La misteriosa sepoltura di Antonello da Messina
Ven 2 Giu 2023 - 15:45
Su dove riposino le spoglie di Antonello da Messina aleggia, da sempre, un alone di mistero.
««« …Antonello se ne tornò di Fiandra per riveder la sua patria, e per far l’Italia partecipe di così utile, e bello e commodo segreto. E stato pochi mesi a Messina, se n’andò a Vinezia dove, per essere persona molto dedita a’ piaceri e tutta venerea, si risolvè abitar sempre, e quivi finire la sua vita dove aveva trovato un modo di vivere a punto secondo il suo gusto... »»»; con questa categorica affermazione Giorgio Vasari (1511-1574) creava di fantasia un clamoroso falso storico che, ancora oggi, induce in errore quanti ripetono pedissequamente ciò che lui scrisse, e cioè che Antonello morì e fu sepolto a Venezia.
Dal testamento rinvenuto da Gaetano la Corte Cailler, il 7 marzo 1903, sappiamo invece che Antonello concludeva la sua avventura umana a 49 anni, minato dalla tisi ma per grazia di Dio sano di mente (…sanus tamen per dey graciam mente…), infermo a letto nella sua casa del “Cortiglio degli Schiavi” nella Contrada dei Sicofanti.
Il notaio Antonio Mangianti, che aveva giurisdizione a Messina, ne raccolse le ultime volontà. E, fra queste, la disposizione testamentaria che avrebbe ingenerato equivoci sul luogo di sepoltura a causa dell’omissione dell’aggettivo “Superiore” o “Inferiore”:
««« Item volo et mando quod cadaver meum seppelliatur in Conventu Sancte Marie de Jhesu cum habitu dicti conventus, et quod in obsequio meo nullus clerus, tam majoris messanensis ecclesie, quam alius et presertim conventualium, debeat in meo obsequio intervenire, nisi clerus et monaci dicti conventus Sancte Marie de Jhesu” »»» (Il cadavere di Antonello sia seppellito in Santa Maria di Gesù con l’abito dei monaci di quell’ordine [frati minori osservanti] e che nel funerale non intervenga clero alcuno, nemmeno quello del Duomo e i conventuali [frati minori conventuali], all’infuori dei detti monaci di Santa Maria di Gesù stesso).
Ebbene, che Antonello si riferisse a Santa Maria di Gesù Superiore al Ritiro dove riposare per sempre, lo inducono a pensare numerosi indizi. Intanto, come aveva già osservato Gaetano La Corte Cailler, il complesso conventuale di Santa Maria di Gesù Inferiore ««« …fu iniziato nel 1463 ed alla morte di Antonello non era forse ancora completato… »»».
Di contro, Santa Maria di Gesù Superiore era senz’altro più carismatico per diversi motivi, non ultima la sua molto più antica origine e della successiva rifondazione, nel 1418, ad opera del beato Matteo Gallo vescovo di Agrigento, compagno di San Bernardino da Siena (1380-1444).
Quale dei due, dunque, è la tomba di Antonello? Non è questione di lana caprina. Come abbiamo detto, l’artista aveva disposto, con il testamento, che la sua salma fosse tumulata nella chiesa Santa Maria di Gesù, senza ulteriori dettagli. E per il viaggio più lungo chiedeva di indossare solo il saio dei frati Minori Osservanti. Sicuramente la formula lasciava spazio a fraintendimenti, tanto più che l’anonima sepoltura e la conseguente assenza di epigrafi o monumenti funerari confondevano l’accertamento della verità.
E’ sempre più avvalorata la tesi che sia la località Ritiro l’area ove potrebbe trovarsi la sepoltura di Antonello, infatti i documenti notarili e i registri delle principali chiese della portano a puntare sul convento superiore, che all’epoca veniva indicato semplicemente come ecclesia Sanctae Mariae di Jesus, lasciando intendere che fosse quello principale, dove veniva predicato il ritorno alla regola della povertà e aperte le porte a devoti eccellenti, infervorati dalla parola del beato Matteo.
Eppure, basterebbe poco per sciogliere definitivamente un rebus vecchio di sei secoli. Penetrando nel terreno, prelevando campioni ossei, facendo varie scremature in base al sesso, alla data di morte e al Dna. Infine, confrontando i risultati con il patrimonio genetico delle famiglie D’Antoni di Messina, eredi del pittore. Un lavoro di precisione, tecniche moderne per decifrare il passato, che tuttavia potrebbe concludersi in sei mesi.
