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Sab 14 Gen 2023 - 15:18
Alla scoperta di chiese e monasteri basiliani




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Avete mai visto le chiese basiliane di Sicilia? Molto probabilmente almeno una sì. Specie se siete abituati a raggiungere l’isola a bordo dei traghetti che solcano lo Stretto di Messina. Perché una delle più famose – sebbene non visitabile! – è proprio racchiusa all’interno della falce del porto messinese. Anzi, è proprio quel bastione con la colonna della Madonnina che vi accoglie con la scritta VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS.

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Di questa antica chiesa dedicata al Santissimo Salvatore oggi resta ben poco, ed essendo zona militare anche quel poco è interdetto al pubblico, salvo occasioni particolari. Ma è un benvenuto simbolico perfetto per chi volesse iniziare un itinerario turistico-religioso sulle orme di San Basilio e della sua eredità, in Sicilia. Vi sorprenderà scoprire la bellezza di questi monumenti che occupano per lo più la parte nord-orientale dell’isola.

Chi era San Basilio?

San Basilio, nato nel 330 e morto nel 379, visse e operò nella attuale Turchia ai tempi del primo cristianesimo. A lui si devono alcuni cambiamenti fondamentali delle leggi e della liturgia delle celebrazioni cattoliche moderne, ma soprattutto fu lui a cambiare l’idea della vita monacale.

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Prima di San Basilio, infatti, i monaci vivevano soli o al massimo in due o tre negli eremi, lontano dal mondo. San Basilio e il suo ordine furono i primi a impostare una vita di comunità, in monasteri inseriti nelle città o comunque nei loro dintorni.
Chiusi da mura, ma non isolati. Inglobata nella cultura greco-bizantina, la Sicilia conobbe l’ordine basiliano fin dal VI secolo – nel resto d’Italia sarebbe divenuto famoso solo otto secoli più tardi. Ed ecco perché l’impronta di San Basilio, e soprattutto delle sue chiese monastiche, qui è tanto forte.

I monasteri basiliani

Un capitolo della storia architettonica e culturale della nostra isola poco noto, testimoniata da straordinarie quanto rare architetture chiesastiche a metà tra fortezze chiesa e monastero.
Antefatto: Quando nel 1061 i Normanni sbarcarono sulla spiaggia Messinese trovarono in tutta l’area geografica del Val Demone una consistente presenza monaci di lingua greca stabilitisi a partire dal VII secolo e divenuti più consistenti tra IX e l’X secolo.
Il primo secolo di permanenza normanna vide le comunità di lingua greca radicate sul territorio in particolare quelle composte dai monaci di rito cristiano ortodosso destinataria da parte Normanna di ampi vantaggi e privilegi, questi si trasformarono rapidamente in una fioritura di Monasteri o Cenobi, definiti impropriamente “Basiliani” per esigenze di censimento, dislocati in prevalenza nella area orientale dell’isola divenuti oggi oggetto di studio per forme architettoniche e decorazioni artistiche uniche nel loro genere.
Questi cenobi “armati” , sorsero con scopi quali la diffusione del cristianesimo bisanzio 007greco ortodosso sulle aree già grecofone dell’isola, e per conto Normanno controllo e presidio del territorio sulle limitrofe aree di composizione e fede islamica.
Posti su alti passi o sul fondo delle fiumare con l’esigenza di difendere e difendersi furono realizzate strutture a metà tra chiesa e ripari fortificati

Oggi i rari Monasteri sopravvissuti si offrono come straordinari esempi di architettura con “contaminazioni” che testimoniano splendidamente la multiculturalità del tempo con una cultura dell’oriente bizantino radicata in questa parte della Sicilia poi scomparsa soverchiata dal sopravanzare di una cultura cristiano latina.

