L'isola del giorno dopo
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Andare in basso
drogo11
drogo11
Admin
Messaggi : 559
Data di iscrizione : 01.11.22
Località : Marte
https://isoladelgiornodopo.forumattivo.com

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Empty ''a Pifanìa 'ntra la Trinacria

Gio 5 Gen 2023 - 18:21

'a Pifanìa 'ntra la Trinacria

(ovvero l'Epifania in Sicilia, tra storie, leggende e credenze popolari)



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria 1FXeZsK




Nella tradizione cristiana l’epifania (termine che deriva dal greco e che vuol dire “manifestazione”) è la festa che rievoca la visita dei Re Magi al Bambino Gesù nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. La befana è conosciuta dai bambini perché porta i doni nella notte dell’Epifania. Il nome “befana”, infatti, è la versione popolaresca del termine greco “epifàneia (ἐπιφάνεια; manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina)” con cui viene denominata la festa che segue il Natale e che commemora la visita dei re Magi a Gesù.

1. la Befana gastronomica siciliana

Anche la gastronomia segue usanze e tradizioni locali. Per i bambini più “monelli”, le nonne e le mamme, preparano il carbone fatto di zucchero, albume d’uovo e colorante alimentare. Tra i dolci più apprezzati per l’Epifania troviamo i buccellati, la frutta candita, i biscotti di pasta frolla e frutta secca e il torrone di mandorle. Per i secondi va molto il il Baccalà con l’uva passa o u Canazzu fatto con verdure di stagione. Per i primi il risotto all’arancia con gamberetti, un piatto delicato fatto con frutta di stagione, così come il risotto al radicchio. Piatti gustosi e genuini per chiudere al meglio le feste natalizie. L’abitudine di inserire dei doni all’interno di una calza appesa al focolare nella notte della befana avrebbe un significato propiziatorio e di rinnovamento per l’anno nuovo, risalente a moltissimi anni fa.

il nome Canazzu non deriva dalla parola cane, bensì dalle modalità di preparazione del piatto, in modo grossolano, "alla rinfusa"



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria G5qOZwS




2. L'Epifania a Messina: U Pagghiaru e la pantomina "U cavadduzzu e l’omu sabbaggiu" -

"U Pagghiaru" della tradizione messinese



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Sv1QMD1



L'Epifania a Messina si identifica con l'annuale appuntamento con “U Pagghiaru”. La tradizione risalente all'XI secolo fu importata dai Padri Basiliani che portarono l'uso di festeggiare il giorno del Battesimo del Signore. Il 6 gennaio, giorno dell'Epifania, la piazza centrale di Bordonaro, uno dei Rioni di Messina, diviene teatro di una interessante manifestazione, nota come U Pagghiaru, nel corso della quale diversi giovani si sfidano nel tentativo di scalare una sorta di capanno sospeso su un alto palo e addobbato con vari oggetti multicolori che, pur richiamando l'ormai comune albero di Natale, (tradizione peraltro non nostra), probabilmente trae spunto da un elemento a noi ben più comune, e cioè il tipico rifugio utilizzato, in un recente passato in gran parte della Sicilia, da pastori, contadini e carbonai.

uno dei "pagghiari" ancora presenti nelle zone montuose siciliane



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria CpfUQ8h



I lunghi e articolati preparativi necessari per la realizzazione di questa manifestazione impegnano diverse persone sin da alcuni giorni prima il 6 gennaio quando si riversano nei boschi circostanti il centro abitato per la scelta di pertiche e verghe, preferibilmente di castagno, e frasca di acacia necessari alla costruzione della struttura attorno a cui ruoterà l'intero rito. Il tutto verrà trasportato, insieme ad un robusto palo, di circa nove metri, ed alla crucera, una particolare struttura realizzata incrociando quattro piccole travi all'interno di un cerchio di ferro, questi riutilizzati di anno in anno, nella piazza principale del rione.

