L'isola del giorno dopo
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Andare in basso
mamar
mamar
Admin
Messaggi : 1089
Data di iscrizione : 01.11.22
Località : l'isola che non c'è

In Sicilia c'erano i laghetti della verità Empty In Sicilia c'erano i laghetti della verità

Mer 29 Mar 2023 - 16:46
In Sicilia c'erano i laghetti della verità Bs25R20


Il lago Naftia è sito a Catania fra i rilievi degli Erei e degli Iblei. Conosciuto anticamente come lago dei Palici o lago di Palagonia, dal secondo dopoguerra viene chiamato mofeta dei Palici. Ha una storia davvero molto antica e interessante. Oggi sull’antico lago sorge un’azienda che ne estrae anidride carbonica. Il lago, composto da due specchi d’acqua quasi identici, venne definito con il nome di Naftia, a causa delle sue potenti esalazioni di gas. Il continuo ribollire ed agitarsi delle acque, diede vita alla leggenda che narrava della nascita dei Palici.
Fin quando non venne imbrigliata l'attività emissiva il lago era "doppio", cioè composto di due conche a cratere affiancate.
L'origine del lago è legata ai fenomeni vulcanici della formazione eruttiva terziaria dell'area Monti Iblei-Val di Noto. Non è collegata direttamente al vulcano etneo come supponevano alcuni antichi studiosi; si tratta di un fenomeno di vulcanismo secondario. Dalla superficie sgorgano costantemente bolle di anidride carbonica, idrogeno e metano mentre si innalzano due o tre getti di acqua trascinata in alto dalla pressione dei gas. La colorazione dell'acqua è giallo-verdastra. L'ambiente circostante è costituito da rocce tufacee miste a rocce vulcaniche e scorie. La quantità d'acqua è molto variabile e così pure la profondità e appare slegata dai fenomeni pluviali stagionali. L'alimentazione è prettamente sotterranea[5]. Un forte e nauseante odore di gas petroliferi esala da essa e pervade l'ambiente intorno. Forse è questa l'origine del nome "naftia".


In Sicilia c'erano i laghetti della verità 0kbceFR


Diodoro Siculo descrive così il lago :
«Per prima cosa vi sono dei crateri che, dal punto di vista della grandezza non sono affatto grandi, ma emettono sorgenti impetuose da una indicibile profondità, ed hanno una natura simile ai lebeti quando vengono arsi da molto fuoco ed emettono acqua caldissima.... e cosa più di queste straordinaria, l'acqua né trabocca né si ritrae, ma presenta un movimento e una violenza del flusso, nel sollevarsi in alto, che suscita meraviglia.»
Mentre Ferrara lo descrive come legato alla quantità di pioggia e quindi di dimensioni variabili e a volte anche in secca. Lo studioso individuò la presenza di grandi quantità di anidride carbonica e di idrogeno nel lago e nel terreno circostante. Illustrò anche le sue deduzioni circa l'origine della mofeta come fenomeno residuale del vulcanismo antico del Val di Noto; osservò anche l'assenza di un qualsiasi collegamento con l'attività dell'Etna.
«All'ordinario però in una figura circolare comprende all'intorno lo spazio di 480 piedi francesi, e non ne ha che 14 nel centro di profondità aumentandosi gradatamente dall'orlo. Quasi nel mezzo del lago sorgono due grossi getti che fanno saltare l'acqua a più di due piedi d'altezza un terzo di minor forza ed intermittente si fa loro compagno...Per tutta l'estensione del lago veggonsi numerosi piccioli bulicami...L'acqua è sempre fredda. L'erbe putrescenti e l'argilla grigia-scura che forma il fondo...e che è disciolta in tutto il fluido danno al lago una tinta che partecipa della loro natura.(...) Esala il luogo un forte odore bituminoso simile a quello della nafta. Nuotante sull'acqua trovasi sovente del petroleo...»