Parliamo di qualche chiesa o monastero brasiliano del messinese

L’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò, presso Casalvecchio Siculo, è uno fra i più interessanti siti basiliani fondati in Sicilia in epoca normanna. La provincia di Messina conta numerosi esempi di questi luoghi di culto: Santa Maria della Valle conosciuto come Badiazza, Santa Maria di Mili, Santi Pietro e Paolo di Itala, tutti risalenti all’XI secolo.

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Dal restauro del 1172 la chiesa non subì altre modifiche ed è giunta a noi praticamente intatta, al contrario del circostante monastero di cui non rimangono che pochi resti.

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Restando nel messinese, oltre a Santi Pietro e Paolo di Agrò, potrete ammirare la chiesetta di Santa Maria di Mili, non troppo distante dalla prima. Si tratta di una costruzione normanna edificata, anche essa, sui resti di un monastero basiliano.

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All’abbazia di Santa Maria di Mili e alla chiesa si accede attraverso una scalinata che dalla strada provinciale 38 porta al torrente Mili. Già da qui si gode una vista spettacolare, con il complesso immerso nel verde degli agrumeti. L’ingresso è di epoca barocca, con un arco sormontato dallo stemma dei basiliani e una finta balconata, che si apre sul maestoso muro di cinta. Dopo l’ingresso, vi è un primo cortile interno e, sulla sinistra, vi è la chiesetta. Questa ha proporzioni modeste. La facciata esterna ha un coronamento in stile barocco, con due pinnacoli ai lati e un prezioso portone cinquecentesco in legno, incorniciato da un portale marmoreo.
Le attuali condizioni statiche dell’abbazia di Santa Maria di Mili non consentono una visita all’intero monumento, ma il suo valore risalta già all’esterno, con i caratteristici archi intrecciati, l’abside centrale decorata e le rotonde cupole di matrice islamica.

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Si trovano invece dentro il perimetro abitato la cappelletta di Santo Stefano Briga e la Cuba di Milazzo.

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Santo Stefano Briga, nel paese omonimo, è tutto quel che resta del grandioso monastero che qui sorgeva nel XII secolo.

I ruderi di contrada Masseria oggi giacciono all'interno di un grande complesso di centri commerciali. Del complesso monastico è giunto ai giorni nostri solo l'edificio sacro. Si tratta di una singolare costruzione cubica. Si accede all'unico vano esistente per mezzo di un ingresso a sesto ribassato posto lungo la parete meridionale. L'ambiente interno risulta illuminato da due finestre quadrate poste lungo le pareti orientale e occidentale. Entrambe le aperture parrebbero risalire a non prima del XVI secolo.

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Ben tenuta e visitabile è la chiesa di San Filippo Demenna, nel paese di Frazzanò. Risale al 495 sebbene sia stata ingrandita nell’anno Mille.

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La chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Itala e annesso monastero furono costruiti nel 1093 nel luogo dove, secondo la tradizione locale, avvenne una battaglia tra arabi e normanni con la vittoria di quest’ultimi. L’edificazione avvenne ad opera di maestranze locali e artigiani arabi, usando la “tecnica dell’armamento interno mediante canne e con la decorazione dei capitelli, eseguita non a stecca o a mano libera, ma ad impressione o a stampo, mediante matrici di legno”
Nel 1925 la chiesa rischiò la demolizione perché le originarie strutture erano occultate da superfetazioni seicentesche e con l’intenzione di ricostruirla con criteri antisismici; fu grazie al prof. Enrico Calandra che venne salvata. Iniziati gli interventi di consolidamento, purtroppo andarono perdute le sei colonne originali che dividevano la chiesa in tre navate (quelle attuali sono copie in cemento armato rivestito). Originali rimangono l’impianto basilicale, la facciata e i prospetti laterali. Sul transetto imposta una cupola che poggia su due tamburi quadrati sovrapposti. Le due fiancate della chiesa sono riccamente decorate con elaborati archi in mattoni a tutto sesto intrecciati che formano archi a sesto acuto trilobato.

