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Borgo Oliveri (ME)
Sab 14 Gen 2023 - 10:45
Borgo Oliveri, dove è sempre primavera
Chi non ha sognato almeno per una volta di vivere in un paese dove è sempre primavera, in una ridente località balneare dal clima mite in tutte le stagioni dell'anno. L'antico borgo di Oliveri si estende ai piedi di una rupe dove sorge il più antico castello medioevale della Sicilia, su una pianura dove cresce rigogliosa una ricca flora di piante sempre verdi.
Si affaccia sul mare, nel golfo della "Baia dei Miracoli" tra capo Tindari e capo Milazzo, di fronte alle isole Eolie. Oliveri è il paese della perenne vegetazione sempre verde, dell'eterna primavera. Non conosce il grigiore pungente del freddo invernale, ne i colori cangianti e malinconici dell'autunno, tanto che si continuano a seminare le patate in campo aperto anche nei mesi più freddi.
Il nome di Oliveri derive dall'arcaica parola indigena "Liviri", che nella sua primordiale accezione significa calma, pace ed anche ulivo. Di uliveti la zone è ancora ricca ed ancora oggi vengono comunemente chiamati "livara". Il suo multiplo significato spiega perché l'ulivo è il simbolo della pace. Le ipotesi, avanzate da taluni, che Oliveri derivi da Oliverio, noto paladino carolingio, o da Bernardo Oliveris, cavaliere che accompagnò Pietro III d'Aragona in Sicilia, non sono attendibili, anzi sono completamente da escludere.
Infatti, in una cartina geografica intorno all'anno 1000, Oliveri è riportata come "Liberi"; questo cambiamento da "Liviri" è semplicissimo da spiegare, sia perché nella lingua parlata siciliana si ha che la "i" passa in "e", come riportato da Giuseppe Pitrè nel suo saggio del dialetto e delle parlate siciliane, sia perché pressi gli Arabi di allora la lettera "v" si scriveva la "b". Infine c'è da notare che gli abitanti di Oliveri a tutt'oggi in gergo locale sono chiamati "Liviroti".
Così dice di Oliveri il noto geografico Edrisi (Abù Abd Allah Muhammad ibn Idris) nel "il libro di Ruggero": "Labiri (si legge come Liviri) è bello e grazioso casale, con un grande castello in riva al mare. Ha un mercato, un bagno, delle case, delle buone terre da seminare, dei ruscelli perenni sulle sponde dei quali si stendono dei campi da seminare e vi sono impianti alcuni mulini. Possiede anche un bel porto nel quale si fa copiosa pesca di tonno.
Non vi è una data certa della nascita del comune di Oliveri, che avvenne probabilmente tra il 1810 e il 1815.
Il primo a tramandare il nome Oliveri fu lo scrittore Edrisi, incaricato dal Gran Conte Ruggero, descrivendo "Labiri (Oliveri) come un bello e grazioso casale, con un grande castello in riva al mare, delle case, delle buone terre da seminare, dei ruscelli perenni sulle sponde dei quali erano impiantati alcuni mulini e con un bel porto nel quale si faceva copiosa pesca di tonno".
Il borgo, di origini antichissime. Il primo nucleo abitativo nei pressi di Oliveri fu fondato sul monte Tindari dai Dori, che fin dall'inizio utilizzarono il paese come centro costiero. Come tutta la Sicilia passò poi sotto il dominio romano e sotto di loro è divenuta nota la grande pescosità del suo mare.
Nel 1088, per decreto del Gran Conte Ruggero, il territorio compreso tra i fiumi Elicona e Montagna fino a mare passò nelle mani dei monaci benedettini di Patti. Nel 1360 il Re Ferdinando d'Aragona, per farne regalo al suo secondogenito, staccò dalla concessione fatta ai monaci, il castello, il feudo e la tonnara di Oliveri.