Leggende

I fenomeni insoliti, quali i getti d'acqua, il gorgogliamento e l'emarginazione dei e la gas diedero luogo nell'antichità remota ad una interpretazione religiosa. I fenomeni attribuiti a particolari divinità, come in genere quelli vulcanici in ogni dove, fecero nascere il mito delle divinità ctonie gemelle Palici. Adiacente al lago venne edificato un santuario. In seguito alla rivolta di Ducezio il tempio e il lago assunsero nuova importanza e nei pressi nacque la città di Paliké; ne parlano Diodoro siculo, Teofilo, Aristotele.
Il luogo divenne meta di pellegrinaggi e luogo nel quale si pronunciavano i giuramenti più importanti. I Palici non erano altro che due gemelli. Erano figli della ninfa Talia e di Zeus, che la seppellì sottoterra, così che potesse partorire in pace, lontana dalle ire di Era, la gelosa moglie di Zeus. Le frequenti ebollizioni delle acque del lago, erano i tentativi della ninfa di portare alla luce i suoi figli.


In Sicilia c'erano i laghetti della verità PzCAq4T


Il Tempio dei Palici era inoltre legato ad una strana credenza: chiunque vi entrasse sarebbe morto all’istante se avesse chinato la testa verso il basso.


In Sicilia c'erano i laghetti della verità YE9gsGG


Le esalazioni e le caratteristiche delle acque erano ritenute molto importanti ai fini dei giuramenti resi e servivano a smascherare gli spergiuri. Avvicinandosi alle acque colui che giurava dinanzi ai sacerdoti del culto veniva immediatamente punito dalla divinità se falso; alcuni si allontanavano dal santuario privi della vista (riferita da Diodoro). Polemone riferisce lo svolgimento del rito: i giuranti gettano in acqua delle tavolette; quella di chi ha detto il vero sta a galla, l'altra affonda; lo spergiuro subisce una punizione che può essere cecità o anche morte.


In Sicilia c'erano i laghetti della verità 4TGUBMP


Di seguito riporto per intero un piacevole articolo di Gianluca Tantillo su questi laghi. È piuttosto spassoso.


