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I "facciuna" di Avola Empty I "facciuna" di Avola

Ven 16 Giu 2023 - 15:42

I "facciuna" di Avola JhNDCYo


Racconta una antichissima leggenda che il mandorlo nacque da uno di quegli amori difficili che hanno come protagonisti eroi, principesse e dei. Nel caso della mandorla si è scomodata la dea Atena che ha trasformato Fillide una principessa Tracia in un albero di mandorlo, Acamante, figlio di Teseo nei panni dell’amore perduto e come scenario la Guerra di Troia.

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Tra le due cittadine di Avola e Noto, in provincia di Siracusa, si producono dei dolcetti dall'aspetto grazioso e dal gusto delizioso, di antichissima tradizione e legati alle usanze liturgiche popolari. I “facciuna” anche conosciuti come “facciuni di San Chiara”; questi gustosissimi dolcetti, fatti con pasta di mandorle pizzute di Avola, sono simili a piccole cupole e vengono solitamente farciti con confetture di arance o cedro, oppure con frutta secca.

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Il loro nome deriva da due elementi curiosi.
Pare che venissero avvolti, secondo tradizione, in un incarto che rappresentava probabilmente il "viso di un angelo".
Oggi questo particolare può essere replicato da una decorazione in carta dorata.
Sono inoltre detti di "Santa Chiara", per via della loro storia.

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Pare infatti che risalgano al Medioevo, periodo in cui monasteri e conventi avevano una grande influenza sulle tradizioni culturali e culinarie.
Le suore di clausura dell'ordine di Santa Chiara, del Monastero di Santa Chiara di Noto, preparavano prodotti dolciari per poi venderli e ricavarne denaro per il convento.
Anche  Verga le nomina in una delle sue novelle, "La vocazione di Sant'Agnese", come prova del fatto che questo prodotto è da secoli rappresentativo della tradizione gastronomica locale e meritevole, per bontà ed importanza culturale, di essere ricordato grazie alla penna dell'autore.

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La ricetta dei facciuna varia abbastanza da zona a zona. Solo per fare qualche esempio, alcune ricette non prevedono alcuna glassa, altre versioni prevedono la presenza di fichi secchi o conserva di cedro e arancia nell'impasto nonché una glassa di cioccolato e altre ancora non includono il cacao tra gli ingredienti. Infine, vi è la versione tipo torta, dove sotto uno scrigno di pasta reale coperta di glassa di cioccolato si nascondono tre dischi di pan di Spagna imbevuti di liquore e separati da conserva di cedro e arancia.

Di seguito la ricetta della versione tradizionale:

INGREDIENTI

Per l'impasto

+ 500 g di mandorle
+ 350 g di zucchero
+ 350 g di farina 00
+ 250 ml di latte
+ 50 g di amido per dolci
+ 50 g di cacao amaro
+ Un cucchiaio di miele
+ Una bustina di lievito per dolci
+ 1/2 scorza d'arancia
+ 1/2 cucchiaino di cannella
+ 5 chiodi di garofano macinati

Per la glassa

+ 500 g di zucchero a velo
+ 4 albumi d'uovo
+ Un cucchiaio di succo di limone

PROCEDIMENTO

1. Per fare i Facciuna di Santa Chiara, dovete anzitutto tostare le mandorle intere e tagliare la scorza di mezza arancia a cubetti piccoli, di 2-3 mm.
2. Tritate finemente le mandorle tostate e amalgamatele in una terrina insieme a tutti gli altri ingredienti, escluso il lievito per dolci. Il latte che va versato a filo.
3. Dovete ottenere un composto ben amalgamato, compatto e sostenuto.
4. A questo punto, coprite con la pellicola trasparente e lasciate riposare l’impasto per 8 ore.
5. Una volta trascorso questo tempo, aggiungete all’impasto il lievito e mescolate bene.
6. Formare delle palline poco più grandi di una noce e leggermente schiacciate alla base.
7. Sistematele in una teglia rivestita con carta da forno a una distanza di 3 cm l’una dall’altra.
8. Fate cuocere in forno preriscaldato a 220 °C  per 10-20 minuti.
9. Quando saranno ben dorati, togliete i facciuna dal forno e lasciateli raffreddare a temperatura ambiente.
10. Per la ghiaccia reale, amalgamate gli albumi montati a neve e il succo di limone con lo zucchero a velo.
11. Spennellate interamente i facciuna con la glassa e servite quando si saranno asciugati.


“Nun c’è megghiu sarsa di la fami”

(Proverbio siciliano)




(dal web)

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