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Sab 10 Dic 2022 - 20:31

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La letteratura rappresenta un'autentica isola felice per la fantasia e la creatività, ma è anche il risultato della fascinazione esercitata da lingua, storia e cultura del luogo sugli scrittori dalla cui penna scaturisce. I Parchi Letterari rappresentano un sistema per conservare e rivalutare il vasto patrimonio letterario della Sicilia, terra di narratori e poeti. Aree geografiche corrispondenti ad un autore e alle sue opere da intendersi come percorso d'esperienza umana e letteraria; spazio mentale prima ancora che fisico. I Parchi Letterari permettono la scoperta dei luoghi fonte d'ispirazione per gli autori che hanno raccontato la Sicilia.

Non più rivivere un'opera attraverso l'immaginazione o la fantasia, ma constatare, guardare e toccare personalmente oggetti, case, strade, colline, porti che hanno ispirato i più grandi ed indimenticabili scrittori come Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo o Leonardo Sciascia.

Grazie ai Parchi letterari è possibile conservare, rivalutare e recuperare il patrimonio letterario: un nuovo modo di intendere la letteratura. I Parchi letterari sono rivolti a tutti, giovani ed anziani, affinché meglio conoscano uomini ed ambienti della Sicilia di ieri e di oggi ed incomincino ad amare veramente questa terra, ricca di bellezze ma anche carica di sventure.

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Sab 10 Dic 2022 - 20:37

Parco Letterario Horcynus Orca



Primo fra tutti, dalla punta dell’Isola, il “Parco Letterario Horcynus Orca” dedicato a Stefano D’Arrigo, scrittore di Alì Terme, Messina. Dal percorso seguito dal protagonista del famoso romanzo di D’Arrigo, ‘Ndrja, il parco abbraccia tutta l'area dello Stretto di Messina, la piana di Gioia Tauro, le Isole Eolie e l'Etna.

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Fortunato Stefano D'Arrigo (Alì Terme, 15 ottobre 1919 - Roma, 2 maggio 1992) è stato uno scrittore italiano

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D'Arrigo ha pubblicato relativamente poche opere letterarie, ma il suo romanzo più importante, Horcynus Orca fu considerato un caso letterario, sia durante la stesura, durata più di vent'anni, che al momento della pubblicazione presso Mondadori nel 1975.

Il libro, di 1257 pagine, narra le vicende di ’Ndrja Cambrìa, marinaio della fu Regia Marina che ritorna, dopo il Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943 a Cariddi suo paese natale sulle rive dello Stretto di Messina, scenario magnifico e allo stesso tempo tremendo di tutto il racconto.

Horcynus Orca è un'opera complessa e raffinata costruita con un linguaggio nuovo che ha le radici nell'antica lingua siciliana e affronta il mito del nostos l'eroe errante presente nella letteratura dalle origini fino al mondo contemporaneo, dall'Odissea diOmero all'Ulisse diJames Joyce. La statura dello scrittore e l'immenso valore che il romanzo Horcynus Orca ha nel panorama della letteratura non solo italiana ma universale non consentono una trattazione sintetica e banale e consigliano una scoperta o riscoperta del romanzo stesso attraverso la sua lettura, dato che il romanzo è nuovamente reperibile perché recentemente ripubblicato da Rizzoli

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L’unico parco che abbraccia due regioni, Sicilia e Calabria, è quello dedicato a Stefano D’Arrigo, autore di " Horcynus Orca ", il romanzo che celebra lo Stretto di Messina con i suoi miti e le sue tradizioni cantando, nello stesso tempo , la fine di un’epoca. Un parco scientifico-letterario, che racchiude il lavoro di due enti promotori, la cooperativa sociale Ecos-Med di Messina e il Cric di Reggio Calabria.
Il parco Horcynus Orca si propone di " accompagnare " il visitatore sulle orme del protagonista dell’Horcynus quel " nocchiere semplice della fu regia marina " Ndria Cambria " di ritorno a casa, nel paese dello scilla e cariddi , sul " due mari ".

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Lo Stretto su cui si affaccia e si specchia il villaggio di pescatori che Stefano D’Arrigo chiama Cariddi e colloca nell’attuale Capo Peloro, dove sorgerà " il cuore " del parco sul versante messinese (dall’altra parte sarà a Scilla). Il parco è un grande laboratorio che vuol far vivere i segreti, le correnti e i misteri che, da sempre, animano lo Stretto . E se dai tempi più antichi lo Stretto richiama mostri e paure, il parco li rievoca ma per esorcizzarli finalmente. La Torre degli inglesi, il forte cinquecentesco ai piedi del pilone, accoglierà le apparecchiature tecnologiche e multimediali che consentiranno sia di studiare i fenomeni caotici dello Stretto ( gorghi e mulinelli che intimorivano gli antichi naviganti ), sia di penetrare con lo sguardo nelle profondità di questo specchio d’acqua fino a cogliere le immagini dei mostruosi pesci abissali. Il parco insomma, scommette su un nuovo modello di turismo culturale che valorizza gli ecosistemi.

