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Il Liberty a Catania Empty Il Liberty a Catania

Dom 22 Gen 2023 - 16:18
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Catania, pur essendo per antonomasia la città del barocco è multiforme. Fra le sue mille sfaccettature c'è quella Liberty, movimento artistico diffuso in Europa fra la seconda metà dell'ottocento e la prima metà del novecento, soprattutto lo stile floreale che ebbe grande influenza nelle arti figurative, architettoniche e applicate.
Fu grazie ad un’esposizione temporanea (la seconda Esposizione Agricola Siciliana), che i catanesi ebbero l’occasione di conoscere delle realizzazioni che esplicitavano le caratteristiche dell’Art Nouveau.

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All’inizio del ‘900 a Catania c’era uno scenario artistico in forte fermento. Sono anni in cui le famiglie dell’aristocrazia e della borghesia emergente si contendevano Verga, Martoglio, Capuana e De Roberto per averli come ospiti nei loro salotti intellettuali. I palazzi dove si svolgevano questi eventi culturali erano dei contesti architettonici d’eccezione e le modalità artistiche del Liberty celebravano le nobili origini e la vivacità intellettuale della classe dirigente.

Tra i maggiori architetti del Liberty a Catania si ricordano Ernesto Basile e il suo allievo Francesco Fichera, Paolo Lanzerotti, Tommaso Malerba, Giovanni Severino, Luciano Nicolosi, Salvatore Giuffrida e Carlo Sada. Una delle fonti più preziose sul Liberty a Catania è il volume “Esposizione di Catania 1907".

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Attraverso le pagine di questo testo scopriamo che esisteva in città sia uno stile Liberty ancora “visibile”, che uno oramai “invisibile”, poiché molti edifici sono stati distrutti nel tempo a causa della speculazione edilizia.

Una delle prime manifestazioni dell’Art Noveau a Catania è il Palazzo Rosa.

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Il palazzo Rosa si trova in via VI Aprile, alle spalle di via San Giuliano. Fu edificato all’inizio dello scorso secolo, tra il 1903 e il 1905, ad opera dell’ingegnere italiano Fabio Majorana.
Si presenta completamente in stile barocco e liberty, stile diffusosi in particolar modo nella città catanese nei primi anni del ‘900.
Recentemente è stata ristrutturata la parte bassa che ha ridato al palazzo il suo antico splendore.
Passeggiando per le strade di quella zona, il palazzo non passa di certo inosservato. Il prospetto dell’edificio, infatti, è interamente colorato in rosa acceso, accentuato da decorazioni e rilievi che risaltano ancor di più la particolarità e la bellezza dell’edificio in perfetto stile liberty.

Teatro Sangiorgi, che si trova nel cuore della città rappresenta una delle strutture liberty più amate.

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Nato dall’idea imprenditoriale di Mario Sangiorgi e inaugurato nel 1900, con La Bohème di Puccini, il Teatro Sangiorgi è considerato il simbolo della Belle Epoque catanese. L’idea alla base della costruzione del teatro (Esercizi Sangiorgi) è quella di creare uno spazio all’aperto che lo stesso Sangiorgi definì “multifunzionale”.
Il teatro non era semplicemente un luogo per la messa in scena di opere e spettacoli di prosa, ma includeva anche un ristorante, un caffè, una pista di pattinaggio ed altri luoghi di divertimento. Le decorazioni di Di Gregorio e il progetto dell’ingegnere Giuffrida hanno reso il teatro una delle architetture moderne più accoglienti in stile Liberty. L’idea dell’imprenditore si rivela sin da subito vincente: non solo per l’introduzione di spazi di ritrovo, ma per la sua posizione strategica. Posto nel centro della città, il teatro non poteva non attirare l’attenzione di numerosi catanesi ed anche di cittadini delle province vicine, per i quali lo stesso imprenditore realizzò il primo kursaal per acquisti e affari. A volte, si poteva fruire ad esempio di un importante avvenimento sportivo o di una proiezione cinematografica. Il cinema arrivò al Teatro Sangiorgi qualche mese dopo l’inaugurazione, ben dieci anni prima che a Catania si inaugurasse il primo cinema cittadino.
Solo qualche anno più tardi il teatro verrà coperto. Ma sul finire degli anni Cinquanta il Teatro Sangiorgi si trasforma in cinema di quartiere, e inoltre le sue strutture subiscono un progressivo deterioramento. Solo alcuni anni più tardi, intorno agli anni Ottanta, inizia un’operazione di recupero.
Attualmente una parte dell’edificio è adibita ad uffici amministrativi, mentre il resto della struttura mette in risalto la parte storica. Oggi l’edificio ospita dunque un’ampia sala teatrale di impianto moderno per accogliere spettacoli ed eventi, restando fedele all’assunto originario.