i preparativi del pagghiaru



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria ZPv19HV



Qui, i più abili, seguendo ritmi e tecniche acquisite nei secoli e tramandate di generazione in generazione, danno inizio alla costruzione del Pagghiaru. Sotto lo sguardo attento degli anziani, sempre pronti a dare consigli, fissano il palo al centro della piazza, montano a crucera, elemento di raccordo tra il palo e la struttura campaniforme che lo stesso sorregge, quindi tessono, con una serie di pertiche intrecciate tramite lunghe verghe, il telaio che dà forma alla cupola e che successivamente ricoprono con fogliame di acacia.

altra fase dei preparativi



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria HLFCSHz



Nella mattinata del sei la struttura campaniforme, ormai completa e sospesa sull'alto palo, viene addobbata con arance, limoni, cotone idrofilo, tondini di cartoncino colorato e ciambelle di pane azzimo, mentre alla sua sommità viene piantata una croce, così come si usava fare un tempo in tutti i pagghiara, quest'ultima addobbata con arance, salsiccia, panini che formano una stella splendente e un lungo nastro rosso. A questo punto il Paghiaru diviene meta di curiosi e visitatori, ma soprattutto di tutti coloro che parteciperanno alla sua scalata, e che quindi ne osservano ogni particolare alla ricerca del punto più idoneo.

particolare della sommità del pagghiaru



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria BQxXt8P



L'assalto però non può avvenire se non dopo alcune cerimonie religiose, quali la benedizione delle acque e dello stesso Pagghiaru, che hanno luogo nel tardo pomeriggio. Giunge il momento. Gli “assaltatori”, impazienti di sfidarsi, si buttano all'impazzata sotto u Pagghiaru e, con l'aiuto di parenti ed amici, si lanciano cercando di aggrapparsi alla cupola dando inizio ad una affannosa arrampicata che si conclude una volta toccata la croce. Il vincitore, infatti, è proprio colui che riesce ad impossessarsi della croce. Gli altri, invece, che sono riusciti a salire su questa sorte di "albero della cuccagna", quindi in qualche modo anche loro vincitori, iniziano a spogliare il Pagghiaru dalle arance, dai limoni e dalle ciambelle di pane, lanciandoli sulla folla, in una sorte di ridistribuzione dei beni con chiaro valore augurale e propiziatorio.

le fasi dell'assalto e la "conquista" della croce



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Jp33OMB

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria CfhROyh

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria NeuK042

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria 6MuRZCf



il vincitore dell'edizione 2020, portato in trionfo fino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie e premiato da padre Severin Ndimurwanko e dal sindaco Cateno De Luca.



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria NNsqCsP

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria ZjUVTeD



L'intero rito, infatti, pur riplasmato in chiave cattolica, fonda le sue origini nelle antiche feste agrarie di matrice precristiana tendenti a propiziare la fecondità della terra. A conclusione di questa manifestazione, della durata di pochi minuti, la folla si raduna nella vicina chiesa dove il sagrato diviene teatro di un altro rito ricco di fascino, oltre che di interesse antropologico: la pantomima del "Cavadduzzu e l'omu sarbaggiu". Si tratta di una sorte di battaglia inscenata, sotto forma di danza eseguita al suono della banda musicale, da due uomini che indossano, il primo un'armatura raffigurante un cavallo, u cavadduzzu, e l'altro una corazza, un elmetto, una lancia e uno scudo, l'omu sarbaggiu.

i due figuranti che impersonano u cavadduzzu e l'omu sarbaggiu



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria AvNuoTT



Le armature, realizzate con canne e legno, piuttosto che essere rivestite con stoffa o cartapesta, per meglio plasmare le figure, come spesso accade nelle tante feste siciliane in cui assumono un ruolo centrale personaggi biblici, giganti, animali o diavoli, qui vengono sapientemente addobbate con centinaia e centinaia di petardi fatti esplodere proprio nel corso della battaglia-danza. L'abilità dei due stravaganti personaggi sta nel riuscire a mimare i passi di danza assecondando lo sparo dei mortaretti e le fontane di fuoco.

