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drogo11
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La versione siciliana dei cacciatori d'aquiloni mediorientali. I "Cursari di Stidde" Empty La versione siciliana dei cacciatori d'aquiloni mediorientali. I "Cursari di Stidde"

Dom 25 Dic 2022 - 14:18

La versione siciliana dei cacciatori d'aquiloni mediorientali - I "Cursari di Stidde"




La versione siciliana dei cacciatori d'aquiloni mediorientali. I "Cursari di Stidde" NmscI8n




"""Nei ricordi d’infanzia di molti siciliani è ancora vivo il ricordo di alcuni giochi che, purtroppo, si stanno perdendo. Nelle giornate di vento, i “picciriddi” (bambini) lasciavano ogni cosa, per correre nelle strade ad inseguire le loro “stidde (aquiloni)“.
Le “stidde” allestite con due canne legate a crociera, sostenevano un tessuto leggero dalla forma quadrata, e nella coda, come i grandi uccelli, dei lunghi e colorati pendagli. Ci si emozionava a vederla salire ed ondeggiare nel blu del cielo, tenuta solo da uno spago mal giuntato, avvolto in un rocchetto di legno stretto nelle mani, sognando di volare.
Talvolta ragazzi di diversi quartieri si sfidavano fra loro, proponendo una gara all’ultima “stidda”. Un inseguimento tra aquiloni che guidati come navi corsare all’assalto, utilizzavano le tecniche di un vero e proprio combattimento. In ogni gruppo di ragazzi, ce n’era almeno uno bravo a proteggere la filiera dei suoi amici dagli attacchi degli altri cacciatori”, che con la propria “stidda” allestita da combattimento, difendeva il filo principale dalle incursioni avversarie.
La “stidda” di questi eroici fanciulli, solitamente era senza coda ed aveva incollate nello spago polvere e minuscole schegge di vetro, furbo espediente per tranciare meglio i fili degli avversari. Durante il combattimento gli aquiloni compivano delle acrobazie, a volte si allineavano a filiera, poi si allontanavano aspettando il momento giusto per sferrare l’attacco decisivo e tranciare il filo dell’antagonista. L’aquilone colpito, come una cometa, cadeva lentamente planando al suolo, diventando il prezioso bottino del suo cacciatore.
Onore e gloria erano riservati solo al vincitore, cioè a chi ne aveva abbattuti di più. Molti dei partecipanti non ne colpivano mai nessuno, ma quando venivano sfidati da altri contendenti, gonfiavano il petto dicendo “aspetta che arrivi (tizio) e ti faccio vedere”.
I cacciatori di aquiloni siciliani, eredi e fratelli dei più conosciuti e famosi del medioriente, combattevano già in epoche passate, come riportato da Giuseppe Pitrè nel suo libro sulle tradizioni popolari siciliane, in cui li definisce “i cursari di stidde” (corsari di stelle).
Ancora oggi su molti prati della nostra Sicilia, nelle domeniche di brezza, è possibile imbattersi in un trionfo di colori che volteggiano nel cielo. Nuove “stidde” governate da nuovi bambini, in un’era in cui si possiede di più e ci si accontenta di meno, era in cui purtroppo, anche gli aquiloni non hanno più il colore dei sogni di una volta."""



(dal web)
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