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Monte Bonifato e il Bosco d'Alcamo Empty Monte Bonifato e il Bosco d'Alcamo

Gio 15 Giu 2023 - 21:03
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Superato il km 50 dell'A29 (autostrada) si scorge una vetta alla nostra destra (per chi proviene da Mazara). Un’altura come tante del resto (per molti) e facente parte dei Monti di Trapani. Invece no.
Si erge nella sua bellezza il Monte Bonifato e il Bosco d'Alcamo. È possibile raggiungere la Riserva Naturale Orientata entrando nella città di Alcamo e seguendo le indicazioni.
Da quel momento inizia un viaggio nel tempo tra le antichità immerse in una superficie boschiva di circa 313 ettari.
La riserva fu istituita con Decreto Assessoriale Regione Sicilia Territorio e Ambiente il 29 giugno 1984. L''area fu divisa in zona A di 210 ettari e zona B di circa 113. Le prime attività di rimboschimento iniziarono negli anni Venti e proseguirono fino agli anni Ottanta.


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Furono realizzati con pino d’aleppo e cipresso. Successivamente, venne fatto uso del pino domestico. Nei versanti nord e nord-ovest si trovano dei sottoboschi spontanei di latifoglie. È la sintesi perfetta dell’ambiente desiderato dai trekkisti.
Questi possono scegliere uno dei 3 itinerari presenti all’interno.
Per molti si pone l’obiettivo di raggiungere la vetta posta a 825 metri (con pendenze del 16,5%).

Il primo sentiero è quello
archeologico.


Rappresenta un percorso affascinante e arricchito dalla presenza di emergenze monumentali. Si snoda tra i ruderi dell’antica città di Bunifat. L’insediamento fu abitato tra il VII-VI sec. a.C. e il XIII sec. d.C.

Sin dai tempi di Tommaso Fazello vennero individuati i resti di un centro abitato. Le spedizioni archeologiche hanno portato alla luce anche una necropoli con tombe a grotticella e vari reperti esposti presso il Museo archeologico regionale Antonino Salinas di Palermo.

Sono visibili anche la Porta Regina (accesso principale), le varie abitazioni, le cisterne con le volte a sesto acuto e/o botte come la Funtanazza. Quest’ultima merita una menzione a parte.


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Nel tempo, si è consolidato un aperto e vivace dibattito sull’importanza della stessa. Alcuni storici sostengono la tesi che fosse un serbatoio idrico. Altri, non pochi, pensano che fosse un centro termale. In cima sono presenti i resti di un castello. Si tratta della dimora sveva dei Ventimiglia (XIV secolo).
Una struttura composta da 4 torri a protezione da eventuali attacchi. La fortezza fu distrutta nel 1243. Solo nel 1779 le rovine vennero inserite nel Piano di conservazione dei Beni Culturali della Sicilia (voluto da Gabriele Lancillotto Castello).

Il sentiero delle Orchidee è il secondo tracciato da percorrere.

Entra all’interno del bosco dove un tempo si estraeva la manna. Si articola una flora consistente e formata da: ogliastro, prugnolo e pungitopo. Lungo il tracciato si possono incontrare fino a 28 specie di orchidee.
In alcuni mesi dell’anno (agosto-ottobre) si osservano le infiorescenze della scilla marittima il cui bulbo ha proprietà cardiotoniche.


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Il terzo e ultimo percorso è chiamato San Nicola.

Il camminatore entra in un ambiente diverso, unico nelle sue forme e si impadronisce dei colori presenti (specie a primavera) durante il tragitto.
Ogni pianta si tinge vivacemente e cattura lo sguardo dei visitatori. Le palme nane, i lentischi, il tenebinto, l’asparago pungente, l’euforbia cespugliosa e arborescente sono solamente alcuni degli arbusti presenti.
Una mescolanza di profumi che “acchiappano” letteralmente i camminatori. Oltre alla ricca flora, anche la fauna è presente in forma massiccia. Nella riserva vivono alcune specie di rapaci, tra cui la poiana, il barbagianni, la civetta, il gheppio, la ghiandaia e il merlo. A questi, bisogna aggiungere gli uccelli migratori come la tortora, la quaglia, il cuculo e l’upupa.
Da segnalare il picchio rosso maggiore come nidificante. Fanno la loro parte anche i rettili (vipere, biacco e lucertola campestre). Il bosco è stato inserito nei siti Natura 2000 e ITA 010009. L’obiettivo è quello di condurre la riserva allo stadio climax, con ingenti interventi di natura vegetazionale.
La presenza costante dell’uomo ha, nel tempo, distrutto (installazione ripetitori televisivi) parte delle grotte e dei nevai. Nonostante le attività negative, l’area è accompagnata da un profondo legame religioso tramandato nel tempo.
Una via sacra che è stata fonte di numerosi pellegrinaggi per raggiungere il santuario della Maronna di L’Avutu.
Il Bosco d’Alcamo è uno dei luoghi suggestivi dell’intero panorama trapanese - da preservare - dalle menti negligenti dell’essere umano

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Fonte: balarm.it

Fotografie: web

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(Michel Houellebecq)
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