Durante il Medioevo appartenne a diverse famiglie feudali: a Ferrario Abellis, a Vinciguerra Alagona nel 1360, a Raimondo de Azuar, agli Spatafora nel 1408, ai Gioieni, a Francesco Ardoino nel 1608, al principe di Carini nel 1650 e infine ai Paratore nel XVIII secolo.
Tra i monumenti, particolarmente rilevante da un punto di vista architettonico risulta il Castello Medievale costruito nel sec. XII e successivamente restaurato.
L'attuale denominazione del paese viene dal condottiero Carlo Oliveris del quale gli abitanti del luogo hanno voluto ricordare la cortesia. Il fatto risale certamente all'epoca in cui, mancando la scrittura, il compito di esaltare le gesta degli eroi era affidata ai poeti popolari, girovaganti per le piazze del paese, che scatenavano le fantasie degli astanti e l'entusiasmo popolare.
Il primo nucleo abitativo nei pressi di Oliveri fu fondato sul monte Tindari dai Dori, che fin dall'inizio utilizzarono il paese come centro costiero. Come tutta la Sicilia passò poi sotto il dominio romano e sotto di loro è divenuta nota la grande pescosità del suo mare. Nel 1088, per decreto del Gran Conte Ruggero, il territorio compreso tra i fiumi Elicona e Montagna fino a mare passò nelle mani dei monaci benedettini di Patti. Nel 1360 il Re Ferdinando d'Aragona, per farne regalo al suo secondogenito, staccò dalla concessione fatta ai monaci, il castello, il feudo e la tonnara di Oliveri.
Fino agli anni '60 la tonnara di Oliveri era una delle più importanti della Sicilia. Oggi il paese ha una vocazione turistica.
La vicinanza al mare gioca a favore del paese, frequentato dal turismo balneare, ma il centro storico di Oliveri non è privo di testimonianze storico-artistiche interessanti, che ne fanno un piccolo tesoro da scoprire. La piazza Dante, nel cuore del paese, è dominata dalla chiesa Parrocchiale di San Giuseppe, scrigno di un bellissimo Crocifisso affisso sopra l’altare maggiore, e di pregevoli statue lignee che raffigurano San Giuseppe, l’Immacolata e Santa Rita. Dotato della sagrestia annessa nel 1953, l’edificio è stato accuratamente restaurato nel 1980.
Continuando la passeggiata si scopre la bellezza delle vie Palermo e Roma, con il loro tripudio di fiori e alberi, e ci si imbatte nel monumento ai Caduti, un’opera in pietra che rappresenta un soldato a capo scoperto e torso nudo. Da vedere anche la piazza Pirandello, a pianta quadrata e completamente coperta di mattonelle, ad eccezione delle aiuole fiorite e dei giovani pini; su di essa veglia il moderno Palazzo Comunale, con la facciata candida che ben si addice alla cittadina di mare.
Si può anche osservare un’opera unica nel centro del borgo. “I musicisti”, un’opera artistica realizzata da un artigiano locale, rappresentante quattro musicisti che suonano vicino ad una panchina. La caratteristica di questi, è che sono del lampioni, dalla luce gialla e calda, e l’effetto è molto scenografico. Pare che siano in programma anche altre statue in questo stile che andranno ad arricchire le vie del centro.
Purtroppo non si può più vedere la vecchia tonnara, che in passato rivestì un ruolo fondamentale per l’economia di Oliveri. Fondata probabilmente nel corso della dominazione araba, la tonnara nei periodi di massimo splendore raggiungeva un pescato di circa mille tonni a stagione, con un’attività che iniziava a maggio e terminava ai primi di luglio. Dopo aver raccolto il bottino le imbarcazioni apposite, i cosiddetti ‘palischermi’, tornavano a riva e il giorno successivo si scioglieva il voto fatto alla Madonna nera del Tindari, rendendole grazie per la pesca abbondante e offrendole il ricavato della vendita di un tonno, come prevedeva la promessa fatta a inizio stagione. L’ultimo anno di attività della tonnara fu il 1967, ma l’anno successivo la scarsità di pesce lo costrinse alla chiusura e lo stabilimento venne abbattuto, per fare spazio a un grande residence turistico che si chiama tuttora ‘La Tonnara’. Unico frammento di memoria, ancora legato a quella fervida attività, è un antico palischermo sopravvissuto alla demolizione.