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Fonti:Balarm, celeste-ots.it,sicilyontour.com

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Dom 11 Dic 2022 - 17:36

Parco Letterario Giovanni Verga

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Scendendo più a sud, sempre nella parte orientale dell’Isola, incontriamo Aci Trezza, a Catania, luogo legato per antonomasia ai Malavoglia di Verga, scrittore verista originario di Vizzini. Il Parco letterario dedicato allo scrittore si snoda lungo lo scenario suggestivo e mitologico della riviera dei Ciclopi, con i suoi tre caratteristici faraglioni, oggi scenario del rito “U pisci a mari”. Il percorso continua poi con il Castello Normanno e il paesino di Aci Trezza con i luoghi dei "Malavoglia", la casa del nespolo, le viuzze, la piazza, la fontana, la chiesa. Infine, i luoghi della pellicola di Visconti “La terra trema” e l’ultimo percorso della barca Provvidenza, dal porto di Aci Trezza verso Capo Mulini e il fiume Aci.

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Giovanni Carmelo Verga (Catania, 2 settembre 1840 - Catanie, 27 gennaio 1922) è stato uno scrittore italiano erato il maggior esponente della corrente letteraria del verismo.

Giovanni Verga nacque il 2 settembre del 1840 a Catania. Il padre, Giovanni Battista, era di Vizzini , dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i baroni di Fontanablanca; la madre si chiamava Caterina Mauro e apparteneva ad una famiglia borghese di Catania. Il piccolo Giovanni fu registrato all'anagrafe di Catania, tuttavia alcuni sostengono che sia nato in contrada Tiepidi, nel territorio di Licodia Eubea nei pressi di Vizzini, ove la famiglia si trovava per evitare l'epidemia di peste che affliggeva Catania

Verga ricevette una buona istruzione: compiuti gli studi primari e medi si iscrisse alla scuola di Antonino Abbate , scrittore, fervente patriota e repubblicano, dal quale assorbì il gusto letterario romantico ed il Patriottismo

L'attività letteraria del Verga, dopo le prime opere giovanili e senza rilievo, può essere divisa in due fasi: una prima dove egli studiò l'alta società e gli ambienti artistici, unendo residui romantici e modi scapigliati con la tendenza generica a una letteratura "vera" e "sociale" e una seconda che può propriamente essere definita quella verità.

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Se per ogni scrittore ha validità il fatto che ogni romanzo ha una propria ambientazione, a maggior ragione gli scritti del "verista" Giovanni Verga non possono che parlare della natura, degli uomini, dei riti e della vita di una certa realtà popolare. La realtà è quella dei paesini catanesi della Riviera dei Ciclopi. Aci Trezza, soprattutto, appare con i suoi luoghi nel romanzo "I Malavoglia", dove è ambientato il lento decadimento della famiglia protagonista. Tutto il paese ne è pervaso: la casa del nespolo, le viuzze, la piazza, la fontana, la chiesa. Lo stesso Luchino Visconti, famoso regista cinematografico, nel celebre film "La terra trema", ambientato sulla costa catanese, utilizzando come attori gli stessi pescatori di Aci Trezza, non fece mistero del fatto che l'opera cinematografica è ispirata ai luoghi e ai personaggi del romanzo verghiano.

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Sempre Aci Trezza fa da sfondo nel racconto "Le storie del Castello di Trezza" di Verga.
Un momento di riflessione s'impone. Il verismo del grande scrittore siciliano, ispirandosi a persone e luoghi di una certa realtà fisica, porterebbero a pensare ad una narrazione estremamente "vera". Ma, così come capita spesso, essendo ogni luogo intriso di storia e di leggenda, ogni scritto, più o meno, si arricchisce di un "magma" estremamente ricco. Capita così che la zona degli Aci è famosa in tutto il mondo per il fatto d'essere legata ai miti narrati da Omero e Virgilio.

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I faraglioni, davanti la costa catanese, ormai sono legati, nell'immaginario collettivo, alle rocce lanciate dal ciclope Polifemo, accecato, contro la nave di Ulisse che fuggiva, brano scritto nell'Odissea di Omero. Sempre nell'area ogni anno il 24 giugno si svolge il rito del "U pisci a mari", festa popolare in onore di S.Giovanni Battista, patrono di Acitrezza. L'antica arte della cattura del pesce spada viene mimata in un rito propiziatorio alla pesca e di tradizione popolare in cui la collettività locale trova la sua identità di gruppo.
Visitare i luoghi ha quindi validità "verista" e mitologica, narrativa e di ritualità arcana, paesaggistica e riconoscibilità della vita stessa di un grande scrittore come Giovanni Verga.