(dal web)di seguito, quattro immagini dei resti archeologici del Convento di Santa Maria di Gesù, nel Villaggio Ritiro di Messina
««« …Antonello se ne tornò di Fiandra per riveder la sua patria, e per far l’Italia partecipe di così utile, e bello e commodo segreto. E stato pochi mesi a Messina, se n’andò a Vinezia dove, per essere persona molto dedita a’ piaceri e tutta venerea, si risolvè abitar sempre, e quivi finire la sua vita dove aveva trovato un modo di vivere a punto secondo il suo gusto... »»»; con questa categorica affermazione Giorgio Vasari (1511-1574) creava di fantasia un clamoroso falso storico che, ancora oggi, induce in errore quanti ripetono pedissequamente ciò che lui scrisse, e cioè che Antonello morì e fu sepolto a Venezia.
Dal testamento rinvenuto da Gaetano la Corte Cailler, il 7 marzo 1903, sappiamo invece che Antonello concludeva la sua avventura umana a 49 anni, minato dalla tisi ma per grazia di Dio sano di mente (…sanus tamen per dey graciam mente…), infermo a letto nella sua casa del “Cortiglio degli Schiavi” nella Contrada dei Sicofanti.
Il notaio Antonio Mangianti, che aveva giurisdizione a Messina, ne raccolse le ultime volontà. E, fra queste, la disposizione testamentaria che avrebbe ingenerato equivoci sul luogo di sepoltura a causa dell’omissione dell’aggettivo “Superiore” o “Inferiore”:
««« Item volo et mando quod cadaver meum seppelliatur in Conventu Sancte Marie de Jhesu cum habitu dicti conventus, et quod in obsequio meo nullus clerus, tam majoris messanensis ecclesie, quam alius et presertim conventualium, debeat in meo obsequio intervenire, nisi clerus et monaci dicti conventus Sancte Marie de Jhesu” »»» (Il cadavere di Antonello sia seppellito in Santa Maria di Gesù con l’abito dei monaci di quell’ordine [frati minori osservanti] e che nel funerale non intervenga clero alcuno, nemmeno quello del Duomo e i conventuali [frati minori conventuali], all’infuori dei detti monaci di Santa Maria di Gesù stesso).
Ebbene, che Antonello si riferisse a Santa Maria di Gesù Superiore al Ritiro dove riposare per sempre, lo inducono a pensare numerosi indizi. Intanto, come aveva già osservato Gaetano La Corte Cailler, il complesso conventuale di Santa Maria di Gesù Inferiore ««« …fu iniziato nel 1463 ed alla morte di Antonello non era forse ancora completato… »»».
Antonello da Messina, Ritratto d’uomo (1465-1475); Cefalù, Museo della Fondazione Mandralisca)
Di contro, Santa Maria di Gesù Superiore era senz’altro più carismatico per diversi motivi, non ultima la sua molto più antica origine e della successiva rifondazione, nel 1418, ad opera del beato Matteo Gallo vescovo di Agrigento, compagno di San Bernardino da Siena (1380-1444).
Antonello da Messina, Annunciata (1476 circa); Palermo, Palazzo Abatellis, Galleria Regionale)
Quale dei due, dunque, è la tomba di Antonello? Non è questione di lana caprina. Come abbiamo detto, l’artista aveva disposto, con il testamento, che la sua salma fosse tumulata nella chiesa Santa Maria di Gesù, senza ulteriori dettagli. E per il viaggio più lungo chiedeva di indossare solo il saio dei frati Minori Osservanti. Sicuramente la formula lasciava spazio a fraintendimenti, tanto più che l’anonima sepoltura e la conseguente assenza di epigrafi o monumenti funerari confondevano l’accertamento della verità.
Antonello da Messina, Ritratto d’uomo noto come Ritratto Trivulzio (1476); Torino, Museo Civico di Palazzo Madama)
E’ sempre più avvalorata la tesi che sia la località Ritiro l’area ove potrebbe trovarsi la sepoltura di Antonello, infatti i documenti notarili e i registri delle principali chiese della portano a puntare sul convento superiore, che all’epoca veniva indicato semplicemente come ecclesia Sanctae Mariae di Jesus, lasciando intendere che fosse quello principale, dove veniva predicato il ritorno alla regola della povertà e aperte le porte a devoti eccellenti, infervorati dalla parola del beato Matteo.
Antonello da Messina, Crocifissione (1450-1460 circa; Sibiu, Museo Brukenthal)
Eppure, basterebbe poco per sciogliere definitivamente un rebus vecchio di sei secoli. Penetrando nel terreno, prelevando campioni ossei, facendo varie scremature in base al sesso, alla data di morte e al Dna. Infine, confrontando i risultati con il patrimonio genetico delle famiglie D’Antoni di Messina, eredi del pittore. Un lavoro di precisione, tecniche moderne per decifrare il passato, che tuttavia potrebbe concludersi in sei mesi.
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