Il turismo a Oliveri si basa soprattutto sulle meravigliose spiagge puntellate di anfratti e calette nascoste. Il litorale di Oliveri è caratterizzato da un mare tiepido, limpido e trasparente. Un vero e proprio capolavoro è la Spiaggia di Marinello, un angolo di paradiso compreso tra Tindari e Capo Milazzo. L'arenile si estende per circa 2 km verso est, formando una serie di laghetti marini dal fascino pittoresco: i Laghetti di Marinello. Si tratta di specchi d'acqua dalla forma cangiante creati da sottili lingue di sabbia bianca. Questo luogo suggestivo è raggiungibile in barca da Oliveri.
L’area costiera fa parte della riserva ‘Laghetti di Marinello’, istituita nel 1998 e affidata alla cura della Provincia Regionale di Messina, e racchiude in una porzione territoriale ridotta un grande numero di ambienti diversi: dalle sabbie marine all’ambiente lacustre salmastro, dai pendii ripidi alle rupi a strapiombo sul mare, sino alle coltivazioni di ulivi e viti. Particolarmente interessanti si rivela i laghetti salmastri posti sotto le rupi di Capo Tindari, che insieme ai laghi di Ganzirri sono l’ultimo esempio di ambiente salmastro costiero della Sicilia nord-orientale.
In questo tranquillo borgo, si potranno assistere durante il periodo estivo, ad eventi di piccoli artisti che suonano in strada. O di artisti affermati, che si esibiscono al Teatro Greco di Tindari, o al Castello di Oliveri.
Inoltre, Oliveri è un luogo di partenza ideale per vedere molte cose della provincia di Messina: Tindari, Novara di Sicilia, Montalbano Elicona, Tripi, Capo Milazzo, Brolo, l’Agrimusco, Castroreale e Badiavecchia ed altri luoghi ancora.
Si affaccia sul mare, nel golfo della "Baia dei Miracoli" tra capo Tindari e capo Milazzo, di fronte alle isole Eolie. Oliveri è il paese della perenne vegetazione sempre verde, dell'eterna primavera. Non conosce il grigiore pungente del freddo invernale, ne i colori cangianti e malinconici dell'autunno, tanto che si continuano a seminare le patate in campo aperto anche nei mesi più freddi.
Il nome di Oliveri derive dall'arcaica parola indigena "Liviri", che nella sua primordiale accezione significa calma, pace ed anche ulivo. Di uliveti la zone è ancora ricca ed ancora oggi vengono comunemente chiamati "livara". Il suo multiplo significato spiega perché l'ulivo è il simbolo della pace. Le ipotesi, avanzate da taluni, che Oliveri derivi da Oliverio, noto paladino carolingio, o da Bernardo Oliveris, cavaliere che accompagnò Pietro III d'Aragona in Sicilia, non sono attendibili, anzi sono completamente da escludere.
Infatti, in una cartina geografica intorno all'anno 1000, Oliveri è riportata come "Liberi"; questo cambiamento da "Liviri" è semplicissimo da spiegare, sia perché nella lingua parlata siciliana si ha che la "i" passa in "e", come riportato da Giuseppe Pitrè nel suo saggio del dialetto e delle parlate siciliane, sia perché pressi gli Arabi di allora la lettera "v" si scriveva la "b". Infine c'è da notare che gli abitanti di Oliveri a tutt'oggi in gergo locale sono chiamati "Liviroti".
Così dice di Oliveri il noto geografico Edrisi (Abù Abd Allah Muhammad ibn Idris) nel "il libro di Ruggero": "Labiri (si legge come Liviri) è bello e grazioso casale, con un grande castello in riva al mare. Ha un mercato, un bagno, delle case, delle buone terre da seminare, dei ruscelli perenni sulle sponde dei quali si stendono dei campi da seminare e vi sono impianti alcuni mulini. Possiede anche un bel porto nel quale si fa copiosa pesca di tonno.