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Fonti: Balarm, celeste-ots.it

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Dom 11 Dic 2022 - 17:49

Parco Letterario Elio Vittorini

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Proseguiamo con il “Parco Letterario Elio Vittorini” a Siracusa. I luoghi vissuti e narrati dallo scrittore, sin dal suo “Conversazione in Sicilia”, un percorso fatto di sentimenti e di storia, seguendo vita e opere dell’autore: l'isola di Ortigia con i tesori del centro storico, la passeggiata al Ponte Umbertino, per arrivare alla scenografica Piazza Duomo dalla forma ellittica. E ancora, il Museo del Cinema, nel palazzo nobiliare Corpaci, dove vengono proiettati film ispirati ai suoi romanzi come "Uomini e no" di Valentino Orsini del 1980 con Flavio Bucci e Monica Guerritore.

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Elio Vittorini (Siracusa, 23 luglio 1908 - Milano, 12 febbraio 1966) è stato uno scrittore italiano.

Elio Vittorini nacque a Siracusa nel 1908 e durante gli anni dell'infanzia seguì il padre ferroviere nei suoi spostamenti di lavoro per la Sicilia. Infatti la sorella nacque a Scicli. Ella diceva: "Qui sono le nostre radici e qui voglio chiudere gli occhi per sempre, nello stesso posto dove li aprii". Infatti chiuse la sua vita a Donnalucata Dopo la scuola di base, Elio frequentò la scuola di ragioneria senza interesse, finché, dopo essere fuggito di casa 4 volte, nel 1924 abbandonò definitivamente la Sicilia.

Lavorò per un certo periodo come contabile in un'impresa di costruzioni in Venezia Giulia e nel 1930 si trasferì a Firenze dove lavorò come correttore di bozze alla "Nazione". Aveva intanto iniziato a scrivere articoli e pezzi narrativi che inviò a Curzio Malaparte che li pubblicò sulla rivista "Conquista dello Stato".
Nel 1927 inviò a "La Fiera Letteraria" il suo primo importante scritto narrativo, Ritratto di re Gianpiero, che gli venne pubblicato. Nel 1929 iniziò a collaborare alla rivista "Solaria" e venne pubblicato sull'"Italia Letteraria" un suo articolo, Scarico di coscienza, in cui accusava laletteratura italiana di provincialismo.
Nel 1931, per le edizioni di "Solaria" uscì il suo primo libro, una raccolta di racconti intitolato Piccola borghesia che venne ristampato da Mondadori nel 1953. Tra il 1933 e il 1934 uscì su "Solaria" il romanzo Garofano rosso a puntate, romanzo che a causa della censura fascista, venne pubblicato in volume solamente nel 1948 da Mondadori.

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Può un personaggio letterario essere legato ad una determinata ambientazione? Diremmo di sì. Può uno scrittore identificarsi con una città? Nella vita e nell'immaginazione, nella personalità e nella cultura locale, risponderemmo lo stesso. Ecco allora che Elio Vittorini può essere collegato alla città di Siracusa. Così l'eccletticità artistica nella storia della città siciliana diventa apertura mentale e contenuto di un grande uomo come Vittorini. Conosciuta è la sua opera svolta a favore della conoscienza della letteratura americana moderna. La forza del suo lavoro culturale sembra appaiarsi all'orgoglio siracusano nella storia, alla sua ricchezza dell'espressione artistica. In tutto il mondo è conosciuta Siracusa, la sua lotta contro gli eserciti romani, la classicità della sua architettura antica. Ma Siracusa ha vissuto il respiro anche di altre epoche storiche ed i suoi monumenti lo testimoniano.

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Il patrimonio "di famiglia" è ampio. Così immaginiamo Vittorini camminare lungo le strade, condividere, come ogni altro siracusano, l'arte esposta (o contenuta in un museo) della sua città. L'isola di Ortigia con i tesori del centro storico, la passeggiata al Ponte Umbertino, la scenografica Piazza Duomo dalla forma ellittica, la splendida cattedrale cuore di Siracusa.

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Nell''opera di Vittorini si trovano tanti riferimenti che sono tappe di un viaggio sentimentale per una ideale "Conversazione in Sicilia" con la Sicilia.
Di questo intreccio tra Elio Vittorini e la sua Siracusa ne è segno paradigmatico il palazzo nobiliare Corpaci che ospita il Museo del Cinema, dove vengono proiettati film ispirati ai suoi romanzi come "Uomini e no" di Valentino Orsini del 1980 con Flavio Bucci e Monica Guerritore.
Investigatori noi, sulle tracce dell'artista, veniamo scoprendo l'arte millenaria di Siracusa e della sua provincia.

