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Santa Maria del Bosco di Calatamauro Empty Santa Maria del Bosco di Calatamauro

Mer 19 Apr 2023 - 16:24
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L‘Abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro, adagiata alle falde di monte Genuardo, nel triangolo Giuliana, Bisacquino, Contessa Entellina, appartiene alla seconda generazione dei monasteri benedettini di Sicilia, cioè successiva alla fondazione dei monasteri normanni (S. Salvatore di Patti, S. Nicolò l’Arena, S.Maria di Licodia, S. Giovanni degli eremiti a Palermo).
Essa nacque, quasi spontaneamente, in un contesto politico affatto nuovo, quale il post Vespro, pieno di fermenti ideali e spirituali, attecchiti nell’isola grazie alla politica anti papale di Federico III d’Aragona, che portò alle estreme conseguenze l’idea svevo-ghibellina di un regno di Sicilia autonomo. Le origini di Santa Maria del Bosco si inseriscono infatti, in quel vasto movimento eremitico-pauperistico,che interessò l’Italia e l’Europa fin dal secolo XIII. Eremiti vaganti, poveri tacciati di eresia, chiamati Fraticelli, Spirituali toscani, fuggiti anche in Sicilia, subirono la condanna di Giovanni XXII e l’inquisizione dei vescovi.
Un gruppo di eremiti di diversa provenienza si insediò agli inizi del ‘300 alle falde del Monte Genuardo, nel bosco cosiddetto di Calatamauro, dal nome del vicino castello bizantino-arabo. Tuttavia essi vennero inquisiti dal vescovo di Agrigento Bertoldo de Labro e, nonostante fossero trovati immuni da eresia, vennero consigliati di abbracciare una regola riconosciuta dalla chiesa. Gli eremiti del bosco di Calatamauro scelsero così la regola benedettina, come da atto rogato dal notaio Guglielmo da Nocera in data 20 Marzo 1318.


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Le prime pietre furono poste intorno al XIII secolo da una volontà dichiarata ripetutamente dai sovrani Federico II e successivamente, da Eleonora d’Aragona. Venne concessa l’esenzione fiscale da re Alfonso nel 1433. I benedettini si trasferirono nella congregazione olivetana nel 1491. Tra il 1592 e il 1646 fu eretto il monastero. All’interno si trovano due chiostri classicheggianti.
Questi ultimi rappresentano il fulcro. Il primo chiostro ha una forma quadrata a 36 colonne con capitelli dorici intervallate da archi e nicchie. Al centro è posta una fontana del XVII secolo.
Il secondo chiostro è di forma rettangolare e presenta degli archi a tutto sesto con semplici colonne a capitelli dorici. Come nel primo chiostro, anche in questo è presente una fontana che risale al 1713. E’ l’ambiente perfetto per la meditazione e l’immagine corre subito alle epoche passate.
Sono collocati su una struttura a pianta rettangolare che si sviluppa su quattro livelli di cui due piani adibiti agli ambienti di servizio (seminterrati). Le stanze dei frati si trovano al primo piano con accesso tramite due eleganti scalinate in steatite. Tra il monastero e il grande campanile con cuspide a piramide è presente la chiesa.
Ci sono delle tesi discordanti sull’inizio dei lavori della struttura. Alcuni hanno datato il 1757 come periodo iniziale e altri invece, hanno racchiuso la realizzazione tra il 1643 e il 1757. La chiesa ha una pianta a croce latina. Si estende su un’area di oltre duemila metri quadrati. Al restauro prese parte anche Luigi Vanitelli (architetto e pittore italiano del Settecento). I monaci rimasero fino al 1784.


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Dopo iniziò un periodo di elargizioni, problemi col fisco e liti fra il clero isolano e quello continentale. Una serie di vicissitudini che portarono all’espulsione dei benedettini bianchi con conseguente abbandono della chiesa e del monastero.
Dopo un decennio circa, la struttura fu affidata agli Agostiniani calzati che diedero vita al luogo. Un’opera organizzata e improntata alla rivitalizzazione spirituale. Un percorso concluso definitivamente nel 1932 per mancanza di religiosi e alcune opere, come il libraio, vennero ricollocate.
Era la notte tra il 14 e 15 gennaio del 1968. Improvvisamente la terra iniziò a tremare e le scosse, una dopo l’altra, devastarono la Valle del Belice. Tra i monumenti di grande interesse storico fu colpita anche l'abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro.
Lo stesso monastero è stato in parte venduto e oggi ospita ambienti per cerimonie. La visita è dedita alla ricerca dell’io in un contesto di pace e razionalità. Un’opera che ha visto perdere i cocci in fasi diverse (1970-72 e 1980-81) dovuti a crolli post-terremoto sessantottino.
L’acquisto da parte di privati ha, in parte, cercato di frenare una perdita definitiva dell’intero edificio. Custodisce passaggi di notevole influenza religiosa, unita alle incessanti lotte che hanno toccato diversi periodi e modificato il pensiero della gente.



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Fonti: balarm.it, beniculturalionline.it

Fotografie: web

Filmato YouTube di Andrea Chisesi

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(Michel Houellebecq)
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