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La Chiesa di San Nicola a Castell'Umberto, in passato adibita a Matrice del borgo di Castanìa, è stata edificata nel XII secolo. Secondo la ricostruzione di Don Carmelo Catania, sacerdote del luogo e cultore di storia, l’edificio aveva un soffitto a cassettoni con rosoni in legno ricoperto di oro zecchino e con affreschi che riproducevano la vita di San Nicola. Della Chiesa oggi rimangono solo il campanile e i muri perimetrali.

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In cima al Monte Vecchio (o Monte San Fratello), in una splendida posizione panoramica, si trova il Santuario dei Tre Santi Alfio, Filadelfio e Cirino, un monumento di interesse nazionale che ospitò in una cripta ancora visitabile le reliquie dei Santi patroni di San Fratello, che secondo documenti storici giunsero qui nel corso del IX secolo, in seguito all’invasione saracena della Sicilia.

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La chiesa, costruita tra la fine XI e gli inizi del XII secolo, presumibilmente sui resti di un tempio greco, è costituita da un'unica navata chiusa da una struttura a forma geometrica e da due piccoli vani laterali che conservano gli oggetti per il culto. I tre ambienti dell'interno sono divisi da un ordine murario che serve anche da sostegno agli archi e alla cupola. Sul fianco destro dell'edifico si appoggia un monastero, abitato fino agli anni quaranta del ‘900 da un frate questuante.

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E chiudiamo con la chiesa e convento basiliani di Barcellona Pozzo di Gotto

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Il Monastero basiliano sito nel quartiere Immacolata, edificato tra il 1776 e il 1791, è una grande costruzione a corte, con annessa chiesa, che nel corso del tempo, dopo la legge di soppressione degli ordini religiosi del 1866, è stato adibito a diverse funzioni, come scuole e Pretura. Il Monastero era stato costruito, su progetto ispirato dall’architetto Giovan Battista Vaccarini (Palermo, 1702-Milazzo, 1769), per sostituire l’antico Monastero basiliano, fondato nella frazione collinare di Gala nel 1105, danneggiato da terremoti e smottamenti di terreno, e di cui oggi esistono solo dei resti. Il forzato abbandono del Monastero da parte dei monaci nel 1866 ha favorito il degrado della chiesa e la spoliazione di gran parte degli arredi sacri, della biblioteca dei monaci e di alcune opere d’arte, come il ritratto del Conte Ruggero e il ritratto dell’Abate Eutichio Ajello (1711-1793). Per molti anni la chiesa rimase abbandonata e resa inaccessibile con le tre porte d’ingresso murate. Negli anni Cinquanta del XX secolo fu sollecitato il restauro dell’importante edifico, che avvenne in varie fasi negli anni Sessanta e Settanta, permettendone la riapertura al culto nel 1969. Fu rifatto il tetto, che nel frattempo era crollato, ma senza il controsoffitto a volta e ricostruita in cemento armato la cantoria originariamente in legno. Il prospetto della chiesa era arricchito da un prezioso tondo in marmo del XVI secolo attribuito al Gagini, proveniente dal vecchio monastero di Gala e sottratto furtivamente da ignoti nell’estate del 1991. All’interno si trova, murato in un vano, un coperchio di un sarcofago in marmo del XV-XVI secolo, raffigurante un personaggio sconosciuto. Le pareti della chiesa sono affrescate con scene della vita di San Basilio e nell’altare era posta la statua della Madonna di Tindari, poi spostata, realizzata nel 1925 dallo scultore barcellonese Matteo Trovato. Oggi l’ex complesso è abbandonato e la chiesa è chiusa. Si trova in uno stato di estremo degrado e continui furti di quel poco rimasto all’interno della chiesa. Si rimane in attesa di un restauro che riqualifichi l’importante complesso monumentale.