la suggestiva (quanto pericolosa) esplosione dei fuochi nel corso della "battaglia"



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Pa4hos3



A vincere la battaglia, non più lunga di cinque minuti, è colui che spara l'ultimo colpo che tradizionalmente deve essere il cavadduzzu. La pantomima rappresenta la ciclica lotta del bene contro il male, residuo quindi di quei riti magico-rituali che venivano celebrati nelle antiche società agrarie, soprattutto in quei periodi in cui più forti si facevano le paure e le incertezze per il futuro - vedi inverno - per propiziare il rinnovo della natura e la fecondità della terra. Un giorno di festa, quindi, con due riti, diversi nell'apparato scenico e nello sviluppo, ma con un unico significato intrinseco e cioè, ancora una volta, la rigenerazione della vita e della natura e la propiziazione di un futuro migliore.


3. La Processione dell'Epifania del Signore a Barcellona Pozzo di Gotto

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria TqI6RzT



Una delle feste religiose di maggiore valenza folkloristica in provincia di Messina è senz’altro la processione dell’Epifania, che si svolge a Pozzo di Gotto nella mattinata ed a Barcellona nel pomeriggio del 6 gennaio. Come per quella delle varette, anche qui siamo in presenza di due distinte espressioni cultuali, che tradiscono l’originaria separazione dei due Comuni, i quali, anche dopo la loro Unione, continuarono a celebrare parallelamente alcuni riti tradizionali. La festa religiosa dell’Epifania, che chiude liturgicamente le celebrazioni natalizie, assumendo il significato di rivelazione di Dio all’uomo, in questo contesto popolare diventa u Batticimu, cioè espressione di festosa letizia per il Battesimo di quel Bambinello al quale tutti, ricchi e poveri, offrono amorevolmente i loro doni.

il gruppo di suonatori che precedono la processione



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria HTWjLRJ



La processione di Pozzo di Gotto si snoda dall’antico quartiere dell’Idria, dove fino a qualche tempo fa’ esisteva una chiesetta, piccolo gioiello di arte barocca, che, danneggiata nel 1977 in occasione della demolizione dell’attiguo convento, anzichè essere ristrutturata, venne demolita e ricostruita con criteri un po’ meno artistici di quella più antica. Apre il corteo processionale una grande stella, icona della cometa che guidò i Magi verso la grotta di Betlemme, alla quale seguono suonatori di ciaramelle, tamburi e fisarmoniche che eseguono tipiche nenie natalizie.

la processione si snoda per le strette vie degli antichi quartieri.



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria ThTxl7b



Dietro di loro tutta una gran folla di fedeli, tra cui molti bambini vestiti con antichi costumi popolari siciliani che raffigurano l’originaria società contadina: le pacchiane (contadinelle) che recano in ampie ceste di vimini il corredino per il Bambinello, di solito vere e proprie rarità artigianali con trine e ricami eseguiti a mano, i viddani (i contadini) con le bettole colme di finocchi, arance e frutti di ogni genere, i picurari con agnellini e ricotte, e poi i funnari (panettieri) con enormi forme di pane casereccio ed infine i cacciaturi recanti ogni sorta di cacciagione.

una pacchiana (contadinella) a dorso di mulo



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria TaxxN6b



un gruppetto di cacciaturi con i loro doni



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria SXRc7NJ



i picurari



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria ZPjnNmg

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Vf05dlD



Infine, è possibile ammirare un corteo di ragazze coronate di diademi in sontuosi abiti di pizzo bianco raffiguranti i regini, (le regine) che vengono anch’esse a rendere omaggio al Re dei Re e che vogliono essere immagine delle nobili figure femminili dell’Antico Testamento.

i regini



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Ys4BXPQ



La ragazza con la spada impersonala coraggiosa Giuditta, la quale liberò il suo popolo da Oloferne



