescens. Sono state trovate diverse specie di lucertole di origine africana, fra le quali Lacerta podarcis sicula.
Per quanto riguarda l'avifauna, colpisce la varietà di uccelli presenti sull'isola: 260 specie, tra cui molte vi nidificano stabilmente e altre sono state osservate durante la stagione migratoria, in primavera e in autunno. Infatti, Pantelleria si trova sulle principali rotte migratorie ed è luogo di sosta e riposo nel viaggio tra l'Europa e l'Africa. Tra i rapaci ricordiamo l'aquila delle steppe e il falco pellegrino. Presso le acque del Lago Bagno dell'Acqua non è raro osservare aironi cinerini e rossi, fenicotteri rosa, gru, cavalieri d'Italia e cicogne. A questa ricchezza, si aggiungono alcune specie nidificanti tra le quali alcune rare che, in Europa, nidificano solo sull'isola: il beccamoschino iberico, la cinciarella algerina e la tortora delle palme.
Fra i mammiferi, si cita soprattutto il comunissimo coniglio selvatico, Oryctolagus cuniculus, flagello per le coltivazioni dell'isola, prediligendo i germogli delle viti. Si ricorda inoltre il piccolo mammifero insettivoro Crocidura pachyura, un piccolo toporagno presente solo in Tunisia, Sardegna e Pantelleria.
Una citazione a parte meritano i pipistrelli panteschi del genere Plecotus, presenti soprattutto nelle grotte naturali ed artificiali sparse per l'isola o in dammúsi abbandonati, i quali sono stati interessati da un recente studio dell'Università di Napoli.
Il paesaggio antropizzato
Muretti a secco, oggi riconosciuti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, Dammusi e giardini panteschi sono le costruzioni che punteggiano un territorio a vocazione prevalentemente agricola. Fra le coltivazioni diffuse quella che vale la pena citare è la coltura della vite ad alberello, inserita dall’Unesco nel 2014 nell’elenco dei patrimoni immateriali dell’umanità. Questa tipologia di coltivazione dell’uva zibibbo, quella da cui si ricava il famoso passito di Pantelleria, è una tecnica unica al mondo perché si integra perfettamente nel territorio e si adatta alle condizioni climatiche, spesso estreme, grazie alla coltivazione radente al suolo all’interno di conche scavate nel terreno. Queste ultime proteggono le piante dal forte vento e garantiscono un microclima ideale in un territorio parecchio arido.
Il Parco Nazionale di Pantelleria offre diverse pacchetti tematici ai propri visitatori. Gli amanti del trekking, della Mountain Bike, dell’archeologia, del mare e perfino del termalismo troveranno a Pantelleria una vasta offerta di luoghi da visitare e attività da svolgere.
Una nota
La testata americana Forbes, noto magazine specializzato in diversi settori come finanza, industria, turismo, ha stilato una lista dedicata alle numerose bellezze naturalistiche in Italia riservando, dopo il Parco Nazionale del Pollino e quelli della Majella, del Gran Paradiso e del Gennargentu, il 5° posto al Parco Nazionale di Pantelleria.
In futuro contiamo di segnalare diversi percorsi dell'isola, come di approfondire altri argomenti qui trattati in maniera descrittiva globale
La posizione strategica al centro del Mediterraneo e la conformazione del territorio hanno fatto di quest’isola un autentico gioiello in cui la natura e l’uomo hanno convissuto e tutt’ora convivono in perfetta simbiosi. Sono proprio questi gli aspetti che il Parco Nazionale di Pantelleria tende a tutelare, valorizzare e promuovere: un territorio la cui antropizzazione rappresenta un esempio straordinario di cura e rispetto per la natura.
Paesaggio naturale Flora e Fauna
Pini Marittimi, Lecceti e Macchia Mediterranea abbracciano prevalentemente la fascia centrale e meridionale dell’isola, un tempo riserva naturale orientata, dominata dalla Montagna Grande, un rilievo di 836 metri insieme a Monte Gibele ed altre cuddie minori (colline in dialetto pantesco). Gli straordinari habitat costituitisi nel tempo hanno portato all’istituzione di tre siti SIC/ZPS appartenenti alla Rete Natura 2000, una rete di aree che hanno l’obiettivo di garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
Pantelleria si presenta particolarmente interessante da un punto di vista biogeografico, soprattutto quale anello di congiunzione fra l'Europa meridionale e l'Africa settentrionale (Maghreb). Mentre sul popolamento vegetale si hanno molteplici dati e la sua conoscenza si può quindi considerare sufficiente, i popolamenti faunistici sono solo in parte conosciuti, con alcuni approfondimenti solo su alcuni animali terrestri, quali vertebrati e soprattutto insetti.
Per quanto riguarda i rettili, si ricorda il serpente Coluber hippocrepis, specie del Mediterraneo occidentale (ibero-sardo-maghrebino) il quale, migrato dalla Tunisia in tempi lontani, si è stabilito in Sardegna e successivamente a Pantelleria dove si è evoluta la sottospecie nigrescens. Sono state trovate diverse specie di lucertole di origine africana, fra le quali Lacerta podarcis sicula.