In Sicilia c'erano i laghetti della verità MeVyhKj


Londra, Parigi, Budapest, Dublino, Lisbona, Barcellona, queste oggi sono alcune delle mete per le gite scolastiche di scuola media e superiore. San Giovanni Rotondo, Pietralcina, Fiuggi, Assisi, Norcia, Alberobello, Barcellona only Pozzo di Gotto, queste erano quelle dei miei tempi.
Quando quell’anno il professore Terranova cominciò a leggere la circolare che annunciava la gita scolastica primaverile ci mettemmo ad esultare tipo gol di Tanino Vasari al '90, poi appena ci disse che saremmo andati a Palikè, vicino Mineo, restammo tutti un poco interdetti perché non sapevamo dove era Mineo figuriamoci Palikè.
Panino con la frittata scafazzata, appello di padre Attilio - che gli veniva meglio a contarci se quando faceva il nostro nome ci accompagnava dentro il pulmino con uno scoppolone-, e poi l'immancabile “angioletto benedetto che ti tengo dentro il petto, per l’amore di Gesù fai che studi sempre più” e si partiva.
Padre Attilio si metteva alla guida perché aveva la patente per i pulmini, il professore Terranova si faceva un pezzo di sonno, poi si svegliava e cominciava a fare il professore con le spiegazioni.
Nei pressi di questa Mineo ci raccontò che tale località aveva dato i natali al famoso scrittore Capuana, pioniere del verismo. A noi sta cosa ci parse un poco ‘na minkiata col botto perché il mio compagno Capuana i temi li consegnava sempre in bianco, sparava fesserie dalla mattina alla sera (altro che Verismo!) e l’unica cosa che gli avevamo mai visto scrivere era 800A nei bagni della scuola.
Giunti in contrada Rocchicella - è lì che si sarebbe dovuto trovare il sito archeologico e pure il famoso lago dei Palici- pure padre Attilio, che era pur sempre uomo di fede, si lasciò andare all’amletico dubbio: “Ma unni schifìu è sta Palikè?”.
Il geografico dilemma lascio il posto al pianto generale, e al grido di “si hanno fottuto il lago” sempre padre Attilio si partì a colpo sicuro alla ricerca di Carollo perché quando si fottevano qualcosa ci colpava sempre lui.
Di fronte al kaos generale, seduto su un pietrone con il giornale sotto l’ascella, l’unico che se la rideva era il professore Terranova. “È normale” ci disse “che il lago non lo vedete, è stato prosciugato nel 1933…”.
Ebbene sì, in quella zona dove non c’era anima viva, dove avrebbe dovuto esserci un lago ma non ci stava manco una sputazzata di pozzanghera dove lanciare le pietre, anticamente c’era un andirivieni a tipo centro commerciale il giorno che viene dato il reddito di cittadinanza. Questo perché, proprio lì era situato l’antico tempio di Palici e attorno ad esso la città di Palikè. Ma facciamo un salto indietro.
I greci, non potendo fare conto sul Viagra, che la Food and Drug Administration approva e commercializza solo nel 1998, credevano che mangiare polpo portasse in alto gli stendardi. Zeus per sua fortuna non teneva di questi problemi. Proprio così, oltre a fare il capo condominio del Monte Olimpo e tirare fulmini, era affetto da quel berlusconico difetto che lo portava ad avere sempre la testa al cacio.
Questo per le donne della Grecia e provincia era un grosso, grossissimo, problema. Ne può dare testimonianza la bella e sfortunata Talia, ninfa della prosperità, una delle tre Grazie, sorella di Aglaia, ninfa dello splendore, e Eufrosine, della gioia e della letizia.
Un giorno che la poveretta si stava facendo un bagno nel fiume, Zeus la vide nuda e tricche, tracche e bombe a mano. I test di gravidanza a quanto pare sempre precisissimi sono stati, e quello di Talia non lasciò spazio a dubbi: di due gemelli si trattava. Ora, vaglielo a dire ad Era, moglie di Zeus, non solo delle corna ma che pure c’era scappata una doppia gravidanza.
Per tale motivo Zeus prese Talia e la nascose dentro il lago (o meglio i laghi, perché erano due e gemelli) di Palici. E siccome il lago di Palici in realtà era la mofeta più grande d’Europa, ovvero un fenomeno vulcanico secondario dalla quale sgorgavano emissioni di anidride carbonica e gas, la gente del tempo si credeva che tutto quel ribollire era prodotto dalle doglie di Talia che stava per partorire i gemellini Palici.
Da divinità pagane che erano vennero quasi subito riconosciute e venerate tanto da costruirgli un tempio li vicino. I due fratellini avevano la capacità, si racconta, di discernere il vero dal falso o per meglio dire sgamare le minchiate. Tale abilità o super potere si riversava in toto nel tempio.
Era infatti usanza, quando fra due persone nasceva discordia e i colpi di tua madre di qua e tua madre di là arrivavano a mare, recarsi verso i due laghetti. Il rito prevedeva che scrivessero le proprie ragioni su due tavolette diverse che poi venivano lanciate nei laghetti: la tavoletta che rimaneva a galla era quella veritiera e quindi quella che si portava a casa la ragione.
Proprio per questa sua funzione il tempio di Palikè diventò in men che non si dica meta di rifugio per tutti gli schiavi dell’epoca schiacciati dallo sfruttamento del lavoro.
Il professore era convinto del fatto che se ci fosse stato un tempio di Palikè dentro il Parlamento, avremmo avuto un paese di gran lunga migliore.
Già, perché dentro il tempio dei Palici si era costretti a dire la verità, e quando i padroni andavano a riprendere gli schiavi per riportarli a casa, questi gli facevano promettere condizioni di lavoro più umane che dovevano quindi essere rispettate per forza. Purtroppo nel 1933 i laghetti furono prosciugati e le sue emissioni estratte a scopo industriale per produrre bevande gassate e ghiaccio sintetico.
Il resto della giornata dopo quella spiegazione prese tutta un’altra piega tranne per padre Attilio: comprendendo che in quel posto rifugio per pranzare nisba, ristorante meno che mai, svecchiò un’altra datata usanza cercando di vendere indulgenze in cambio di qualche panino con la frittata. Questa però è un’altra storia….


In Sicilia c'erano i laghetti della verità Td2WVku

In Sicilia c'erano i laghetti della verità OKJwBsr

Fonti: Wikipedia, mensenjoy.com, balarm.it

Fotografie: web
Torna in alto
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.