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Villino Basile (Santa Flavia) un gioiello in abbandono Empty Villino Basile (Santa Flavia) un gioiello in abbandono

Dom 1 Gen 2023 - 17:09

Villino Basile, un gioiello in abbandono

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È risaputo che Bagheria sia la “città delle ville”, e di questo ce ne vantiamo a più non posso spesso anche in maniera opinabile. Non tutti sanno però che non è propriamente una nostra esclusiva...anche il borgo di Santa Flavia, nato come colonia fenicia, a partire dal XIX secolo, contestualmente al prolungamento della ferrovia sin lì, si trasformò in meta della nobiltà palermitana. All’epoca certo non si trattava di treni rapidissimi, i nostri poi non lo sono neanche adesso se ci pensate, però pur sempre più veloci di cavalli e carretti, tanto da far gola ai ricchi palermitani.
Questa fu la causa del loro interessamento per Santa Flavia e di quell’ondata che li condusse sin lì. Così nei pressi della stazione e poi giù sino al mare di Porticello, iniziarono a comparire sontuose ville in stile Liberty.
La più nota per antonomasia è il Villino Basile, edificato tra il 1874 e il 1878, come residenza per la villeggiatura estiva della famiglia dell’architetto Ernesto Basile, che la realizzò in collaborazione con il padre Giovan Battista Filippo, lo stesso con cui progettò niente meno che il Teatro Massimo di Palermo, l’esecuzione forse più nota.

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Ernesto Basile grazie ai suoi lavori fu conosciuto in tutta Europa per essere tra i protagonisti della stagione del Liberty. Una buona porzione di edifici palermitani è frutto del suo ingegno e ancora oggi, passeggiando per la città, la sua impronta è viva.
Da Casa Utveggio alle officine Ducrot, passando per Villa Igiea, lo Stand Florio e svariati edifici tra chioschi, dimore private dove si occupò anche degli arredi, chiese, teatri e architetture funebri, tutto ci riporta al suo intervento che ha plasmato l’aspetto della bella Palermo. Certo è che di Santa Flavia doveva essersi innamorato davvero, tant’è che lì lavorò anche ad altri progetti, come quelli di Villa Filangeri e di alcune dimore private.

Del resto Santa Flavia è un piccolo borgo nei pressi di Palermo, nonché una località balneare che si affaccia su uno dei golfi più belli di tutta la Sicilia e che, grazie alla sua posizione, ha instaurato un legame indissolubile con il mare che da sempre attira sia avventori occasionali che coloro che vi si sono stabiliti eleggendola a sede del sollazzo vacanziero. Proprio all’incrocio della stazione ferroviaria sorge il Villino Basile con il suo vivace prospetto rosso, dove una struttura a pianta rettangolare si sviluppa inglobando una sorta di torre circolare.

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Tipici elementi del Liberty ricorrono anche qui, tra questi la linea curva dei rosoni decorativi che in qualche maniera separano la parte inferiore dell’edificio da quella superiore, e che si ritrova anche nelle finestre che risultano così “alleggerite”.
Oggi la villa è chiusa e come la maggior parte delle altre dimore di origine aristocratica e non solo, non visitabile.

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Purtroppo si può parlare di scempio e degrado per un edificio di chiaro interesse storico artistico. E la stranezza è che non ci sia alcuna pubblicazione che parli di questo edificio e non si trovano fotografie degli interni.
Questo lo si potrebbe anche spiegare dal momento che si trattava di un progetto personale, un edificio eretto per la propria famiglia, per cui non finito sui libri di architettura. La vera stranezza è che neanche gli abitanti di Santa Flavia e dintorni, o studiosi addetti ai lavori, ne sappiano nulla.

La Villa è ancora oggi privata, questo solo sappiamo, non è chiaro se sia ancora in possesso dei discendenti della famiglia Basile o se acquistata da altri nel tempo, si sa solo che i proprietari vivono in un non precisato “fuori” e che la dimora sia in totale stato di abbandono.

Questo più che altro sono i nostri occhi a dircelo tutte le volte che passiamo di lì. La tentazione a sbirciare dentro viene eccome, e anche il sospetto che qualcuno potenzialmente lo abbia già potuto fare è spiccato. D’altra parte deve esserci stata una certa latitanza anche delle istituzioni che non hanno saputo o potuto intervenire, al punto da arrivare allo stato attuale. È un peccato che non si sfrutti l’edificio che per altro si trova in una evidente posizione strategica per il turismo della zona, salvandolo in primis con un restauro, prima che i segni del tempo e le loro conseguenze diventino inevitabili.

Che siano i proprietari, gli amministratori locali, fondazioni come il FAI o un qualche illustre cittadino amante dell’architettura di Basile, resta la speranza e soprattutto il desiderio che si intervenga.

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Fonte: balarm.it

Fotografie: web
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