Per quanto riguarda l'avifauna, colpisce la varietà di uccelli presenti sull'isola: 260 specie, tra cui molte vi nidificano stabilmente e altre sono state osservate durante la stagione migratoria, in primavera e in autunno. Infatti, Pantelleria si trova sulle principali rotte migratorie ed è luogo di sosta e riposo nel viaggio tra l'Europa e l'Africa. Tra i rapaci ricordiamo l'aquila delle steppe e il falco pellegrino. Presso le acque del Lago Bagno dell'Acqua non è raro osservare aironi cinerini e rossi, fenicotteri rosa, gru, cavalieri d'Italia e cicogne. A questa ricchezza, si aggiungono alcune specie nidificanti tra le quali alcune rare che, in Europa, nidificano solo sull'isola: il beccamoschino iberico, la cinciarella algerina e la tortora delle palme.
Fra i mammiferi, si cita soprattutto il comunissimo coniglio selvatico, Oryctolagus cuniculus, flagello per le coltivazioni dell'isola, prediligendo i germogli delle viti. Si ricorda inoltre il piccolo mammifero insettivoro Crocidura pachyura, un piccolo toporagno presente solo in Tunisia, Sardegna e Pantelleria.
Una citazione a parte meritano i pipistrelli panteschi del genere Plecotus, presenti soprattutto nelle grotte naturali ed artificiali sparse per l'isola o in dammúsi abbandonati, i quali sono stati interessati da un recente studio dell'Università di Napoli.
Il paesaggio antropizzato
Muretti a secco, oggi riconosciuti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, Dammusi e giardini panteschi sono le costruzioni che punteggiano un territorio a vocazione prevalentemente agricola. Fra le coltivazioni diffuse quella che vale la pena citare è la coltura della vite ad alberello, inserita dall’Unesco nel 2014 nell’elenco dei patrimoni immateriali dell’umanità. Questa tipologia di coltivazione dell’uva zibibbo, quella da cui si ricava il famoso passito di Pantelleria, è una tecnica unica al mondo perché si integra perfettamente nel territorio e si adatta alle condizioni climatiche, spesso estreme, grazie alla coltivazione radente al suolo all’interno di conche scavate nel terreno. Queste ultime proteggono le piante dal forte vento e garantiscono un microclima ideale in un territorio parecchio arido.
Il Parco Nazionale di Pantelleria offre diverse pacchetti tematici ai propri visitatori. Gli amanti del trekking, della Mountain Bike, dell’archeologia, del mare e perfino del termalismo troveranno a Pantelleria una vasta offerta di luoghi da visitare e attività da svolgere.
Una nota
La testata americana Forbes, noto magazine specializzato in diversi settori come finanza, industria, turismo, ha stilato una lista dedicata alle numerose bellezze naturalistiche in Italia riservando, dopo il Parco Nazionale del Pollino e quelli della Majella, del Gran Paradiso e del Gennargentu, il 5° posto al Parco Nazionale di Pantelleria.
In futuro contiamo di segnalare diversi percorsi dell'isola, come di approfondire altri argomenti qui trattati in maniera descrittiva globale
Fonti: catania.liveuniversity.it, ilovepantelleria.net, parconazionalepantelleria.it
Fotografie: web
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Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
(Michel Houellebecq)
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Località : l'isola che non c'è
Itinerario Kaggiar
Ven 7 Apr 2023 - 17:49
Partenza: Pantelleria
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 4.5 km
Dislivello: in salita 100 m - in discesa 100 m
Comuni interessati: Pantelleria
Virtual tour: lungo il sentiero, punta Spadillo
Eccoci al parcheggio di Cala Cinque Denti
seguendo la perimetrale in direzione est, dopo circa centocinquanta metri, superato il bivio, troviamo una scalinata sulla destra, dove inizia il sentiero 973C .
Proseguendo lungo la strada percorriamo l’antico sentiero romano che ci conduce all’interno della ricca vegetazione a macchia mediterranea.
Dalla parte del mare si possono notare gli insediamenti di antiche popolazioni, cisterne punico-romane; mentre dalla parte opposta si materializza l'affascinante paesaggio dalle colate laviche del Gelfiser e del Khaggiar
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 4.5 km
Dislivello: in salita 100 m - in discesa 100 m
Comuni interessati: Pantelleria
Virtual tour: lungo il sentiero, punta Spadillo
Eccoci al parcheggio di Cala Cinque Denti
seguendo la perimetrale in direzione est, dopo circa centocinquanta metri, superato il bivio, troviamo una scalinata sulla destra, dove inizia il sentiero 973C .
Proseguendo lungo la strada percorriamo l’antico sentiero romano che ci conduce all’interno della ricca vegetazione a macchia mediterranea.
Dalla parte del mare si possono notare gli insediamenti di antiche popolazioni, cisterne punico-romane; mentre dalla parte opposta si materializza l'affascinante paesaggio dalle colate laviche del Gelfiser e del Khaggiar
Fonte: parconazionalepantelleria.it
Fotografie: web
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Itinerario Lago di Venere
Mar 18 Apr 2023 - 15:31
Partenza: Pantelleria
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 10 km
Dislivello: in salita 550 m - in discesa 550 m
Comuni interessati: Pantelleria
Sentiero n° 972: sentiero di montagna - strada sterrata
Difficoltà escursionistica E
Lunghezza km 6
Tempo percorrenza: h.2 ore
Sentiero n° 973: strada sterrata
Sentiero n° 973
Abitato di Sibá, TihirrÍhi (Tikirriki), Bugéber, Sentiero Romano, Cala 5 Denti
Partenza: Pantelleria
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 1 ora 45 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 6.91 km
Dislivello: in salita 379 m - in discesa 72 m
Comuni interessati: Pantelleria
Sentiero di montagna-strada sterrata.