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Dom 11 Dic 2022 - 18:05

Parco Letterario Salvatore Quasimodo

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Giù per Ragusa, incontriamo poi il “Parco Letterario Salvatore Quasimodo”, nato dall’idea di Alessandro Quasimodo, unico erede vivente dello scrittore modicano. Il Parco ha sede a Modica, nella casa museo intitolata a Quasimodo arricchita dalla "Quasimodoteca" sita sulla piazza principale della città: un percorso scenograficamente articolato attraverso pannelli che consentono una virtuale immersione nella poesia. Il tour Quasimodiano lega tra di loro tutte le località di ispirazione quasimodiana: Modica, Siracusa, l'Anapo, Roccalumera, Messina, Tindari, isole Eolie. Sono previste delle tappe ad Agrigento, Taormina, Palermo, Selinunte ed Erice.

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Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 - Napoli, 14 giugno 1968) è stato un poeta italiano la cui poetica muove dall'ermetismo, premio Nobel per la letteratura 1959.

Figlio di un ferroviere, Salvatore Quasimodo era costretto a spostarsi frequentemente con la propria famiglia. Subito dopo il disastroso terremoto di Messina del 1908 andò a vivere a Roccalumera dove il padre era stato chiamato per riorganizzare la locale stazione. Prima dimora della famiglia, come per tanti altri superstiti, furono i vagoni ferroviari. Un'esperienza di dolore tragica e precoce che avrebbe lasciato un segno profondo nell'animo del poeta.
Nella città dello Stretto Quasimodo compì gli studi fino al conseguimento, nel 1919, del diploma presso l'Istituto Tecnico "A. M. Jaci", sezione fisico-matematica. All'epoca in cui frequentava lo "Jaci" risale un evento di fondamentale importanza per la sua formazione umana e artistica: l'inizio del sodalizio con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira (compagni di scuola superiore), che sarebbe poi durato tutta la vita. Negli anni messinesi Quasimodo cominciò a scrivere versi.
Nel 1919, appena diciottenne, Quasimodo lasciò la Sicilia con cui avrebbe mantenuto un legame edipico, e si stabilì a Roma. In questo periodo continuò a scrivere versi che pubblicava su riviste locali soprattutto di Messina.
L'assunzione al Ministero dei Lavori Pubblici, con assegnazione al Genio Civile di Reggio Calabria, assicurò finalmente a Quasimodo la sopravvivenza quotidiana. Il riavvicinamento alla Sicilia, i contatti ripresi con gli amici messinesi della prima giovinezza, soprattutto il "ritrovamento" con Salvatore Pugliatti, insigne giurista e fine intenditore di poesia, valsero a riaccendere la volontà languente, a far sì che Quasimodo riprendesse i versi del decennio romano, per limarli e aggiungerne di nuovi. Nasceva così in ambito messinese il primo nucleo di Acque e terre.

Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi


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Il Parco Letterario intitolato a Salvatore Quasimodo nasce dall’idea di Alessandro , figlio e unico erede vivente del poeta, di riunire quanti hanno contribuito a divulgare le opere di Quasimodo in Sicilia: Francesco Giunta e Maria Elena D’Angelo dell’associazione Cielozero di Palermo , i fratelli Carlo e Sergio Mastroeni di Roccalumera dell’associazione Impegno Civile e Walter Buscema ed Ernesto Ruta che hanno avviato , con lo staff della cooperativa Etnos , il primo nucleo della casa museo Quasimodo a Modica. La finalità del Parco Letterario è quella di far rivivere la poesia nei luoghi tanto amati dal premio Nobel e insieme di valorizzare quei luoghi alla luce dell’evocazione poetica .Il Parco Letterario avrà come primo polo fisso Modica , con la casa museo di Quasimodo sita in via Posterla. Nella Quasimodoteca , sulla piazza principale, tutte le opere di e su Quasimodo saranno accessibili attraverso sistemi multimediali ( anche via internet) . Otto pannelli recanti poesie consentiranno ai visitatori di seguire itinerari quasimodiani nei quartieri del centro . L’altro polo del Parco sarà la Torre saracena di Roccalumera.



Nel sito verrà allestita un’esposizione di gouache di Quasimodo e sarà fatta rivivere la voce del poeta. Un viaggio sentimentale presentato da un cantastorie si snoderà di qui per l’antico quartiere dei pescatori, detto ‘u bagghiu.

