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Monte Catalfano, un giardino incantato che non ti aspetti  Empty Monte Catalfano, un giardino incantato che non ti aspetti

Dom 18 Giu 2023 - 17:13
Monte Catalfano, un giardino incantato che non ti aspetti  D1Aj6Ch


Tra Bagheria e Santa Flavia sorge un’oasi quasi incontaminata, estesa su una superficie di circa 300 ettari, che rappresenta di sicuro uno dei pochi polmoni verdi del nostro territorio: Monte Catalfano.
Nonostante non arrivi neanche a 400 metri di altezza sul livello del mare, per le sue caratteristiche morfologiche, è a tutti gli effetti una montagna, con annessi e connessi, caratterizzata da versanti ripidi e rocciosi oltre che da numerose grotte.
Dalla cima del monte si scorge una vista a perdifiato, non tanto per la fatica dell’acchianata, quanto per il panorama che in un sol colpo vi offre il Tirreno, Capo Zafferano, Mongerbino, il golfo di Palermo, la cittadella di Solunto, Bagheria sino al borgo marinaro di Porticello e poi via via tutti i paesi che si affacciano sul mare lungo il golfo di Termini Imerese.


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Di discretamente sicuro vi è l’antica origine. Le rocce calcaree di Monte Catalfano oltre ad una millenaria storia naturale, ci raccontano infatti la storia di una plurisecolare civiltà umana. Alle pendici del monte si sviluppò in età punica l’insediamento di Solunto, visibile quindi dall’alto, e le attuali tracce ellenistico-romane presenti su Monte Catalfano sono i resti della città, così come doveva essere a partire dalla metà del IV secolo a. C., definita da acuni studiosi una “Pompei in piccolo”... nessuno ci marcia come noi!
Una volta che gli Arabi nell’ 831 d. C. occuparono Palermo, e che dopo saccheggiamenti e devastazioni fecero strage dei soluntini, il territorio venne progressivamente abbandonato fino a divenire una folta foresta.
Oggi la ragione per cui Monte Catalfano costituisce un vanto per noi baarioti, che una motivazione per vantarci la troviamo sempre, risiede nel fatto che vi siano tante e tali di quelle unicità da rendere il paesaggio meta di escursionisti e di numerosi studiosi. In primis la presenza di una flora costituita da piante endemiche, esclusive cioè di questo territorio, come ad esempio delle particolari orchidee selvagge che fioriscono in primavera, e poi numerose specie rupestri che non abbiamo mai visto neanche tra gli ingredienti delle pozioni di Harry Potter... vi dice niente l’erba perla?


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Ebbene sì, su Monte Catalfano si trovano cespuglietti di questa pianta erbacea perenne, che produce dei fiorellini violacei pendenti. Il disboscamento, gli incendi ed il pascolo intensivo hanno trasformato il tipico paesaggio mediterraneo e la sua vegetazione originaria è sopravvissuta esclusivamente sulle rupi più inaccessibili. Dove l’uomo non è riuscito a far danni in pratica.
Il paesaggio però, cambia rapidamente da un punto all’altro, mostrandoci l’alternanza di zone rimboschite e altre con agrumi, uliveti, e la rara quercia spinosa, unica in tutta la Sicilia settentrionale, e poi via con palme nane, fiordalisi, garofani rupestri e la stellina di Sicilia con i suoi rami eretti che in primavera si riempiono di piccoli fiorellini roseo-violetti.


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Qui ovviamente gli ambienti rocciosi sono l’habitat ideale per molti rapaci che utilizzano quest’area per la caccia, la riproduzione e la nidificazione. Il re indiscusso del monte è il falco che, con il suo volo a 240 Km orari, è il terrore di piccioni e cardellini perchè li divora senza che se ne accorgano. Morte rapida e quasi indolore.
Monte Catalfano si estende per circa 1,5 Km con pareti scoscese a strapiombo, alte anche un centinaio di metri. Eviterei di sporgermi! L’area del parco può essere schematizzata in due zone: la zona pendici e le zone in quota, dove numerosi sentieri tracciati, attraversando la macchia mediterranea, costituiscono percorsi panoramici, conducono sino alle falesie, scarpate molto ripide a picco sul mare, e collegano grotte naturali.


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Si contano circa 10 grotte di origine marina, scavate dalla lenta erosione delle onde del mare e dalla presenza di piccole perforazioni nelle pareti provocate da organismi come i datteri di mare. All’interno di alcune di queste grotte si conserva ancora la testimonianza del passaggio dell’uomo preistorico. La vera peculiarità dell’area sono le grotte tettoniche però, i cosiddetti “zubbi”.
Ve ne sono circa 7, tra queste la Grotta dell’Eremita, la Grotta di Cala dell’Osta e la principale, che è la grotta di Cozzo San Pietro. Gli zubbi hanno uno sviluppo verticale e possono raggiungere la profondità di decine di metri. Pare che si sarebbero formati agli inizi del Pleistocene, quindi un’epoca che va da circa 2 milioni fino a diecimila anni fa, quando Monte Catalfano era un isolotto immerso nel mare.
Queste grotte sono nate da fratture di natura tettonica che con il fenomeno del carsismo, un particolare processo di erosione superficiale e sotterranea, provocata dall’acqua in rocce di natura calcarea come queste, si sono andate via via modellando.