Il tema principale dell'itinerario è naturalistico-rurale. La località di partenza é il Lago Specchio di Venere, che rappresenta un ecosistema unico al mondo. Molte sono le entità biologiche eliofitiche esclusive di questa area. Dal punto di vista faunistico il lago rappresenta un’area di sosta per molte specie volatili migratorie.
Il lago prende origine da una depressione naturale, ha una quota di poco al disopra del livello del mare e una superficie di circa 2 kmq con una profondità massima di 12,5 m, viene alimentato sia dalle acque meteoriche sia dalle sorgenti termali ubicate all’interno nel versante sud-est. Il lago specchio di venere rappresenta un importante biotopo da preservare essendo sottoposto ad un intenso disturbo antropico. La vegetazione è rappresentata da eliofite (piante di ambienti umidi che superano la stagione avversa con le gemme sommerse) ai margini della zona lacustre, e da aree fisionomizzate dal Limonio densissimo (Limonium secundirameum entità endemica esclusiva di questa stazione), ai margini della parte esterna delle rive.
Il sentiero da percorre detto "Sillume" si eleva verso la costa di Zinedi per poi discendere all’interno della vallata di Cannachi. In questa depressione, come nelle altre presenti sull'isola, si sono verificate le condizioni per l’accumulo di substrati, e la formazione di suoli profondi e ricchi di sostanza organica. Queste condizioni edafiche insieme a quelle climatiche, tipiche degli avallamenti, garantiscono i presupposti per realizzare un’agricoltura di qualità.
Attraversando la valle di Cannachi, si passa a fianco di ruderi della seconda guerra mondiale, l'escursione continua verso nord in direzione monte Gelfiser. Una volta arrivati ai piedi del monte si inizia la sua scalata lungo il margine orientale sulla vecchia colata lavica. Qui il sentiero passa sotto alti crepacci e su amassi detritici tipici delle eruzioni vulcaniche. La serie di vegetazione che si riscontra durante questo tratto è da ascrivere alla formazione a macchia-boscaglia a leccio e ginepro fenicio, anche se via via che si sale si passa a situazioni bioclimatiche sempre più mesofile e piante come il Ginepro fenicio (Juniperus Turbinata sudsp. turbinata) l’Euforbia arborescente (Euphorbia dendroides) diventano sporadiche, la serie di vegetazione tende infatti verso la macchia-boscaglia a leccio. Una volta giunti in cima, dal punto panoramico, si può avere l’intera panoramica del Gelfiser con i suoi ampi crepacci che danno vita ad una serie di piccoli canyon ricoperti da una vegetazione incontaminata.
Alle spalle del monte Gelfiser si apre il piano di Sibà con il suo caratteristico borgo contadino, l’escursione prosegue verso est, per raggiungere contrada tikirriki, altra zona ad altissima vocazione viticola, gli appezzamenti di terreno sono delimitati da muretti a secco che danno vita a spettacolari terrazzamenti che assecondano le linee di livello del suolo.
La strada sterrata che attraversa i terrazzamenti arriva ai piedi di Cuddia Valletta all’incrocio bisogna proseguire sulla destra in discesa, questo tratto di sentiero è ricavato da una strada scavata nel tufo. Una volta arrivati nell’abitato di Bugeber si sale per la stradina che porta alla chiesa e da li si prosegue lungo la strada in terra battuta che attraversa la colata lavica del Kaggiar fino ad arrivare a Cala Cinque Denti nei pressi del sentiero Romano.
Dal parcheggio di Cala Cinque Denti si imbocca il sentiero sulla destra che ci riporta al lago, punto di partenza dell'escursione. Questo sentiero si sviluppa sopra un tratto della caldera originaria, sospeso tra il mare è la Montagna, con gli odori delle essenze vegetali che si combinano alla brezza marina. Alla fine della lunga camminata le esperienze raccolte durante il percorso: camminare su un sentiero romano, sulla colata, vedere forme e colori delle rocce e delle piante, vedere le diverse forme di raffreddamento della lava, percepire la forza delle onde, la capacita dei contadini panteschi di strappare ogni lembo di terra utile alla coltivazione. Si concretizzeranno in una maggiore consapevolezza della geologia e botanica dell’isola nonché in una maggiore conoscenza della sua storia passata e recente.
Data la copiosa presenza di minerali, le acque del lago hanno un forte potere riflettente, il che lo rende paragonabile ad uno specchio, ma perché di Venere?
La leggenda narra che la dea dell’amore e della bellezza, per l’appunto Venere, venisse a specchiarsi proprio in questo lago prima di ogni incontro amoroso con Bacco.
A lei era dedicato anche il santuario, i cui resti sono visibili sulla sponda nord-occidentale del lago. Si tratta di una struttura in stile ionico formata da una cella con pianta rettangolare dove si pensa venisse custodita la statua della divinità. Collegata alla cella precedente c’era, invece, una zona adibita ai riti sacrificali in onore della dea.