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Dom 11 Dic 2022 - 19:03

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Parco Letterario Nino Savarese



Nell’entroterra siciliano, nella provincia di Enna si estende il “Parco Letterario Nino Savarese”, dedicato allo scrittore, saggista e poeta ennese. Il percorso parte da Enna, dalla Rocca di Cerere e dal Castello di Lombardia; si passa, poi, dalla valle-quartiere di Valverde, nella tradizione dimora di Demetra, sino ad arrivare alla torre di Federico. Scendendo per il centro storico, si passa per la chiesa Madre e i due musei, Alessi e Varisano. Poi si va per chiese, monasteri, palazzi antichi (Chiara monte, Pollicarini, Benedettini, Varisano) e così via, nel cuore della città. Di seguito incontriamo il villaggio Pergusa con il suo mitico lago, la zona di Grottacalda, Valguarnera e poi giù sino ad Aidone con gli scavi di Morgantina e Piazza Armerina.

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Nino Savarese (Castrogiovanni, oggi Enna, 1882 - Roma, 1945) è stato uno scrittore italiano. Fu uno dei principali narratori durante il ventennio fascista.
Savarese fu un romanziere di prestigio, e di fama nazionale. Le sue opere sono contraddistinte da una prosa "rondesca", che interpreta con la lirica la realtà. Tra i suoi numerosi romanzi si ricordano:
L'altipiano (1915)
Malagigi (1929)
Storia di un brigante (1931)
Rossomanno (1935)
I fatti di Petra (1937)
Nel 1940 pubblicò Cose d'Italia, raccolta di articoli giornalistici, mentre nel 1945 lasciò in Cronachetta siciliana dell'estate 1943 un interessante diario dello sbarco in Sicilia delle truppe americane e dei bombardamenti che ne seguirono mentre le truppe tedesche battevano in ritirata. I pensieri dell'autore sugli orrori della guerra permeano l'intera opera di risvolti morali.
...Trasferitosi nel 1905 prima a Palermo (dove frequentò il liceo), successivamente a Roma nel 1909, a causa della sua sete di cultura e il desiderio di concretizzare le sue ambizioni di scrittore, entrò in contatto con l'intellighenzia romana. Qui conobbe Maria Savoca, di famiglia nobile che non lo accettò mai appieno, che sposò nel 1931. Alle sue nozze ebbe in regalo dall'amico Guttuso un ritratto, oggi custodito nella biblioteca comunale di Enna.

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Interrompendo il suo soggiorno romano con continui ritorni ad Enna, Savarese nel 1927 fonda sull'isola, con il suo amico Francesco Lanza (nato a Valguarnera (Carope), il paese nel Parco letterario rappresenta un "cosiddetto nodo letterario") il periodico “Lunario Siciliano” a cui collaborarono importanti firma come: Aurelio Navarria, Arcangelo Blandini, Emilio Cecchi, Telesio Interlandi. La rivista cambiò, l'anno seguente la sede, trasfererita a Roma. Qui iniziò una seconda fase con collaborazioni del calibro di Giuseppe Ungaretti, Vitaliano Brancati, Elio Vittorini, Silvio D’Amico e cioè dei più grandi nomi della letteratura italiana dell’epoca...

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Nel quartiere del mercato più vecchio della città di Enna (allora Castrogiovanni), si trova la casa di Nino Savarese. Nato nel 1882 nella piccola città al centro dell'isola da famiglia numerosa, divise la sua fanciullezza tra Enna e tra il podere di San Benedetto, dove osservò attento il mondo contadino che descrisse nella sua opera: della povertà e del dramma sociale dei contadini siciliani e della loro diffidenza innata nei confronti dello stato. Nel suo dramma in quattro quadri “Il Figlio della Pace”, Savarese espresse tutto il suo amore per la campagna, ed un accorato rimpianto di un mondo, forse perso, naturale e semplice, di una vita sana, in una comunione ideale tra uomo, terra, animale e cielo. Come ogni ennese, la sua vita si divise tra la necessità di partire e l'amore per la propria città, ricca per altro di vestigia preziose dell'antichità. L'ampia natura, che circonda il luogo, ricca di boschi e aree coltivate, laghi (quello di Pergusa) e resti storici importantissimi come la Villa romana del Casale di Piazza Armerina (oggi Patrimonio dell'Umanità) danno al Savarese una coscienza ed un cuore profondo ben inserito nella natura che circonda Enna.

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L'amore gli fa scrivere:
"il mare da noi c'è e si estende a perdita d'occhio, è da antichissima data che lo abbiamo noi il mare, unico al mondo, si trova disteso ai fianchi e da tutte le parti del nostro 'alto' paese, solo che non di acqua frastornante ed invadente si è il nostro mare, ma cangiante di silenziose ed ondeggianti spighe si è fatto di grani si è, che il frumento ad ogni stagione, ed in maniera diversa, ci dà da mirante e a fame il pane più 'bello' del mondo".

