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drogo11
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La Sicilia e la sua cucina povera contadina: l’alivi ‘ncriminati Empty La Sicilia e la sua cucina povera contadina: l’alivi ‘ncriminati

Mar 30 Mag 2023 - 23:00
La Sicilia e la sua cucina povera contadina: l’alivi ‘ncriminati RKFv2XT


Ai tempi in cui "a fami era nivura", come si racconta nei paesi, quando si andava per settimane intere a raccogliere olive, magari per conto del padrone, non è che il pane con il "calaturi" (companatico) fosse così abbondante.  Le famiglie che non possedevano terreni con alberi d'ulivo dovevano sottostare a condizioni di sfruttamento da parte dei proprietari terrieri, per poter riuscire ad avere una modesta quantità di olio per l'annata. Le condizioni erano "rui parti ccu na parti" o "tri parti ccu na parti", cioè tre quarti del prodotto raccolto andava al padrone e un quarto al contadino. Prima si mandavano le donne "a scogghiri" cioè a raccogliere le olive cadute dall'albero e poi si provvedeva alla raccolta. Allora si ricorreva a ciò che la natura offriva : a terra si trovavano delle olive, magari cadute da alcuni giorni, seccate dal sole e già naturalmente addolcite da una sorta di fermentazione naturale. Ebbene, erano una risorsa, perché bastava una leggera schiacciata, un pizzico di sale e qualche goccia d'olio, se c'era, per farle diventare un companatico a sorpresa. Venivano chiamate "alivi 'ncriminati": provate a seguire queste indicazioni per prepararle.
Trovatene una bella manciata tra quelle cadute da qualche tempo e rimaste a terra non raccolte.
Basterà schiacciarle con il palmo della mano perché saranno sicuramente morbide; conditele con i classici aglio, olio, peperoncino, menta e olio: sono davvero deliziose, anche se dovrete essere consapevoli che quella che per noi oggi è una curiosità gastronomica, per molti dei nostri avi era una triste realtà.




“Nun c’è megghiu sarsa di la fami”

(Proverbio siciliano)




(dal web)

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