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Fonti: veraclasse.it, turismoambientesicilia.it, siciliafan.it, sottolapietra.blogspot.com, ttattago.com, fondoambiente.it, discovermessina.it, visitme.comune.messina.it

Fotografie: web
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Sab 14 Gen 2023 - 15:32
Chiese Basiliane tra Catania ed Enna


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Girando intorno all’Etna, si trova la cappelletta di San Michele Fulgerino a Piedimonte Etneo

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Una chiesa piccolina che però testimonia il ricordo di un ben più grande monastero.
Sono esigue le notizie storiche relative al monastero del San Michele al Fulgerino presso Piedimonte Etneo. Si sconosce il nome del fondatore e ignoti sono i primi egumeni. L’unico documento storico relativo a questo cenobio richiama eventi databili al XV secolo.
In realtà poco rimane dell’originario impianto: attualmente è possibile osservare solo il corpo di fabbrica della chiesa (katholikòn), un tempo annessa al piccolo monastero. L’edificio è orientato est-ovest, avente un solo abside rivolto a levante, la cui conca risulta ricavata nello spessore della parete orientale. E’ probabile che fin dalla fondazione il piccolo edifico sacro possedesse solo i due ingressi ancora oggi esistenti: quello principale si trova lungo la parete occidentale e si presenta leggermente archiacuto; l’ingresso meridionale presenta un aspetto simile, ma con arco ad ogiva e lunetta ricavata, curiosamente, da un blocco monolitico di calcarenite locale. A causa del lungo abbandono, alla fine degli anni ottanta del XX secolo l’edificio sacro, fatiscente, minacciava rovina, scongiurata dai successivi restauri.

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Sul fianco nord del vulcano, poco fuori la città di Randazzo, si trovano pochi ruderi di un antichissimo monastero basiliano: San Giovanni Psycro in contrada Feudo Imbischi.

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Nella contrada Imbischi, non distante dal fiume Alcatara, si ergono i resti diroccati di una piccola chiesa rurale ad unica navata, di cui sono visibili i muri perimetrali e l'abside, mentre manca del tutto la volta di copertura che si sospetta potesse essere a botte o a doppio spiovente. La parte settentrionale è la meglio conservata e presenta due piccole finestre ad elevata strombatura; l'abside invece è ancora ben conservato ed è costituito da un catino emisferico in pietra lavica. La chiesetta doveva far parte di un insediamento, molto probabilmente un villaggio rurale che occupava il pianoro e sfruttava i fertili terreni circostanti. La basilichetta, in stato di totale abbandono sorge attualmente in un terreno privato e non è fruibile al pubblico.

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Ma l’edificio più spettacolare si trova in provincia di Enna.

San Michele Arcangelo è una grande chiesa seicentesca in rovina che si eleva tra i pascoli, fuori Troìna.

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Nonostante il rifacilmento del secolo XVII si tratta della costruzione originaria basiliana di un monastero del 1080. Le dimensioni della chiesa lasciano solo intuire quanto fosse esteso questo complesso monastico. Secondo le testimonianze di archivio, pare che custodisse al proprio interno una delle più grandi biblioteche di Sicilia!
È stato il più grande monastero di rito greco della Sicilia. Le sue dimensioni (circa 8 mila metri quadrati) e le sue proprietà fondiarie (297 salme di terra) permettevano al suo abate di sedere al 28° posto del braccio ecclesiale del Parlamento siciliano, grandi nomi che hanno dato lustro all’abbazia si ricordano almeno tre santi (san Silvestro, San Lorenzo di Frazzanò e San Filareto copisti bizantini del calibro di Leonzio di Reggio (autore di testi astetici, omilari e canoni liturgici) e abati illuministici come Epifanio Guarnera e Basilio di Napoli. Quello che oggi resta del monastero brasiliano di San Michele Arcangelo detto “il nuovo” a Troina, è un immenso triste rudere sulla Valle del Simeto, da anni in attesa di restauri.

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Fonti: fondoambiente.it, siciliafotografica.it, ennavivi.it, veraclasse.it

Fotografie: web
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