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Nella sua opera di scrittore Savarese modellò la Sicilia come luogo morale e necessità culturale, in cui al ritorno alla natura (lontani dalla vita di città e dalla scienza moderna), si esprime la rappresentazione di una società ideale senza più nè servitù né povertà, e che, grazie alla riconquista di una terra ampia e produttiva, non conosce termini quali «avarizia, invidia o furto».
Sin dalla creazione dei Parchi letterari siciliani la Fondazione Ippolito Nievo, per volontà di Stanislao Nievo (pronipote di Ippolito), si definì la volontà di dedicare uno dei Parchi a Nino Savarese, perchè, nella sua importante opera di scrittore, riconosciuta in Italia e nel mondo, i luoghi dell'ennese sono stati, in una corrispondenza biunivoca, fonti primarie di ispirazione e scenario naturale dei suoi scritti. Attraverso il Parco letterario si va alla riscoperta di Enna, con i suoi monumenti, le sue strade, quartieri e chiese, a cui si aggiunge l'ampio spazio naturale, estremamente suggestivo e vitale, scrigno della Sicilia posto esattamente al centro del suo cuore sconosciuto.

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"Ho camminato senza compagni sulla rena ed il vento ha cancellato le mie orme ... sullo sfondo d'un cielo turchino vedo il mio altopiano; scendono tra il verde dei suoi fianchi le vie battute come nastri da un cesto ed un striscia di case biancheggia al sole ... sei ancora in me con tutte le tue voci, con tutte le tue luci, con tutte le tue forme fatte piccole e umili perchè io le cogliessi e le portassi ovunque nel mio ricordo ..."

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Dom 11 Dic 2022 - 20:07

Parco Letterario Leonardo Sciascia

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Nel nisseno, impossibile non citare il “Parco Letterario Leonardo Sciascia”, immerso tra borghi silenziosi e zolfatare. Il Parco Letterario è suddivisibile in vari itinerari: un primo e generale itinerario è quello ferroviario. Si tratta di due percorsi, che congiungono, il primo, Caltanissetta, Racalmuto e Agrigento, percorrendo così il primo viaggio che fece Sciascia bambino; il secondo Villarosa, Imera, Caltanissetta Xirbi e Mimiani-San Cataldo, che attraversa i principali scali minerari del nisseno.

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«Bisogna andare in Sicilia per constatare quanto è incredibile l'Italia»

«Ti accludo uno scritto d'un maestro elementare di Racalmuto (Agrigento) che mi sembra molto impressionante»
(Lettera di Italo Calvino a Alberto Carocci, 8 ottobre 1954)


Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 - Palermo 20 novenbre 1989) è stato uno scrittore, saggista e politico italiano. Collaboratore di quotidiani e riviste ha sempre preso parte attivamente ai problemi politici e sociali del paese.

Sciascia nasce a Racalmuto in provincia di Agrigento, allora detta Girgenti, primo di tre fratelli, da un impiegato, Pasquale Sciascia, e da una casalinga, Genoveffa Martorelli. La madre proviene da una famiglia di artigiani mentre il padre è impiegato presso una delle miniere di zolfo locali e la storia dello scrittore ha le sue radici nella zolfara dove hanno lavorato il nonno e il padre.
Nel 1935 si trasferisce con la famiglia a Caltanissetta dove si iscrive nell'istituto nel quale insegna Vitaliano Brancati che diventerà il suo modello e che lo guida nella lettura degli autori francesi, mentre l'incontro con un giovane insegnante, Giuseppe Granata (che fu in seguito senatore comunista), gli fa conoscere gli illuministi e la letteratura americana.

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Leonardo Sciascia nacque a Racalmuto in provincia di Agrigento nel 1921 e morì a Palermo nel 1989 (autore di celebri saggi e romanzi come "Morte dell'Inquisitore" e "A ciascuno il suo"). Sciascia, uomo profondamente siciliano, nel suo impegno civile, concepisce la vita come confronto tra le qualità dell'uomo e realtà perversa che cerca di annullarlo come individuo. La "lotta" si declina con diversi poteri, dalla Mafia alla proprietà di Zolfarare o Saline, che prendono la materialità, come in quest'ultime, del paesaggio stesso della Sicilia, come il destino stesso della vita in tutte le sue caratterizzazioni. Il siciliano nasce prigioniero di una realtà intrinseca alla Sicilia stessa, ma è nella nobiltà del suo essere, nella dignità d'essere nato uomo libero, ciononostante, che si svolge l'arduo destino che lo coinvolge con un potere che è natura stessa, addirittura paesaggio stesso e materia dello scontro tra, appunto, bene e male. A tal proposito, Sciascia scrive "Il giorno della civetta" dove si tratta il tema della Mafia attraverso il dualismo tra il vecchio mafioso Don Mariano e l'ufficiale dei Carabinieri Bellodi.

