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Kiyohara Tamayo, dal Giappone alla Sicilia per amore Empty Kiyohara Tamayo, dal Giappone alla Sicilia per amore

Lun 1 Mag 2023 - 18:11
Kiyohara Tamayo, dal Giappone alla Sicilia per amore Kn2MLWt


Conosciuta anche con i nomi di Kiyohara Otama, Eleonora Ragusa e Otama Ragusa, Tamayo è stata una pittrice giapponese che ha vissuto gran parte della sua vita a Palermo. Tamayo Kiyohara, detta O’Tama, ovvero “sfera di cristallo lucente”, dopo aver posato all’età di 17 anni per lo scultore Ragusa, nel 1882, a soli 21 anni, lo seguì fino in Sicilia.


O’Tama Kiyohara, scultura in terracotta di Vincenzo Ragusa, 1883, Galleria di Arte Moderna (GAM), Palermo

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Insieme a lei si trasferirono in Sicilia anche la sorella O'Chiyo, esperta ricamatrice, e il cognato, maestro laccatore: il loro ambizioso progetto era di aprire una scuola d’arte orientale in Sicilia, unica nel suo genere, nella quale insegnare ai palermitani le tecniche giapponesi di pittura, ricamo e lacca.


O’Tama Kiyohara nel 1883 a Palermo

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Pittrice raffinatissima, seppe miscelare il tratto sognante del suo rigido Paese alla cultura europea che prestava orecchio all’Impressionismo e al Vedutismo. O’Tama visse in Sicilia per 51 anni, lavorando e affermandosi come artista al fianco del marito, lo scultore palermitano Vincenzo Ragusa.


Vincenzo Ragusa nel 1888, ritratto proprio da O'Tama Kiyohara

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Figlia di Kiyohara Einosuke, O’Tama nacque a Shiba, quartiere di Minato a Tokyo, dove il padre era custode del famoso tempio buddista Zōjō-ji, e già dalla scuola elementare iniziò a studiare l’arte della pittura in Giappone.


O'Tama Kiyohara, Fenicotteri rosa, olio su tela

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Quelli sono gli anni del periodo Meiji (1868-1912) in cui il Giappone si apre all'Occidente dopo secoli di chiusura al mondo esterno. Si avviano rapporti economici e diplomatici con gli Stati Uniti e l’Europa e per questo motivo l'imperatore Mutsuhito decide di invitare dall’Italia tre artisti che fossero in grado di aprire una scuola d’arte e insegnare così i nuovi stili figurativi.


O'Tama Kiyohara, Quaderno 1 Liber amicorum

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Dall'Accademia milanese di Brera partono così Antonio Fontanesi per la pittura, Giovanni Vincenzo Cappelletti per l’architettura e il palermitano Vincenzo Ragusa per la scultura. I tre daranno vita a Tokyo alla Kobu Bijutsu Gakko.


O’Tama, Due Geishe, arazzo dipinto

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Nel 1878 avviene l'incontro dettato dal destino: all'età di 17 anni O'Tama posa proprio per Ragusa, diventando così la prima giapponese a posare per un artista europeo e, già in questo, è possibile notare come in lei convivessero la tradizione e il desiderio di oltrepassarla senza, però, profanarla.


O'Tama Kiyohara, Paravento con fenicotteri su fondo oro

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A soli 21 anni fece una scelta radicale, quella di sradicare le sue radici e trapiantarle in un altro mondo per amore di colui che sarebbe stato il suo compagno nella vita e nell’arte; accompagnata, come abbiamo visto, dalla sorella e dal cognato, seguì  a Palermo proprio lo scultore Vincenzo Ragusa.