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 10 km
Dislivello: in salita 550 m - in discesa 550 m
Comuni interessati: Pantelleria
Sentiero n° 972: sentiero di montagna - strada sterrata
Difficoltà escursionistica E
Lunghezza km 6
Tempo percorrenza: h.2 ore
Sentiero n° 973: strada sterrata
Sentiero n° 973
Abitato di Sibá, TihirrÍhi (Tikirriki), Bugéber, Sentiero Romano, Cala 5 Denti
Partenza: Pantelleria
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 1 ora 45 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 6.91 km
Dislivello: in salita 379 m - in discesa 72 m
Comuni interessati: Pantelleria
Sentiero di montagna-strada sterrata.
Il tema principale dell'itinerario è naturalistico-rurale. La località di partenza é il Lago Specchio di Venere, che rappresenta un ecosistema unico al mondo. Molte sono le entità biologiche eliofitiche esclusive di questa area. Dal punto di vista faunistico il lago rappresenta un’area di sosta per molte specie volatili migratorie.
Il lago prende origine da una depressione naturale, ha una quota di poco al disopra del livello del mare e una superficie di circa 2 kmq con una profondità massima di 12,5 m, viene alimentato sia dalle acque meteoriche sia dalle sorgenti termali ubicate all’interno nel versante sud-est. Il lago specchio di venere rappresenta un importante biotopo da preservare essendo sottoposto ad un intenso disturbo antropico. La vegetazione è rappresentata da eliofite (piante di ambienti umidi che superano la stagione avversa con le gemme sommerse) ai margini della zona lacustre, e da aree fisionomizzate dal Limonio densissimo (Limonium secundirameum entità endemica esclusiva di questa stazione), ai margini della parte esterna delle rive.
Il sentiero da percorre detto "Sillume" si eleva verso la costa di Zinedi per poi discendere all’interno della vallata di Cannachi. In questa depressione, come nelle altre presenti sull'isola, si sono verificate le condizioni per l’accumulo di substrati, e la formazione di suoli profondi e ricchi di sostanza organica. Queste condizioni edafiche insieme a quelle climatiche, tipiche degli avallamenti, garantiscono i presupposti per realizzare un’agricoltura di qualità.
Attraversando la valle di Cannachi, si passa a fianco di ruderi della seconda guerra mondiale, l'escursione continua verso nord in direzione monte Gelfiser. Una volta arrivati ai piedi del monte si inizia la sua scalata lungo il margine orientale sulla vecchia colata lavica. Qui il sentiero passa sotto alti crepacci e su amassi detritici tipici delle eruzioni vulcaniche. La serie di vegetazione che si riscontra durante questo tratto è da ascrivere alla formazione a macchia-boscaglia a leccio e ginepro fenicio, anche se via via che si sale si passa a situazioni bioclimatiche sempre più mesofile e piante come il Ginepro fenicio (Juniperus Turbinata sudsp. turbinata) l’Euforbia arborescente (Euphorbia dendroides) diventano sporadiche, la serie di vegetazione tende infatti verso la macchia-boscaglia a leccio. Una volta giunti in cima, dal punto panoramico, si può avere l’intera panoramica del Gelfiser con i suoi ampi crepacci che danno vita ad una serie di piccoli canyon ricoperti da una vegetazione incontaminata.
Alle spalle del monte Gelfiser si apre il piano di Sibà con il suo caratteristico borgo contadino, l’escursione prosegue verso est, per raggiungere contrada tikirriki, altra zona ad altissima vocazione viticola, gli appezzamenti di terreno sono delimitati da muretti a secco che danno vita a spettacolari terrazzamenti che assecondano le linee di livello del suolo.
La strada sterrata che attraversa i terrazzamenti arriva ai piedi di Cuddia Valletta all’incrocio bisogna proseguire sulla destra in discesa, questo tratto di sentiero è ricavato da una strada scavata nel tufo. Una volta arrivati nell’abitato di Bugeber si sale per la stradina che porta alla chiesa e da li si prosegue lungo la strada in terra battuta che attraversa la colata lavica del Kaggiar fino ad arrivare a Cala Cinque Denti nei pressi del sentiero Romano.
Dal parcheggio di Cala Cinque Denti si imbocca il sentiero sulla destra che ci riporta al lago, punto di partenza dell'escursione. Questo sentiero si sviluppa sopra un tratto della caldera originaria, sospeso tra il mare è la Montagna, con gli odori delle essenze vegetali che si combinano alla brezza marina. Alla fine della lunga camminata le esperienze raccolte durante il percorso: camminare su un sentiero romano, sulla colata, vedere forme e colori delle rocce e delle piante, vedere le diverse forme di raffreddamento della lava, percepire la forza delle onde, la capacita dei contadini panteschi di strappare ogni lembo di terra utile alla coltivazione. Si concretizzeranno in una maggiore consapevolezza della geologia e botanica dell’isola nonché in una maggiore conoscenza della sua storia passata e recente.
Data la copiosa presenza di minerali, le acque del lago hanno un forte potere riflettente, il che lo rende paragonabile ad uno specchio, ma perché di Venere?
La leggenda narra che la dea dell’amore e della bellezza, per l’appunto Venere, venisse a specchiarsi proprio in questo lago prima di ogni incontro amoroso con Bacco.
A lei era dedicato anche il santuario, i cui resti sono visibili sulla sponda nord-occidentale del lago. Si tratta di una struttura in stile ionico formata da una cella con pianta rettangolare dove si pensa venisse custodita la statua della divinità. Collegata alla cella precedente c’era, invece, una zona adibita ai riti sacrificali in onore della dea.