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Le saline e il mondo delle zolfatare, le Masserie e i campi arsi da un sole implacabile, terra arida e assolata, scenario siciliano dove la realtà della presenza della Mafia è connaturata con gli eterni problemi della giustizia e dell'impegno civile, se vogliamo l'opera stessa di Sciascia ha creato il Parco letterario a lui dedicato, che diviso in più possibili itinerari permette la visitazione culturale e materiale della sua immaginazione letteraria.
Il primo riguarda Racalmuto e Caltanissetta, la sua casa natale di Racalmuto e la zona del mercato nel capoluogo.
Il secondo itinerario riguarda le miniere di zolfo e le saline (ambiente del racconto "La paga del sabato"), dove la decadenza dell'industria mineraria siciliana rappresenta l'alienazione tipica dell'uomo ed i tristi temi di sfruttamento e disfunzione.
Il terzo itinerario riguarda le feste popolari e religiose che si svolgono nei paesi dell'area, e che sono proprie della sua visione religiosa. I siciliani dialogano più con i Santi che con Dio, ma la sostanza della loro fede non potrà mai permettere una rivoluzione civile senza prima passarne una religiosa.
Il quarto ed ultimo itinerario si realizza con dei viaggi in treno, che percorrendo quelli fatti dall'autore (soprattutto da bambino), restituisce il panorama proprio dell'immaginario dello scrittore, dove si svolge la maggiorparte dei suoi racconti.

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Lun 12 Dic 2022 - 18:18

Parco Letterario Luigi Pirandello

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Grande maestro del Novecento e dell’umorismo “smascherato” fu poi Pirandello, la cui anima ancora riecheggia ad Agrigento. Cuore del parco la sua casa natale, sita in contrada Caos e divenuta casa-museo. A seguire, la memoria dello scrittore agrigentino si estende lungo la Passeggiata al Pino verso la tomba dell’autore, il teatro e la biblioteca a lui dedicati e Porto Empedocle.

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«Per il suo coraggio e l'ingegnosa ripresentazione dell'arte drammatica e teatrale»

Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 - Roma, 10 dicembre 1936) fu un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1934.

Pirandello nacque nel 1867 a Càvusu, luogo che al momento della sua nascita aveva cambiato la sua denominazione originaria in "Caos", (località attualmente parte del comune di Porto Empedocle, che a quel tempo apparteneva per metà al primo e per metà al comune di Girgenti, oggiAgrigento), da Stefano e Caterina Ricci Gramitto, in una famiglia a condizione borghese dalle tradizioni risorgimentali...

...Nel 1903, un allagamento e una frana in una miniera di zolfo del padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico.
Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella andava sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle quali o Antonietta rientrava dai genitori in Sicilia, o era Pirandello a esser costretto a lasciare la casa.
Solo diversi anni dopo, nel1919, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico.
La malattia della moglie portò lo scrittore ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicanalisi di Sigmund Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia mentale.
Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso la cattedra di stilistica all'Istituto superiore di magistero femminile, lo scrittore dovette impartire lezioni private di italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Dal 1909 iniziò anche una collaborazione con il Corriere della Sera.

Il suo primo grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, pubblicato nel 1904 e subito tradotto in diverse lingue. La critica non dette subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo riconosciuto si dovette aspettare il1922, quando si dedicò totalmente al teatro.

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Il Parco Letterario Luigi Pirandello intende rappresentare un importante momento di riscoperta dei luoghi, dei quartieri , delle contrade ma anche dei comportamenti e della cultura descritti nei romanzi, nelle novelle e nei drammi dell’Autore. La Casa sita in contrada Caos , nel territorio di Agrigento , è oggi un Museo e il Caos – nome che Pirandello tramutò in simbolo – sta per diventare il cuore del Parco Letterario che gli è intitolato.

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Saranno realizzati itinerari culturali e teatrali nei luoghi pirandelliani, supportati da mappe, schede illustrative , bacheche .Questi itinerari saranno effettuati dai visitatori coi mezzi più diversi ( dalla carrozza a cavalli all’auto d’epoca, dalla bicicletta alla vettura elettrica al treno ). Le varie soste corrisponderanno a momenti di ricostruzione scenica della memoria letteraria attraverso filmati, animazioni teatrali, musica, cantastorie, fotografie, strumenti multimediali .L’obiettivo ultimo : realizzare una grande " città teatro "sul territorio. Le atmosfere dei vicoli e dei paesaggi , i prodotti delle botteghe artigiane , i sapori della cucina siciliana saranno riproposti " dal vivo " , per rendere così più coinvolgente possibile " il viaggio " dei visitatori nel Parco . Agrigento , Porto Empedocle e i comuni limitrofi saranno così fulcro di un’intensa attività culturale e di studi.