Non vi è una data certa della nascita del comune di Oliveri, che avvenne probabilmente tra il 1810 e il 1815.
Il primo a tramandare il nome Oliveri fu lo scrittore Edrisi, incaricato dal Gran Conte Ruggero, descrivendo "Labiri (Oliveri) come un bello e grazioso casale, con un grande castello in riva al mare, delle case, delle buone terre da seminare, dei ruscelli perenni sulle sponde dei quali erano impiantati alcuni mulini e con un bel porto nel quale si faceva copiosa pesca di tonno".
Il borgo, di origini antichissime. Il primo nucleo abitativo nei pressi di Oliveri fu fondato sul monte Tindari dai Dori, che fin dall'inizio utilizzarono il paese come centro costiero. Come tutta la Sicilia passò poi sotto il dominio romano e sotto di loro è divenuta nota la grande pescosità del suo mare.
Nel 1088, per decreto del Gran Conte Ruggero, il territorio compreso tra i fiumi Elicona e Montagna fino a mare passò nelle mani dei monaci benedettini di Patti. Nel 1360 il Re Ferdinando d'Aragona, per farne regalo al suo secondogenito, staccò dalla concessione fatta ai monaci, il castello, il feudo e la tonnara di Oliveri.
Durante il Medioevo appartenne a diverse famiglie feudali: a Ferrario Abellis, a Vinciguerra Alagona nel 1360, a Raimondo de Azuar, agli Spatafora nel 1408, ai Gioieni, a Francesco Ardoino nel 1608, al principe di Carini nel 1650 e infine ai Paratore nel XVIII secolo.
Tra i monumenti, particolarmente rilevante da un punto di vista architettonico risulta il Castello Medievale costruito nel sec. XII e successivamente restaurato.
L'attuale denominazione del paese viene dal condottiero Carlo Oliveris del quale gli abitanti del luogo hanno voluto ricordare la cortesia. Il fatto risale certamente all'epoca in cui, mancando la scrittura, il compito di esaltare le gesta degli eroi era affidata ai poeti popolari, girovaganti per le piazze del paese, che scatenavano le fantasie degli astanti e l'entusiasmo popolare.
Il primo nucleo abitativo nei pressi di Oliveri fu fondato sul monte Tindari dai Dori, che fin dall'inizio utilizzarono il paese come centro costiero. Come tutta la Sicilia passò poi sotto il dominio romano e sotto di loro è divenuta nota la grande pescosità del suo mare. Nel 1088, per decreto del Gran Conte Ruggero, il territorio compreso tra i fiumi Elicona e Montagna fino a mare passò nelle mani dei monaci benedettini di Patti. Nel 1360 il Re Ferdinando d'Aragona, per farne regalo al suo secondogenito, staccò dalla concessione fatta ai monaci, il castello, il feudo e la tonnara di Oliveri.
Fino agli anni '60 la tonnara di Oliveri era una delle più importanti della Sicilia. Oggi il paese ha una vocazione turistica.
Cosa vedere a Oliveri
La vicinanza al mare gioca a favore del paese, frequentato dal turismo balneare, ma il centro storico di Oliveri non è privo di testimonianze storico-artistiche interessanti, che ne fanno un piccolo tesoro da scoprire. La piazza Dante, nel cuore del paese, è dominata dalla chiesa Parrocchiale di San Giuseppe, scrigno di un bellissimo Crocifisso affisso sopra l’altare maggiore, e di pregevoli statue lignee che raffigurano San Giuseppe, l’Immacolata e Santa Rita. Dotato della sagrestia annessa nel 1953, l’edificio è stato accuratamente restaurato nel 1980.
