- mamarAdmin
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Località : l'isola che non c'è
Tradizione e cucina povera, niente spreco
Mar 25 Apr 2023 - 21:40
Nei piccoli borghi siciliani e, nelle famiglie che hanno mantenuto una cultura tradizionale ben radicata, gli alimenti prodotti in agricoltura rappresentano una risorsa da sfruttare nella sua piena interezza.
Difatti, è possibile realizzare delle ricette interessanti a costo zero o… quasi. Dietro ai racconti della signora Leonarda di Castelvetrano e alle sue mani sapienti, le proposte culinarie non mancano. Ognuna racconta una storia di impegno, sacrificio e un periodo storico lontano da quello attuale.
Un ricordo vivo del padre, di un agricoltore che spese una vita per produrre tutto dalla campagna. Le patate dolci e biologiche con le bucce da conservare. Queste ultime non vanno buttate una volta pelate.
Con attenzione, tanta, bisogna sbucciare i tuberi senza rompere le bucce in pezzi troppo piccoli. Poi, metterle a bagno per 10 minuti in acqua fresca. Una volta passato il tempo, si scolano e asciugano (le bucce) con un canovaccio e vanno distribuite su una teglia da forno con olio e sale (spezie e pepe) a piacere.
È arrivato il momento di cuocerle in forno (a 200° C) per circa 10/15 minuti. Appena saranno arrostite, potranno essere servite le bucce arrosto calde.
Oltre alle bucce di patate, anche quelle delle fave possono essere utilizzate.
Estratte le fave, vanno pulite le scorze interamente e sbollentate. Poi, metterle in un colapasta per asciugare. Nel frattempo si prepara una pastella formata da: farina, acqua, uova e sale. Completata quest’ultima, si prendono le bucce (singolarmente) per immergerle nella pastella e friggere tutto.
Attendere la completa frittura nel ricordo delle fatiche dei nostri nonni.
Quante volte compriamo il pane appena sfornato? Il genere umano non si accontenta e vira decisamente al prodotto fresco. Eppure, il pane raffermo può essere utilizzato e sfruttato al massimo. Come? La preparazione del pane fritto. Si taglia il pane raffermo a fettine (spessore di 1 cm). Si bagnano nel latte senza inzupparle troppo. Una volta completata l’operazione bisogna friggerle (padella) fino a quando non saranno dorate.
Poi, completata la seconda fase, vanno messe su un foglio di carta (assorbire l’olio) e cosparse di zucchero. Il pane fritto è pronto per essere gustato. È possibile sfruttare il pane raffermo con altri ingredienti squisiti. Tagliare lo stesso a pezzetti mentre in una padella mettere una cipolla (tagliata naturalmente), aglio, olio, pepe e pomodoro pelato.
Mescolare gli ingredienti e aggiungere i pezzetti di pane raffermo. Cucinare fino alla cottura e controllare durante la preparazione la quantità di sale.
Una volta raggiunta la perfezione, mettere in un piatto e iniziare la degustazione.
Pochi passaggi, tanti gusti e buona volontà sono gli ingredienti scelta dalla signora Leonarda. Una vita passata dietro ai fornelli per imparare e regalare momenti di prelibatezza assoluta.
Ricette antiche e di una terra dal passato agricolo. Si affermano quei valori tramandati nel tempo che rappresentano un legame e un’identità forte con l’ambiente, i prodotti e le tradizioni popolari
Difatti, è possibile realizzare delle ricette interessanti a costo zero o… quasi. Dietro ai racconti della signora Leonarda di Castelvetrano e alle sue mani sapienti, le proposte culinarie non mancano. Ognuna racconta una storia di impegno, sacrificio e un periodo storico lontano da quello attuale.
Un ricordo vivo del padre, di un agricoltore che spese una vita per produrre tutto dalla campagna. Le patate dolci e biologiche con le bucce da conservare. Queste ultime non vanno buttate una volta pelate.
Con attenzione, tanta, bisogna sbucciare i tuberi senza rompere le bucce in pezzi troppo piccoli. Poi, metterle a bagno per 10 minuti in acqua fresca. Una volta passato il tempo, si scolano e asciugano (le bucce) con un canovaccio e vanno distribuite su una teglia da forno con olio e sale (spezie e pepe) a piacere.
È arrivato il momento di cuocerle in forno (a 200° C) per circa 10/15 minuti. Appena saranno arrostite, potranno essere servite le bucce arrosto calde.
Oltre alle bucce di patate, anche quelle delle fave possono essere utilizzate.
Estratte le fave, vanno pulite le scorze interamente e sbollentate. Poi, metterle in un colapasta per asciugare. Nel frattempo si prepara una pastella formata da: farina, acqua, uova e sale. Completata quest’ultima, si prendono le bucce (singolarmente) per immergerle nella pastella e friggere tutto.
Attendere la completa frittura nel ricordo delle fatiche dei nostri nonni.
Quante volte compriamo il pane appena sfornato? Il genere umano non si accontenta e vira decisamente al prodotto fresco. Eppure, il pane raffermo può essere utilizzato e sfruttato al massimo. Come? La preparazione del pane fritto. Si taglia il pane raffermo a fettine (spessore di 1 cm). Si bagnano nel latte senza inzupparle troppo. Una volta completata l’operazione bisogna friggerle (padella) fino a quando non saranno dorate.
Poi, completata la seconda fase, vanno messe su un foglio di carta (assorbire l’olio) e cosparse di zucchero. Il pane fritto è pronto per essere gustato. È possibile sfruttare il pane raffermo con altri ingredienti squisiti. Tagliare lo stesso a pezzetti mentre in una padella mettere una cipolla (tagliata naturalmente), aglio, olio, pepe e pomodoro pelato.
Mescolare gli ingredienti e aggiungere i pezzetti di pane raffermo. Cucinare fino alla cottura e controllare durante la preparazione la quantità di sale.
Una volta raggiunta la perfezione, mettere in un piatto e iniziare la degustazione.
Pochi passaggi, tanti gusti e buona volontà sono gli ingredienti scelta dalla signora Leonarda. Una vita passata dietro ai fornelli per imparare e regalare momenti di prelibatezza assoluta.
Ricette antiche e di una terra dal passato agricolo. Si affermano quei valori tramandati nel tempo che rappresentano un legame e un’identità forte con l’ambiente, i prodotti e le tradizioni popolari
Fonte: balarm.it
Fotografie: web
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Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
(Michel Houellebecq)
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