Il Parco Letterario “Luigi Pirandello” si articola in una serie di Viaggi Sentimentali che coinvolgono sette elementi del territorio della Provincia di Agrigento:

Il Caos – Casa Natale di Pirandello

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Il Mare e La Costa

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Il Centro Storico di Agrigento

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Il Centro Storico di Porto Empedocle

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La Valle dei Templi

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Le Periferie Urbane

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Le Miniere

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" Io dunque sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale , Càvusu dagli abitanti di Girgenti….corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xaos…"

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Fonti: Balarm.it, celeste-os.it, parcoluigipirandello.it

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Lun 12 Dic 2022 - 18:29

Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa

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Ultimo, il padre del Principe di Salina, Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il Parco Letterario intitolato allo scrittore, palermitano di nascita, comprende un vasto territorio della Sicilia occidentale che da Palermo, Villa Boscogrande, dove lo scrittore nacque e scrisse “Il Gattopardo”, bestseller del ’58, si estende a Santa Margherita di Belice nello splendido palazzo Filangeri Cutò, dove trascorse l'infanzia e a Palma di Montechiaro, feudo di famiglia

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« Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'è »
(Tancredi Falconieri, nipote del Principe Fabrizio, ne "Il Gattopardo")

Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo, 23 dicembre 1896 - Roma, 23 luglio 1957) è stato uno scrittore italiano.
Scrittore dalla complessa personalità, è stato autore di un unico romanzo: Il Gattopardo . Personaggio molto taciturno e solitario, passò gran parte del suo tempo leggendo e meditando e soleva dire di se stesso: «Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone».

Don Giuseppe Tomasi, 12° duca di Palma, 11° principe di Lampedusa, barone di Montechiaro, barone della Torretta, Grande di Spagna di prima classe (titoli acquisiti il 25 giugno 1934 alla morte del padre), nacque a Palermo da Giulio Maria Tomasi (1868 - 1934) e da Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò (1870 - 1946). Rimasto figlio unico dopo la morte della sorella maggiore Stefania a causa di unadifterite (1897), Giuseppe Tomasi fu molto legato alla madre, donna dalla forte personalità che ebbe grande influenza sullo scrittore.Non lo stesso avvenne col padre, un uomo dal carattere freddo e distaccato. Da bambino studiò nella sua grande casa a Palermo sotto l'insegnamento d'una maestra, della madre e della nonna...

...Tomasi di Lampedusa fu spesso ospite presso un suo cugino, il poeta Lucio Piccolo, col quale si recò nel 1954 a San Pellegrino Terme, per assistere ad un convegno letterario cui il cugino era invitato. Lì conobbe Eugenio Montale e Maria Bellonci. Si dice che fu al ritorno da quel viaggio che iniziò a scrivere Il Gattopardo, che ultimò due anni dopo, nel 1956. All'inizio il romanzo non venne preso in considerazione dalle case editrici a cui venne presentato ed i rifiuti riempirono Tomasi di amarezza.
Nel 1957 gli venne diagnosticato un tumore ai polmoni, e morì il 23 luglio. Il romanzo venne pubblicato postumo nel 1958, quando Elena Croce inviò il romanzo a Giorgio Bassani che lo fece pubblicare presso la casa editrice Feltrinelli, rimediando all'impressionante errore di giudizio di Elio Vittorini che, per conto della editrice Einaudi, non s'era a suo tempo accorto di aver letto un assoluto capolavoro della letteratura italiana. Nel 1959 il romanzo vinse il Premio Strega.

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Il Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa comprende un vasto territorio della Sicilia occidentale che da Palermo, in cui lo scrittore nacque e scrisse Il Gattopardo , si estende a Santa Margherita di Belice , in cui trascorse lunghi giorni felici nell’infanzia e nella giovinezza , e a Palma di Montechiaro , feudo di famiglia .

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Giovanni Tomasi di Lampedusa si dedicò alla narrativa negli ultimi anni, dal 1955 alla morte ; il Gattopardo , uscito postumo – storia del principe Fabrizio Salina e della sua famiglia nella Sicilia dello sbarco dei Mille e del trapasso di regime – fu un caso letterario clamoroso.

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Uomo di grandi contraddizioni, aristocratico e siciliano nel profondo , Tomasi sapeva però essere spietatamente critico nei confronti della sua classe e della sua terra . Il Parco è un’articolazione di suggestioni e di luoghi. Palermo fascinosa e enigmatica città: il Gattopardo la descrive in uno dei ricorrenti momenti di transizione , di grandi cambiamenti che una magia tutta siciliana riesce a riassorbire in immobilità ; gli itinerari del Parco Letterario la percorrono per gran parte del centro storico includendo la villa della famiglia Tomasi e villa Boscogrande , set di alcune scene del film di Visconti . La sede palermitana del Parco Letterario è a ridosso della storica piazza Marina, vicina al palazzo in cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa visse nell’ultima parte della sua vita .

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