Al Corso Italia c’è Villa Manganelli, uno dei set di riprese del celebre “Gattopardo” di Luchino Visconti.

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L’unica villa disegnata da Ernesto Basile in quel di Catania ma non fu mai abitata dal principe Manganelli che l’aveva commissionata in occasione delle sue terze nozze. E’ una struttura eclettica che ricorda un castelletto medievale con inserimenti liberty. Le decorazioni in oro zecchino sulla facciata sono del Gibilisco, gli affreschi interni di Gregorietti.
Fu venduta più volte fino a quando nel 1975 divenne sede del teatro comunale “Piccadilly”, chiudendo qualche anno dopo a causa di un incendio doloso che danneggiò gran parte dell’edificio. Solo nel 2018, tuttavia, sono iniziati i lavori di restauro finalizzati a riportare in vita la struttura. Oggi, Villa Manganelli viene aperta in occasione di eventi speciali.

Villa Zingali Tetto, progettata dall’architetto Paolo Lanzerotti nel 1926.

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La particolarità di questo edificio sta anche nel fatto che era abitata da una sola persona: l’avvocato Zingali Tetto. Non ebbe mai una consorte e non lasciò eredità. Dopo la sua morte, la villa rimase chiusa per un certo periodo di tempo, ma alla fine degli anni Settanta divenne di proprietà dell’Università di Catania. Da quel momento vennero organizzati al suo interno eventi e mostre e qui sono stati conservati i principali prospetti su tavola e i più rilevanti lavori di tre grandi architetti di quel periodo (Fichera, Piranese e lo stesso Lanzerotti).
È di grandi dimensioni ed è organizzata su diversi piani. Il punto di forza è rappresentato dalla parte esterna caratterizzata da un giardino inglese che ospita il notissimo “giardino d’inverno”, una meravigliosa struttura caratterizzata da vetrate istoriate che creano dei giochi di luce nei toni del verde, blu e rosso, decorata in prevalenza con disegni floreali.
Nei più recenti anni la villa è diventata sede del Mura, cioè il Museo della Rappresentazione. Periodicamente e in occasione di determinate manifestazioni, l’edificio viene aperto ed è reso accessibile per quanti vogliono rimanere affascinati dalla sua bellezza.

In via Umberto s’incontra il Cinema Diana.

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Oggi sede di un’attività commerciale, il cinema venne progettato dall’architetto Paolo Lanzerotti dopo la commissione da parte del barone Filippo Pancari.

Il cinema venne aperto al pubblico nel 1925 ed inaugurato con la proiezione del film “Maternità” e in seguito venne frequentato dai ceti più abbienti: tra i ricordi storici più suggestivi, c’è certamente quello di una zona antistante al cinema animata da tassì e macchine lussuose.

Il cinema Diana, secondo i racconti delle cronache dell’epoca, era davvero all’avanguardia: il palcoscenico si apriva con un congegno elettrico e permetteva l’estensione della sala ed inoltre era il primo multisala catanese (nonché tra i primi multisala sul territorio nazionale). Nella sala grande erano inoltre presenti due tribune, in cui si svolgevano spettacoli di varietà oltre alla proiezione di film.

Inoltre, nella sala sotterranea, c’era un’ulteriore saletta destinata alla proiezione di film.
Il cinema Diana divenne successivamente un cinema a luci rosse, prima della chiusura nel 1981 e la riapertura di svariate sedi commerciali negli anni a venire.

Ancora su via Etnea si trova il Palazzo delle poste, una struttura di grandi dimensioni che si affaccia interamente sulla trafficata via principale, occupando un intero isolato, accanto l’accesso principale della villa Bellini.

