L'isola del giorno dopo
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Icaro alla corte di Eolo Empty Icaro alla corte di Eolo

Lun 26 Dic 2022 - 10:51

Icaro alla corte di Eolo

(ovvero Alicudi e le sue donne volanti)



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C’è stato un tempo su un’isoletta remota in cui le donne volavano, gli uomini sapevano come fermare il vento e non passava giorno che gli abitanti non fossero protagonisti di magie e prodigi.


Non è l’incipit di un libro fantasy, ma quanto realmente accaduto ad Alicudi, la più piccola e impervia delle Eolie. Deve il proprio nome ai greci che la chiamarono Erikussa, cioè ricca di erica. E' la più occidentale dell'arcipelago, la prima che incontrano le imbarcazioni provenienti da Palermo o da Ustica. A vederla da lontano è un cono perfetto. Un tempo l’isola non doveva essere ospitale: le sue coste sono per la maggior parte inaccessibili, tormentate dai venti e dalle poderose onde che si fracassano sugli scogli. Tutt’ora è al di fuori delle rotte commerciali e conserva un fascino particolare proprio per la sua natura incontaminata.

l'Isola di Alicudi



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Mancano del tutto le strade e i viottoli sono appena abbozzati. Non è nemmeno pensabile di utilizzare una bici, gli unici mezzi di trasporto sono gli asinelli che conoscono a memoria i sentieri. Naturalmente non ci sono discoteche o pizzerie, ma solo un alberghetto che funge da bar e ristorante, due negozi di generi alimentari e una rivendita di giornali e prodotti artigianali. Una sola chiesetta aperta al culto, quella del Carmine, in posizione panoramica. La base del vulcano ha le radici a millecinquecento metri sotto il livello del mare per poi ergersi a circa settecento metri di altezza. Non tutte le zone sono facilmente raggiungibili, come per esempio il “timpune delle femmine”, una sorta di fortino naturale dove si andavano a nascondere donne e bambini ai tempi delle incursioni dei predoni. I residenti sono circa cento. L’isola è abitata solo sul versante meridionale.

il “timpune delle femmine”



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Rotonda come le isole delle barzellette, emerge per quasi 700 metri da un mare blu intenso. Gli abitanti fino a metà 900 erano 1500, oggi sono meno di 150. Poche case, una sola strada, servizi ridotti all’essenziale su un versante. L’altro è dominio delle capre. Tutto qui? No, c’è anche un soprannome: l’isola delle donne volanti. Ecco come è nato.

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Nei primi anni del secolo scorso l’economia dell’Isola si basava sull’agricoltura, il turismo era solo un miraggio. Si coltivavano, in larga parte, ulivi, viti, alberi da frutto, ortaggi e segale (quest’ultime per trasformarlo in pane). Qui il pane è l’alimento consumato maggiormente dai contadini. Dal 1902, e per qualche anno, la popolazione cominciò ad avvistare “donne che volavano”, che si trasformavano in corvi, oppure uomini in barca che tagliavano le trombe marine, ombre avvolte nella nebbia o animali che poi svanivano nel nulla. Iniziarono così le allucinazioni ad Alucudi. Una realtà parallela quindi, tra l’altro condivisa: tutti o quasi gli abitanti rivelavano di avere questo tipo di visioni “non razionali” all’epoca. Una vera e propria allucinazione collettiva, che è stata spiegata in maniera scientifica un bel po’ di anni dopo. Volete sapere qual è la spiegazione? Ebbene, la segale con cui si era panificato in quegli anni infatti, dal 1902 al 1905 (il momento di allucinazione collettiva più massivo) aveva subito un’infestazione fungina, la claviceps purpurea, un fungo parassita delle graminacee, conosciuto anche con il nome di ergot, in francese "sperone", rendendola nera (segale cornuta). Le caratteristiche spighe della segale cornuta, venivano indicate dagli isolani con un nome specifico: tizzonare, per via del colore nero come i tizzoni di carbone. L'ergot ha potenti proprietà allucinatorie e psichedeliche, fu utilizzato dallo scienziato Albert Hoffman durante i suoi esperimenti che portarono alla scoperta dell'Lsd, l'acido lisergico, uno dei più potenti allucinogeni conosciuti. L'assunzione di forti quantità del fungo provoca l'ergotismo cancrenoso, anche conosciuto come "Fuoco di Sant'Antonio", "Fuoco sacro", o "Male degli ardenti", a dosi più contenute invece il parassita provoca allucinazioni fortissime e profondi stati visionari. Tra l'altro, l'assunzione inconsapevole di una sostanza che produce effetti allucinatori, conduce ad esperienze più profonde, inspiegabili e soprattutto incontrollabili rispetto a quelle di chi consapevolmente assume una sostanza conscio delle sue proprietà visionarie. Secondo questa prospettiva in quei tre anni gli isolani dovettero fare i conti con una percezione espansa della realtà, dovettero abituarsi a stati alterati di coscienza, dovettero in definitiva familiarizzare con le visioni fino al punto di ritenerle reali.

esemplari di segale cornuta



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A portare il fungo sull’isola pare siano stati gli inglesi, che venivano da queste parti a prendere malvasia (per fare lo sherry) e assenzio. Commerciavano soprattutto a Messina e Palermo e poi passavano dalle Eolie. Ma è probabile che l’infestazione sia avvenuta anche molto prima di inizio ‘900. Infatti, dalle affermazioni fatte dalla popolazione più anziana, sembra che l’arrivo della segale cornuta potrebbe essere databile secoli prima e su tutte le isole, non solo Alicudi. Gli effetti della segale cornuta, tra l’altro, si conoscevano già dagli antichi Greci, che la ingerivano prima di rituali misterici; successivamente in Belgio, in pieno periodo di caccia alla stregoneria, e più recentemente nel 1951, nel paesino francese di Pont-Saint-Esprit, in cui 250 persone furono colpite da allucinazioni, visioni e tentativi di suicidio.

il piccolo centro francese di Pont-Saint-Esprit



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A quanto pare, dunque, tutti gli abitanti sono stati inconsapevolmente sotto l’effetto di allucinogeni per circa 3 anni. Nonostante il chiarimento, tutto questo non ha affatto smontato il mito e le storie rimangono nella testa delle persone, tramandate dai propri parenti e amici. Alicudi è rimasta l’isola “delle donne che volano”, e questo titolo non può che aumentarne l’alone mistico e di interesse.
Per quasi 4 anni, fino al 1905, Alicudi diventa la Terra di Mezzo tolkeniana, raggiungendo il picco delle allucinazioni che venne interrotto solo negli anni Sessanta, quando la Chiesa aveva dichiarato il pane nero un simbolo del diavolo. Nessuno, quindi, la consumò più in quanto ritenuta intrisa di potenze sataniche e demoniache che si impossessavano della mente dell’uomo. Nonostante la messa al bando della segale cornuta, però, gli arcudari più anziani raccontano, ancora oggi, ai loro nipoti di aver visto, da giovani, dei sabba di streghe e strani uomini sull’Isola, senza aver ingerito nessuna sostanza psichedelica.

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(dal web)
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