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Misteri siciliani - La lettera del Diavolo Empty Misteri siciliani - La lettera del Diavolo

Sab 3 Dic 2022 - 21:38

Misteri siciliani - La lettera del Diavolo USm0cAf



La storia

L’11 Agosto 1676, nel monastero di clausura di Palma di Montechiaro, una suora viene rinvenuta a terra nella sua cella. È stremata, con le mani e la faccia sporche d’inchiostro, tra le mani tiene un misterioso foglio dal contenuto incomprensibile. Si tratta della cosiddetta lettera del diavolo, un documento manoscritto che ha suscitato l’interesse di decine di generazioni di siciliani, che da allora tentano di decifrarne il messaggio.

il monastero di clausura di Palma di Montechiaro



Misteri siciliani - La lettera del Diavolo 0zavHkk



Secondo quanto riportato dalle consorelle, Suor Maria Crocifissa della Concezione, nome monacale della nobile siciliana Isabella Tomasi, quella notte avrebbe sostenuto una strenua lotta contro dei demoni che, impossessatisi di lei, l’avrebbero costretta a scrivere quella misteriosa lettera, scritta in una lingua sconosciuta, che unisce caratteri provenienti dal greco, dal latino, dal cirillico, dal runico (l’alfabeto utilizzato anticamente dalle popolazioni germaniche) e dalla lingua degli yazidi, antico popolo iracheno pre-islamico, che si diceva fosse adoratore del diavolo. Secondo la leggenda la suora, seppur spaventata da uno dei demoni, che minacciava di colpirla con un pesante calamaio di bronzo, si riebbe proprio nel momento di apporre la firma sulla lettera e, con un moto di ribellione, al posto del nome scrisse “ohimé”, l’unica parola leggibile del documento. Tale versione del racconto è quella verbalizzata nello stesso monastero e ancora oggi accettata dalla chiesa, che ha beatificato la monaca nel 1787, sotto il papato di Pio VI.

Maria Crocifissa della Concezione al secolo Isabella Tomasi



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Ma cosa dice la lettera del diavolo? Il messaggio contenuto è stato spesso studiato da numerosi linguisti, tuttavia nessuno è mai riuscito a comprenderne appieno il significato. Secondo le fonti più autorevoli, la lettera contiene un messaggio a Dio, chiedendogli di lasciare che gli uomini pecchino, perché la pietà e la misericordia divina li strappano ad una eternità di dannazione.
Tutto qui? No, in realtà i demoni avrebbero riferito altri due messaggi alla monaca, tuttavia questa si rifiutò sempre di rivelarli, anche in punto di morte.

il diavolo molesta Suor Maria Crocifissa, protetta da Santa Rosa



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Questa storia ha ispirato molti scrittori siciliani, tra cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa, lontano pronipote della suora, che ha deciso di omaggiare la sua antenata inserendo il personaggio della Beata Corbera nel suo celebre “Il Gattopardo”.
La lettera originale, ancora esistente, è conservata nel monastero di Palma di Montechiaro, mentre una copia si trova nell’archivio della Cattedrale di Agrigento.

la Cattedrale di Agrigento, dove si trova custodita la Lettera del Diavolo



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Il mistero svelato?

Sono dovuti passare ben 341 anni ed intervenire fisici ed informatici per riuscire a dare un minimo di senso logico alla lettera. Gli scienziati del Ludum Science Center di Catania sono andati allora a pescare nel deep web un programma di decriptazione. “C’è di tutto là dentro – spiega il direttore del Ludum Center Daniele Abate - droga, prostituzione, pedofilia, e anche programmi utilizzati dall’intelligence per decifrare messaggi segreti, come quello che abbiamo usato noi. Algoritmi che fanno tentativi di decifrazione, individuando caratteri simili che si ripetono. Un tentativo, è bene chiarirlo, ma un tentativo i cui esiti ci hanno stupiti”.
Cosa è emerso dal loro studio? Ebbene, delle 15 righe complessive della lettera, non tutto è stato decifrato, ma si tratta chiaramente di una missiva che parla di Dio e del diavolo. Il primo riferimento è al fiume Stige, uno dei cinque che secondo la mitologia greca e romana si trova negli Inferi: “Forse ormai certo Stige”, si legge nella missiva, e continuando “Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini, Ohimé”. Un'altra frase tradotta: “Un Dio che sento liberare i mortali”.

la Lettera del Diavolo esposta nella Cattedrale di Agrigento



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Dalla lettera sembrerebbe, dunque, che il messaggio parli del rapporto tra Dio, Satana e gli uomini. La Chiesa, che ha fatto Beata Suor Maria, ritiene che Belzebù abbia voluto chiedere a Dio di abbandonare gli uomini, e lasciarli tra le braccia del maligno. Il parere degli scienziati, sebbene il significato della lettera sia questo, è diverso. Abate ritiene infatti che la lettera sia stata scritta direttamente (e non sotto dettatura del diavolo) da Suor Maria: "La donna potrebbe avere sofferto di un disturbo bipolare – dice l’esperto - allora non c’erano farmaci né diagnosi psichiatriche. Certamente c’era il diavolo nella sua testa". In questo caso la donna avrebbe scritto, più o meno inconsciamente non si sa, la lettera di suo pugno: “L’idea che mi sono fatto – continua Abate - è che questo sia un alfabeto preciso, inventato dalla suora con grande cura mischiando simboli che conosceva. Ogni simbolo è ben pensato e strutturato, ci sono segni che si ripetono, un’iniziativa forse intenzionale e forse inconscia. Lo stress della vita monacale era molto forte».
C’è anche da dire che, oltre alla lettera, la suora raccontò di aver ricevuto altri due messaggi di cui non scrisse né rivelò mai il contenuto. “Non mi domandate di questo per carità – si giustificò con le consorelle - che non posso in verun modo dirlo, e nemmeno occorre dirlo io, che verrà tempo che il tutto udirete e vedrete”.
Qualunque sia la verità, è certo che il contenuto delle righe tradotte è degno di interesse, anche solo per il sistema di traduzione che, come detto, si è avvalso di un algoritmo: “Abbiamo inserito nel programma - spiega Abate - l’alfabeto greco, quello latino, quello runico (delle antiche popolazioni germaniche) e quello degli yazidi, il popolo considerato adoratore del diavolo che abitò il Sinjar iracheno prima della comparsa dell’Islam, tutti alfabeti che Suor Maria Crocifissa poteva avere visto o conosciuto. L’algoritmo prima individua i caratteri che si ripetono uguali, poi li compara con i segni alfabetici più simili nelle varie lingue”.




(dal web)
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