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È un’opera dell’architetto Francesco Fichera, che lo progettò intorno al 1919. I lavori terminarono nel 1929 e l’anno seguente, il 4 maggio del 1930, il palazzo fu inaugurato dal principe Vittorio Emanuele III e dal sindaco Eduardo Di Giovanni.

Il palazzo sorge su un territorio donato dal Comune di Siracusa al Comune di Catania e occupa un intero isolato. È caratterizzato da una pianta a due anelli concentrici, che prevede la parte esterna aperta al pubblico e la parte interna che si apre sulla corte, destinata agli uffici di smistamento. Questo era un insolito modo di realizzare un palazzo postale, una nuova idea di Fichera che voleva unire la classicità tematica ad una visione più moderna. Questo genere fu molto gradito dagli architetti del tempo e fu preso come esempio per la realizzazione del palazzo delle poste di Siracusa. Da ammirare è il prospetto esterno in pietre di diversi colori, tra cui il grigio della pietra lavica e il bianco della pietra di Ispica. Un esterno sicuramente in stile barocco e degli interni più aristocratici, dati da particolari decorazioni come degli antichi rilievi.
Il palazzo delle Poste, insieme ad altre due opere del Fichera, il garage Musumeci di Catania e l’Arco di Trionfo ai Caduti di Palermo, fu inserito nel provocatorio Tavolo degli orrori, allestito a Roma nel 1931, alla Seconda Esposizione di Architettura Razionale del MIAR, Movimento Italiano per l'Architettura Razionale.

La meravigliosa Villa del Grado invece si trova sul Corso Italia.

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Realizzata intorno ai primo anni del 1900, esattamente fra 1903 e 1908, la villa è opera dell’architetto Agatino Atanasio (1872-1946) e da Benedetto Caruso Puglisi (1870-1934) . Fu commissionata dal ricco e nobile Salvatore Cigno.
Originariamente, Corso Italia, designava un’area di campagna localizzata fuori dal centro cittadino. Era un’area dove realizzare una zona di villeggiatura, lontana dal caos del centro. Siamo in quel periodo in cui la villeggiatura al mare iniziava a diventare una vera e propria moda per le famiglie più abbienti e che ha dato vita, a cavallo fra i due secoli, alla cosiddetta “stagione dei villini”.
Dalla famiglia Cigno passò a quelli dei Cocuzza. La sua denominazione originaria fu quella di Villa Cigno-Cocuzza. Accanto vennero realizzate anche altre splendide ville riconducibili alla stesse temperie artistico-architettonica. Successivamente venne denominata come Villa del Grado dall’ultima famiglia che vi abitò. Dopo un periodo di splendore la costruzione fu progressivamente abbandonata.
E’ una delle poche ville rimaste integre dopo la ricostruzione edilizia che interessò il quartiere nel periodo del boom economico che interessò Catania.

Concludiamo la nostra passeggiata immaginaria con delle curiosità che riguardano gli edifici oramai distrutti, ma che hanno avuto un influsso importante nella storia della città. Non tutti sanno che a Catania in quel periodo esisteva una birreria svizzera, opera dell’architetto Lanzerotti e ritrovo preferito dagli intellettuali del tempo. Si tratta della Birraria Svizzera dei fratelli Tscharner, aperta nel 1890 in via Etnea, angolo via Biscari con ingresso da piazza Santa Nicolella (prima sede) che poi si trasferì nel Palazzo Tezzano nel 1915 (seconda sede, che poi divenne altra attività commerciale).
Era un caffè letterario dove si incontravano Verga, Martoglio, De Roberto, Capuana, Patti e Brancati. Al suo interno c’era anche un ristorante e un deposito di birra di Monaco.

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Ricordiamo inoltre, il Cinema Hall, altra opera del Lanzerotti. Si trovava in via Etnea, al piano terra del Palazzo Spitaleri, nelle ex scuderie. Inaugurato nel 1913, fu poi colpito in parte da una bomba nel 1943 e infine, nel 1957 fu abbattuto per realizzare l’attuale palazzo della Rinascente.


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Fonti: balarm.it, siciliafan.it, goccediperle.it, citymapsicilia.it, turismoct.myhostingweb.com

Fotografie: web
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