Fonte: parconazionalepantelleria.it
Fotografie: web
Filmati YouTube di: OndaTVSicilia e Paolo Maria Scuderi
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Località : l'isola che non c'è
Itinerario Montagna Grande
Mer 3 Mag 2023 - 22:04
Partenza: parcheggio di Sibà alta (Pantelleria)
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 8 km
Dislivello: in salita 460 m - in discesa 460 m
Comuni interessati: Pantelleria
Il tema di questa escursione, che si sviluppa all'interno della pineta di Montagna Grande, è naturalistico-forestale. Si comincia dal parcheggio di Sibà alta
sulla nostra visuale notiamo un grande albero con uno slargo usato per il parcheggio delle auto, sul lato destro. Attraversando la strada iniziamo il sentiero. Ci troviamo dinnanzi al bivio, con una strada sterrata a sinistra, e la scalinata a destra
che porta su un sentiero di montagna, in direzione area attrezzata di Montagna Grande.
Il percorso è caratterizzato da una ricca vegetazione: il classico mantello forestale si rileva ai margini delle fasce taglia fuoco; macchia-boscaglia, corbezzolo, pino marittimo, l’orchidea di Pantelleria serapide, il particolarissimo caprifoglio mediterraneo (locera implexa), la dittinella (Daphne gnidium)
Questa passeggiata offre una visita dell’isola che permette di coglierne molte delle sue peculiarità. Bellissima è la panoramica che sul lato sinistra spazia da contrada di Siba fino alla colata lavica del Gelfiser e arriva al Faro di Punta Spadillo
Giungiamo al cartello con le indicazioni per montagna grande e procediamo dritti. La deviazione a sinistra porta verso Kuddia Mida o Randazzo
Troviamo un’altra indicazione che segnala la meta, ormai prossima, dell’Area Attrezzata di Montagna Grande. Il sentiero è tracciato da gradoni in salita
attraversiamo l’anello di sicurezza
e procediamo dritto. Incontriamo un altro anello di sicurezza proseguiamo a sinistra lungo la strada
Poco più avanti riprendiamo il piccolo sentiero sulla sinistra della strada
e procediamo fino a giungere nell’Area Attrezzata di Montagna Grande.
Saliamo sulla sinistra attraverso un sentiero forestale, per raggiungere la sommità della Montagna Grande, caratterizzato da alberi ad alto fusto. 200 metri ci separano dalla vetta.
A fine sentiero ci ritroviamo nell’ultimo parcheggio di sosta solitamente usato da chi è diretto a visitare la grotta dei briganti; proseguiamo lungo il percorso asfaltato per arrivare sotto torre, nella parte più alta per vedere il Gibele.
Siamo a circa 800 metri di altezza. Giunti in cima, si apre un ampio e spettacolare scenario panoramico. Sul lato orientale dell'isola, si ha una vista privilegiata sul cono vulcanico di Monte Gibele, mentre verso sud svetta la Cuddia Attalora.
Il percorso prosegue in discesa (14), costeggiando la parte sud-est della montagna, imboccando il sentiero ai piedi della torre militare. Particolare è la presenza di massi che, a causa dell'erosione degli agenti atmosferici, hanno assunto le forme più disparate. Lungo questo tratto di sentiero, diversi punti panoramici proiettano verso l'interno dell'isola alla scoperta di paesaggi naturali senza eguali.
Durante il tragitto di ritorno incontreremo un’enorme bolla di lava semi aperta chiamata LA CAPPELLUCCIA (15). Accanto, sul lato destro in discesa, c’è il bivio verso il passo del cachi, tra montagna grande e Gibele
Seguiamo le indicazioni per il laghetto artificiale. Camminando possiamo godere di una straordinaria visuale su Kuddia Randazzo fino a Cala 5 denti.
A questo punto bisogna prestare attenzione alle indicazioni per arrivare all’invaso artificiale che ci fanno ripercorre un tragitto interno alla vegetazione.
Giunti al laghetto artificiale possiamo approfittare di una sosta nell’area ristoro all’interno di una struttura in legno.
Lasciando il laghetto alle nostre spalle percorriamo la strada sterrata che ci collega con la sentieristica di partenza .
Attraversiamo una zona dell’isola caratterizzata da una vegetazione rigogliosa in quanto indenne dai danni del tragico incendio.
Seguiamo le indicazione per Kuddia Mida. Andiamo a destra dello sterrato. Imbocchiamo il sentiero a sinistra e seguiamo le indicazione Kuddia Mida Area Attrezzata Parcheggio Sibà . Qui possiamo godere di una vista panoramica del lago specchio di Venere.
Una terra dai colori cangianti dal rosso al giallo e dalle cavità nel terreno da dove ancora si svolgono deboli esalazioni di vapori. Siamo a Kuddia Mida, dove possiamo ammirare il respiro delle fumarole , e una visuale che raggiunge l’Aeroporto e il Faro di Punta Spadillo.
Dopo aver apprezzato i colori e gli odori di un bosco, verde e rigoglioso, anche nel periodo estivo, e dopo aver avuto una visuale dall'alto dell'intera Isola, si ritorna al punto di partenza, seguendo il sentiero per il parcheggio di Sibà Alta.[/b]
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 8 km
Dislivello: in salita 460 m - in discesa 460 m
Comuni interessati: Pantelleria
Il tema di questa escursione, che si sviluppa all'interno della pineta di Montagna Grande, è naturalistico-forestale. Si comincia dal parcheggio di Sibà alta
sulla nostra visuale notiamo un grande albero con uno slargo usato per il parcheggio delle auto, sul lato destro. Attraversando la strada iniziamo il sentiero. Ci troviamo dinnanzi al bivio, con una strada sterrata a sinistra, e la scalinata a destra
che porta su un sentiero di montagna, in direzione area attrezzata di Montagna Grande.