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All’interno di queste grotte sono presenti rare specie di insetti e poi, dentro la grotta di Cozzo San Pietro che, come vi dicevo è la principale, si trovano niente meno che esempi di stalattiti, stalagmiti, vere e proprie colonne generate dall’incontro di stalattiti e stalagmiti, perle di grotta, quarzi...un ignoto mondo sotterraneo che scende giù per decine di metri e dove, ad una profondità di 15 m, è stato rinvenuto un deposito contenente resti umani.
Unicità che è bene vedere solo da fuori, a meno che si sia veri esperti! Esiste persino una leggenda secondo la quale all’interno di uno di questi zubbi sia nascosto un tesoro saraceno...chissà! Catalfano è una “montagna in movimento”, come la dipingono alcuni studiosi, e questo lo si nota dal lento e lieve spostamento delle stalattiti interne alla grotta di Cozzo San Pietro, formatesi milioni di anni fa.


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Se volete avventurarvi da soli su Monte Catalano potete seguire uno degli itinerari che vi proponiamo...

Partendo da Portella Vignazza è possibile seguire un percorso che conduce a Portella Trabia, nei pressi dell'area delle rovine di Solunto (Santa Flavia), seguendo una pista carrabile sul versante sud di Monte Catalfano e attraversando una zona oggetto di rimboschimento.
Portella Vignazza/Monte Catalfano - seguendo un primo tratto comune con il precedente percorso, per poi deviare su un sentiero più piccolo, si arriva alla vetta di Monte Catalfano a quota 369,50 metri.
Portella Vignazza/Cozzo San Pietro - attraverso una stradella che consente di effettuare un cammino ad anello intorno Cozzo San Pietro (quota 345) è possibile accedere a diversi sentieri e punti di vista panoramici, le imboccature degli zubbi e i capanni per l’osservazione. Immersi nella macchia mediterranea si possono ammirare il golfo di Palermo, la valle
dell’Eleuterio e la piana di Bagheria.
Portella Vignazza/Grotte - dal pianoro di Portella Vignazza si scende alle falesie sottostanti sul versante nord verso il mare lambendo numerose grotte naturali.
Portella Vignazza/Monte Irice - da Portella Vignazza un sentiero sale fino a Monte Irice affacciandosi poi sul promontorio di Mongerbino a aprendosi alla vista di Capo Zafferano.


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Sentiero delle grotte terrestri. Itinerario di difficoltà media che si percorre in circa quattro ore. Oltre alle scarpe da trekking e alla borraccia è consigliabile portarsi una torcia elettrica. Seguendo il percorso che dalla provinciale porta al sentiero panoramico di Monte Catalfano, lungo il costone della montagna è possibile visitare le grotte di origine marina formatesi durante il Pleistocene quando il Monte, come abbiamo già detto, era sommerso dal mare.
Le grotte sono: la Grotta della Portella (Quota 170m - Sviluppo: 5m); la Grotta del Pellegrino (Quota: 175m, Sviluppo: 13m) che ospita numerosi ragni della specie Pholcus phalangioides (Fuesslin); la Grotta del Barbagianni (Quota: 155m - Sviluppo: 9m); la Grotta Grande o delle pecore (Quota: 150m - Sviluppo: 16m); l'antro Vignazza (Quota: 170 m - Sviluppo: 5m); la Grotticina di Vignazza (Quota: 170m - Sviluppo: 5m); la Grotta dell'acqua o dei tre livelli (Quota: 130m - Sviluppo: 62m) il cui nome si riferisce ad un laghetto colmo d'acqua dal quale emerge una bella colonna di circa 4 metri d'altezza, che si trova nell'ultimo livello dell'antro.
La più interessante è la Grotta dell’Eremita, una cavità profonda 23 m nella quale sono state rinvenute costole di Bos primigenius, un bue preistorico vissuto nel Pleistocene. Su una parete della grotta inoltre, si può scorgere un dipinto in nero raffigurante una figura antropomorfa dipinta sicuramente da un uomo preistorico, risalente all’età Eneolitica (età del rame, circa 5000 a.C.).


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Itinerario delle grotte a mare. L’itinerario dura almeno 4 ore e deve essere fatto in barca. Partendo da Aspra, possibilmente con una barca a remi, si raggiunge Mongerbino e andando avanti verso Capo Zafferano si incontrano sul livello del mare otto grotte che possono essere visitate a nuoto o con la barca. L’itinerario prevede anche il passaggio dall'Arco Azzurro, diventato famoso per una pubblicità dei Baci Perugina.


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Sentiero degli Zubbi. Seguendo le indicazioni si possono raggiungere facilmente i cinque zubbi di Monte Irice e Monte Catalfano. Una leggenda racconta che all'interno di uno di questi sia nascosto un tesoro saraceno. Vi diamo un consiglio però: lasciatelo stare e limitatevi ad ammirare gli zubbi dall’esterno. Gli zubbi sono: lo zubbio a S.O. di Cozzo San Pietro (Quota: 300m - Profondità: -34m); lo zubbio a N.O. di Cozzo San Pietro (Quota: 150m - Profondità: -66m - Pozzi: 3); lo zubbio ad Est di Cozzo Tondo (Quota: 300m - Sviluppo: 106m); lo zubbio di Cozzo San Pietro (Quota: 320m - Sviluppo: 34m - Profondità:-19m - Pozzi: 1); lo zubbio di Monte Catalfano (Quota: 225m - Sviluppo: 78m - Profondità: -55m - Pozzi: 3); lo zubbio del Cavallo di Mezzo (Quota: 270m - Sviluppo: 17m - Profondità: -4,5m - Pozzi: 1).

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Fonti: balarm.it, guidasicilia.it

Fotografie: web

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Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
(Michel Houellebecq)
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