Continuando la passeggiata si scopre la bellezza delle vie Palermo e Roma, con il loro tripudio di fiori e alberi, e ci si imbatte nel monumento ai Caduti, un’opera in pietra che rappresenta un soldato a capo scoperto e torso nudo. Da vedere anche la piazza Pirandello, a pianta quadrata e completamente coperta di mattonelle, ad eccezione delle aiuole fiorite e dei giovani pini; su di essa veglia il moderno Palazzo Comunale, con la facciata candida che ben si addice alla cittadina di mare.
Si può anche osservare un’opera unica nel centro del borgo. “I musicisti”, un’opera artistica realizzata da un artigiano locale, rappresentante quattro musicisti che suonano vicino ad una panchina. La caratteristica di questi, è che sono del lampioni, dalla luce gialla e calda, e l’effetto è molto scenografico. Pare che siano in programma anche altre statue in questo stile che andranno ad arricchire le vie del centro.
Purtroppo non si può più vedere la vecchia tonnara, che in passato rivestì un ruolo fondamentale per l’economia di Oliveri. Fondata probabilmente nel corso della dominazione araba, la tonnara nei periodi di massimo splendore raggiungeva un pescato di circa mille tonni a stagione, con un’attività che iniziava a maggio e terminava ai primi di luglio. Dopo aver raccolto il bottino le imbarcazioni apposite, i cosiddetti ‘palischermi’, tornavano a riva e il giorno successivo si scioglieva il voto fatto alla Madonna nera del Tindari, rendendole grazie per la pesca abbondante e offrendole il ricavato della vendita di un tonno, come prevedeva la promessa fatta a inizio stagione. L’ultimo anno di attività della tonnara fu il 1967, ma l’anno successivo la scarsità di pesce lo costrinse alla chiusura e lo stabilimento venne abbattuto, per fare spazio a un grande residence turistico che si chiama tuttora ‘La Tonnara’. Unico frammento di memoria, ancora legato a quella fervida attività, è un antico palischermo sopravvissuto alla demolizione.
Il turismo a Oliveri si basa soprattutto sulle meravigliose spiagge puntellate di anfratti e calette nascoste. Il litorale di Oliveri è caratterizzato da un mare tiepido, limpido e trasparente. Un vero e proprio capolavoro è la Spiaggia di Marinello, un angolo di paradiso compreso tra Tindari e Capo Milazzo. L'arenile si estende per circa 2 km verso est, formando una serie di laghetti marini dal fascino pittoresco: i Laghetti di Marinello. Si tratta di specchi d'acqua dalla forma cangiante creati da sottili lingue di sabbia bianca. Questo luogo suggestivo è raggiungibile in barca da Oliveri.
L’area costiera fa parte della riserva ‘Laghetti di Marinello’, istituita nel 1998 e affidata alla cura della Provincia Regionale di Messina, e racchiude in una porzione territoriale ridotta un grande numero di ambienti diversi: dalle sabbie marine all’ambiente lacustre salmastro, dai pendii ripidi alle rupi a strapiombo sul mare, sino alle coltivazioni di ulivi e viti. Particolarmente interessanti si rivela i laghetti salmastri posti sotto le rupi di Capo Tindari, che insieme ai laghi di Ganzirri sono l’ultimo esempio di ambiente salmastro costiero della Sicilia nord-orientale.
In questo tranquillo borgo, si potranno assistere durante il periodo estivo, ad eventi di piccoli artisti che suonano in strada. O di artisti affermati, che si esibiscono al Teatro Greco di Tindari, o al Castello di Oliveri.
Inoltre, Oliveri è un luogo di partenza ideale per vedere molte cose della provincia di Messina: Tindari, Novara di Sicilia, Montalbano Elicona, Tripi, Capo Milazzo, Brolo, l’Agrimusco, Castroreale e Badiavecchia ed altri luoghi ancora.
Fonti: balarm.it, sicilia.indettaglio.it, ilturista.info, travel.fanpage.it, racvontaviaggi.it,Regione Sicilia
Fotografie: web
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