Il percorso è caratterizzato da una ricca vegetazione: il classico mantello forestale si rileva ai margini delle fasce taglia fuoco; macchia-boscaglia, corbezzolo, pino marittimo, l’orchidea di Pantelleria serapide, il particolarissimo caprifoglio mediterraneo (locera implexa), la dittinella (Daphne gnidium)
Questa passeggiata offre una visita dell’isola che permette di coglierne molte delle sue peculiarità. Bellissima è la panoramica che sul lato sinistra spazia da contrada di Siba fino alla colata lavica del Gelfiser e arriva al Faro di Punta Spadillo
Giungiamo al cartello con le indicazioni per montagna grande e procediamo dritti. La deviazione a sinistra porta verso Kuddia Mida o Randazzo
Troviamo un’altra indicazione che segnala la meta, ormai prossima, dell’Area Attrezzata di Montagna Grande. Il sentiero è tracciato da gradoni in salita
attraversiamo l’anello di sicurezza
e procediamo dritto. Incontriamo un altro anello di sicurezza proseguiamo a sinistra lungo la strada
Poco più avanti riprendiamo il piccolo sentiero sulla sinistra della strada
e procediamo fino a giungere nell’Area Attrezzata di Montagna Grande.
Saliamo sulla sinistra attraverso un sentiero forestale, per raggiungere la sommità della Montagna Grande, caratterizzato da alberi ad alto fusto. 200 metri ci separano dalla vetta.
A fine sentiero ci ritroviamo nell’ultimo parcheggio di sosta solitamente usato da chi è diretto a visitare la grotta dei briganti; proseguiamo lungo il percorso asfaltato per arrivare sotto torre, nella parte più alta per vedere il Gibele.
Siamo a circa 800 metri di altezza. Giunti in cima, si apre un ampio e spettacolare scenario panoramico. Sul lato orientale dell'isola, si ha una vista privilegiata sul cono vulcanico di Monte Gibele, mentre verso sud svetta la Cuddia Attalora.
Il percorso prosegue in discesa (14), costeggiando la parte sud-est della montagna, imboccando il sentiero ai piedi della torre militare. Particolare è la presenza di massi che, a causa dell'erosione degli agenti atmosferici, hanno assunto le forme più disparate. Lungo questo tratto di sentiero, diversi punti panoramici proiettano verso l'interno dell'isola alla scoperta di paesaggi naturali senza eguali.
Durante il tragitto di ritorno incontreremo un’enorme bolla di lava semi aperta chiamata LA CAPPELLUCCIA (15). Accanto, sul lato destro in discesa, c’è il bivio verso il passo del cachi, tra montagna grande e Gibele
Seguiamo le indicazioni per il laghetto artificiale. Camminando possiamo godere di una straordinaria visuale su Kuddia Randazzo fino a Cala 5 denti.
A questo punto bisogna prestare attenzione alle indicazioni per arrivare all’invaso artificiale che ci fanno ripercorre un tragitto interno alla vegetazione.
Giunti al laghetto artificiale possiamo approfittare di una sosta nell’area ristoro all’interno di una struttura in legno.
Lasciando il laghetto alle nostre spalle percorriamo la strada sterrata che ci collega con la sentieristica di partenza .
Attraversiamo una zona dell’isola caratterizzata da una vegetazione rigogliosa in quanto indenne dai danni del tragico incendio.
Seguiamo le indicazione per Kuddia Mida. Andiamo a destra dello sterrato. Imbocchiamo il sentiero a sinistra e seguiamo le indicazione Kuddia Mida Area Attrezzata Parcheggio Sibà . Qui possiamo godere di una vista panoramica del lago specchio di Venere.
Una terra dai colori cangianti dal rosso al giallo e dalle cavità nel terreno da dove ancora si svolgono deboli esalazioni di vapori. Siamo a Kuddia Mida, dove possiamo ammirare il respiro delle fumarole , e una visuale che raggiunge l’Aeroporto e il Faro di Punta Spadillo.
Dopo aver apprezzato i colori e gli odori di un bosco, verde e rigoglioso, anche nel periodo estivo, e dopo aver avuto una visuale dall'alto dell'intera Isola, si ritorna al punto di partenza, seguendo il sentiero per il parcheggio di Sibà Alta.[/b]
Fonte è fotografie: parconazionalepantelleria.it
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Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
(Michel Houellebecq)
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Itinerario Zighidi - Sauna - Favare
Sab 17 Giu 2023 - 18:54
Itinerario Zighidi - Sauna - Favare
Partenza: Pantelleria
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 8.4 km
Dislivello: in salita 270 m - in discesa 270 m
Comuni interessati: Pantelleria
Sentiero n° 975: sentiero di montagna - strada sterrata
difficoltà escursionistica E
Lunghezza km 5,2
Tempo percorrenza 2 ore e 30 minuti
Sentiero n° 977: strada sterrata - strada bianca
Lunghezza km 3,2.
Tempo percorrenza 1 ora.