O'Tama Kiyohara, Quaderno 1 Liber amicorum

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Catapultata dal silenzioso e noto oriente al rumoroso e ignoto occidente, O’Tama si ritrova in una città come Palermo così diversa da Tokio, lontana dalla sua famiglia d’origine e parte di una nuova con usi e costumi che avrebbe dovuto fare suoi. A tal proposito esiste un ritratto, molto eloquente, in cui la pittrice ritrae il suocero, che aveva osteggiato con forza il loro rapporto d’arte e d’amore.


il ritratto fatto al suocero, Michele Ragusa, da O'Tama nel 1900

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Ma come nelle più belle favole d’amore, nel 1889 O’Tama Kiyohara (così l'artista giapponese firmava le opere), dopo essersi convertita alla religione cattolica, convolò a nozze con il suo mentore Vincenzo Ragusa, prendendo il nome italiano di Eleonora Ragusa o O'Tama Ragusa.


La notte dell’Ascensione o La benedizione degli animali, dipinta da O'Tama a Palermo nel 1891

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Durante il suo soggiorno palermitano la pittrice giapponese produsse molte opere pittoriche e lavorò anche come illustratrice reporter; nel 1884 fu nominata direttrice della Sezione femminile della scuola d'arte Museo Artistico Industriale - Scuole Officine che il Ragusa aveva aperto (scuola esiste ancora sotto il nome di Liceo Artistico - Vincenzo Ragusa Otama Kiyohara).


la devastazione di Messina vista da O'Tama: Piazza Ottagona  (oggi piazza Filippo Juvara)

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A contatto con la cultura occidentale, la produzione artistica di O’Tama subisce una trasformazione: dal grafismo sintetico giapponese passa al naturalismo,  sperimentando varie tecniche e vari soggetti e spaziando dalle nature morte al ritratto fino alla decorazione di interni.


il Portico della Posta

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Inoltre, assieme al marito veicola in Sicilia e In Italia il giapponismo, quella passione per la cultura e l'arte nipponica che tanta importanza sta avendo in Francia in quegli stessi anni.


Porta Messina, già Porta della Natività o Porta Marina

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O’Tama non era solo artista: ebbe un ruolo importante nel 1901 nell’organizzazione dell’Esposizione nazionale, per la prima volta in Sicilia; nel 1888 fu in prima linea con il marito per dare soccorso durante l’epidemia di colera e nel 1908 accorse a Messina (mirabili tre suoi acquerelli, testimonianza delle rovine) e ospitò alcuni terremotati rimasti senza casa.


O'Tama Kiyohara, Allegoria dell'Italia, 1900

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Nel 1927 muore il marito e i quotidiani giapponesi Osaka Mainichi Shinbun e Tokyo Nichinichi Shinbun la scoprono: saputa la sua storia così particolare pubblicano un romanzo a puntate su di lei, rendendola così famosa in Giappone.


O’Tama Kiyohara nel suo atelier di Shiba

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A quel punto i discendenti della sua famiglia la spronano a tornare in patria: una giovanissima pronipote la va a prendere a Palermo e dopo 51 anni O'Tama Kiyohara nel 1933 sbarca a Tokyo. Sebbene ormai parli a malapena giapponese, apre un atelier a Shiba e qui morirà nel 1939. Per suo espresso volere, metà delle sue ceneri sono tumulate nel tempio di famiglia Chōgen-ji, mentre l'altra metà è sepolta nella tomba del marito nel cimitero palermitano dei Rotoli. Come decorazione c'è una colonna sormontata da una colomba, scultura realizzata dallo stesso Ragusa.


la tomba di Vincenzo Ragusa e O'Tama Kiyohara nel Cimitero dei Rotoli di Palermo

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Una piccola parte delle sue opere sono rimaste in Italia, principalmente a Palermo e si trovano in varie collezioni pubbliche e private. La maggior parte erano conservate in Giappone ma sono state distrutte dai bombardamenti su Tokyo durante la Seconda guerra mondiale.





(dal web)

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Kiyohara Tamayo, dal Giappone alla Sicilia per amore AGls75S

Et si omnes, ego non
A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio
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