Il tema di questa escursione è in prevalenza naturalistico-forestale anche se si attraversano aree rurali, caratterizzate dalla tipica architettura agraria dell’isola, con alta vocazione alla coltivazione dello zibibbo, dell’olivo e del cappero. Il punto di partenza coincide con il sito archeologico delle tombe bizantine scavate nella roccia vulcanica.
L'itinerario è composto dal sentiero n° 5 e n° 7, dalla costa di Zighidì si scende attraverso un breve tratto di sentiero forestale, fino ad arrivare all’interno della Valle del Monastero, depressione alla base della caldera primitiva che ha dato origine all’Isola di Pantelleria. La Valle del Monastero è caratterizzata da una forte valenza rurale, poiché condizioni pedoclimatiche favorevoli hanno fatto sviluppare una fiorente viticoltura di qualità. Il vitigno coltivato è il Moscato d’Alessandria, comunemente chiamato “Zibibbo”. L’escursione prosegue in direzione nord-est, attraverso un sentiero che si inerpica sul versante opposto a quello di partenza, fino ad arrivare alla Grotta del “Bagno Asciutto”. Le esalazioni di vapore acqueo, frutto dell’attività vulcanica secondaria, consentono di usufruire di un bagno turco naturale. L’ingresso della grotta è ricoperto da particolari aggruppamenti di briofite, caratterizzate da diverse entità endemiche, rare o di particolare interesse fitogeografico.
Il percorso poi continua sulla sinistra, per il sentiero che percorre il Passo del Vento, immergendosi all’interno di un paesaggio caratterizzato da una natura selvaggia, che ha pienamente colonizzato le colate laviche, in particolare dopo l’abbandono colturale. L’area è dominata da pendii inaccessibili, denotando i resti di aspetti di vita rurale e dei resti di coltivazioni agrarie. Sono talora presenti espressioni di vegetazione forestale autoctona, di grande valore naturalistico, facenti capo alla serie di vegetazione del lecceto. La vegetazione colonizza i grossi massi di natura vulcanica con vari aspetti di macchia e boscaglia bassa a leccio che svolgono un ruolo pioniero nella ricolonizzazione dei substrati.
Oltre al Leccio, la composizione floristica di questa serie di vegetazione è caratterizzata da piante termo-xerofile sempreverdi, come il Corbezzolo (Arbutus unedo), l’Erica arborea (Erica arborea), il Lentisco (Pistacia lentiscus), lo stracciabraghe (Smilax aspera), l’Ilatro comune (Phillyrea latifolia), etc.
Più avanti, lungo i tratti del cono vulcanico di Fossa del Russo, la formazione forestale è da riferire alla macchia-boscaglia a Ginepro fenicio, insediata su substrati ancora più poveri e con una maggiore esposizione solare. La composizione floristica si differenzia dalla precedente per la presenza della Periploca minore (Periploca angustifolia), dall’Euforbia arborescente (Euphorbia dendroides) ed altre sclerofille termofile, tra cui ricordiamo l’Olivastro (Olea europea var. silvestris), l’Ilatro sottile (Phillyrea angustifolia), la ginestra spinosa (Calicotome villosa) ecc.
Il sentiero, snodandosi attraverso queste realtà, passa ai margini di Fossa del Russo, affacciandosi sul sottostante pianoro delle “Favare”. Il visitatore a questo punto si trova sospeso tra tempo e spazio, in un luogo dove la terra sembra respirare; dopo un attimo di stupore si inizia a scendere verso le fumarole, dove l’udito è occupato a percepire il rantolio del vulcano, mentre il tatto fa sperimentare il calore delle rocce dai colori più disparati, immersi tra i fumi, dal caratteristico odore sulfureo.
Le “favare” sono delle fumarole la cui componente gassosa, prevalentemente composta dal vapore acqueo, raggiunge anche temperature di 50° C..
Di particolare interesse sono anche, in questo caso, le stratificazioni cianofitiche, tipiche di ambienti termali che si sviluppano in prossimità delle bocche di emissione. I contadini, con un modo ingegnoso, trasformavano questi vapori in una risorsa idrica, allocando sopra le bocche di emissione dei rami di erica. Al contatto, il vapore acqueo condensa e le goccioline d’acqua venivano sapientemente convogliate attraverso dei canali in delle vasche. Pur essendo i canali, in parziale abbandono, il fenomeno è ancora visibile.
Da questo stupendo scenario si inizia a tornare verso località Monastero. Il sentiero fiancheggia il letto di un piccolo ruscello che ci accompagna fino all’abitato di Rekale, dove si percorre un breve tratto di strada in cemento, inserendosi nuovamente nella realtà rurale, fino a raggiungere il cuore della Valle Monastero. Risalendo l’orlo calderico, punto di partenza dell’escursione, si ha una visione d’insieme dell’intero percorso. Restano le profonde considerazioni sulla genesi dell’isola, nonché sugli sforzi e gli adattamenti dell’uomo pantesco finalizzato a rendere produttiva una terra, così impervia e difficile, a notevole distanza tra la Sicilia e l’Africa.
Arrivo: Pantelleria
Tempo di percorrenza: 3 ore
Difficoltà: E - Escursionistico
Lunghezza: 8.4 km
Dislivello: in salita 270 m - in discesa 270 m
Comuni interessati: Pantelleria
Sentiero n° 975: sentiero di montagna - strada sterrata
difficoltà escursionistica E
Lunghezza km 5,2
Tempo percorrenza 2 ore e 30 minuti
Sentiero n° 977: strada sterrata - strada bianca
Lunghezza km 3,2.
Tempo percorrenza 1 ora.
Il tema di questa escursione è in prevalenza naturalistico-forestale anche se si attraversano aree rurali, caratterizzate dalla tipica architettura agraria dell’isola, con alta vocazione alla coltivazione dello zibibbo, dell’olivo e del cappero. Il punto di partenza coincide con il sito archeologico delle tombe bizantine scavate nella roccia vulcanica.
L'itinerario è composto dal sentiero n° 5 e n° 7, dalla costa di Zighidì si scende attraverso un breve tratto di sentiero forestale, fino ad arrivare all’interno della Valle del Monastero, depressione alla base della caldera primitiva che ha dato origine all’Isola di Pantelleria. La Valle del Monastero è caratterizzata da una forte valenza rurale, poiché condizioni pedoclimatiche favorevoli hanno fatto sviluppare una fiorente viticoltura di qualità. Il vitigno coltivato è il Moscato d’Alessandria, comunemente chiamato “Zibibbo”. L’escursione prosegue in direzione nord-est, attraverso un sentiero che si inerpica sul versante opposto a quello di partenza, fino ad arrivare alla Grotta del “Bagno Asciutto”. Le esalazioni di vapore acqueo, frutto dell’attività vulcanica secondaria, consentono di usufruire di un bagno turco naturale. L’ingresso della grotta è ricoperto da particolari aggruppamenti di briofite, caratterizzate da diverse entità endemiche, rare o di particolare interesse fitogeografico.
Il percorso poi continua sulla sinistra, per il sentiero che percorre il Passo del Vento, immergendosi all’interno di un paesaggio caratterizzato da una natura selvaggia, che ha pienamente colonizzato le colate laviche, in particolare dopo l’abbandono colturale. L’area è dominata da pendii inaccessibili, denotando i resti di aspetti di vita rurale e dei resti di coltivazioni agrarie. Sono talora presenti espressioni di vegetazione forestale autoctona, di grande valore naturalistico, facenti capo alla serie di vegetazione del lecceto. La vegetazione colonizza i grossi massi di natura vulcanica con vari aspetti di macchia e boscaglia bassa a leccio che svolgono un ruolo pioniero nella ricolonizzazione dei substrati.
Oltre al Leccio, la composizione floristica di questa serie di vegetazione è caratterizzata da piante termo-xerofile sempreverdi, come il Corbezzolo (Arbutus unedo), l’Erica arborea (Erica arborea), il Lentisco (Pistacia lentiscus), lo stracciabraghe (Smilax aspera), l’Ilatro comune (Phillyrea latifolia), etc.
Più avanti, lungo i tratti del cono vulcanico di Fossa del Russo, la formazione forestale è da riferire alla macchia-boscaglia a Ginepro fenicio, insediata su substrati ancora più poveri e con una maggiore esposizione solare. La composizione floristica si differenzia dalla precedente per la presenza della Periploca minore (Periploca angustifolia), dall’Euforbia arborescente (Euphorbia dendroides) ed altre sclerofille termofile, tra cui ricordiamo l’Olivastro (Olea europea var. silvestris), l’Ilatro sottile (Phillyrea angustifolia), la ginestra spinosa (Calicotome villosa) ecc.
Il sentiero, snodandosi attraverso queste realtà, passa ai margini di Fossa del Russo, affacciandosi sul sottostante pianoro delle “Favare”. Il visitatore a questo punto si trova sospeso tra tempo e spazio, in un luogo dove la terra sembra respirare; dopo un attimo di stupore si inizia a scendere verso le fumarole, dove l’udito è occupato a percepire il rantolio del vulcano, mentre il tatto fa sperimentare il calore delle rocce dai colori più disparati, immersi tra i fumi, dal caratteristico odore sulfureo.
Le “favare” sono delle fumarole la cui componente gassosa, prevalentemente composta dal vapore acqueo, raggiunge anche temperature di 50° C..
Di particolare interesse sono anche, in questo caso, le stratificazioni cianofitiche, tipiche di ambienti termali che si sviluppano in prossimità delle bocche di emissione. I contadini, con un modo ingegnoso, trasformavano questi vapori in una risorsa idrica, allocando sopra le bocche di emissione dei rami di erica. Al contatto, il vapore acqueo condensa e le goccioline d’acqua venivano sapientemente convogliate attraverso dei canali in delle vasche. Pur essendo i canali, in parziale abbandono, il fenomeno è ancora visibile.
Da questo stupendo scenario si inizia a tornare verso località Monastero. Il sentiero fiancheggia il letto di un piccolo ruscello che ci accompagna fino all’abitato di Rekale, dove si percorre un breve tratto di strada in cemento, inserendosi nuovamente nella realtà rurale, fino a raggiungere il cuore della Valle Monastero. Risalendo l’orlo calderico, punto di partenza dell’escursione, si ha una visione d’insieme dell’intero percorso. Restano le profonde considerazioni sulla genesi dell’isola, nonché sugli sforzi e gli adattamenti dell’uomo pantesco finalizzato a rendere produttiva una terra, così impervia e difficile, a notevole distanza tra la Sicilia e l’Africa.
Fonte è fotografie: parconazionalepantelleria.it
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