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria KZ7t5bs



Finalmente il sacerdote in paramenti sacri, a cui seguono Maria col Bambinello in braccio e Giuseppe. Chiudono la rappresentazione i Magi (uno di loro con il viso dipinto di nero, u re saracinu), i quali, anzichè montare i tradizionali cammelli, un tempo cavalcavano mansueti sciccareddi (asinelli), anticamente comune mezzo di locomozione dei popolani.

i re Magi



''a Pifanìa 'ntra la Trinacria 6NR1FK6



La stessa processione avviene, in tono minore, a Barcellona nel pomeriggio, prendendo il via dall’antica chiesa del Crocifisso e concludendosi, dopo aver passato il testimone, nella chiesa dell’Immacolata. Fino agli anni ’60 le due processioni erano religiosamente molto più sentite, molto più ordinate e i caratteristici personaggi erano rappresentati, non soltanto da bambini, ma anche e soprattutto da ragazzi e giovani.


4. "A Vecchia" di Gratteri

A Gratteri, in provincia di Palermo, “A Vecchia” si dice abiti in una grotta, detta Grattara, che si trova nel monte di fronte al centro abitato. La sera del 31 gennaio, “a vecchia”, avvolta in un lenzuolo bianco e a dorso di un asino si dirige, tra la gioia dei bambini ed il vociare degli adulti, verso l’abitato, dispensando durante il cammino regali, caramelle e i “turtigliuna”, dolci tipici locali a base di mandorle, noci, nocciole e frutta secca.

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria 9UDeKgd




5. l’Epifania arbëreshe

A Piana degli Albanesi (PA), dove forte è la presenza di persone d'origine albanese, i festeggiamenti hanno forme similari e si susseguono in due giorni distinti. Qui, la sera del 5 si celebra una funzione religiosa presso la Chiesa Matrice d'origine greca, il giorno seguente i festeggiamenti si svolgono nei pressi della piazza della fontana, struttura tipica presente in tutti questi paesi. In Chiesa, nei pressi dell'altare maggiore, si costruisce un palco per ospitare una vasca piena d'acqua alla quale è legata una cordicella.

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Q4JqH7F



Nella piazza una seconda vasca è posizionata sotto la fontana ed in questo caso la cordicella è legata alla finestra più alta del palazzo che si trova in prossimità della fontana stessa. Il Celebrante immergere per tre volte una croce nella vasca, alla terza immersione il sagrista libera una colomba che così può effettuare il suo volo seguendo la direzione obbligata della cordicella. Il volo della colomba simboleggia la discesa dello Spirito Santo. Alla fine delle celebrazioni i fedeli raccolgono l'acqua benedetta.

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria 02axheT

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria POQDCDl

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria ZGP3tdz




6. Li tri re della tradizione siciliana

Un canto popolare siciliano dal titolo “ Li tri Re” recita :

” Li tri Re di l’Orienti,
quannu ‘ntisiru la nova,
ca nasciu lu Re putenti,
e nun sannu unni si trova,
si misiru ‘n caminu,
ppi truvari lu Bamminu. ”



Canicattì, in provincia di Agrigento, è a sua volta sede di una particolare tradizione legata proprio a questi eventi: La festa di "Li Tri Re".

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria W7OhZhY




Pur avendo qualche collegamento con i sacri misteri medioevali, ha origini relativamente recenti. L’idea pare sia venuta ad un maniscalco canicattinese, Luigi Antinoro, che nel 1870 tornò dal servizio militare portando una raffigurazione dell’adorazione dei Magi. Parlo’ della sua idea di realizzare una rappresentazione su questo tema con alcuni amici, che aderirono con entusiasmo. Un grande aiuto venne dal parroco della cittadina, un vero esperto di spettacoli sacri.

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria 51vYhyz



A causa delle consistenti spese, la festa, all’inizio, ebbe cadenza triennale; al posto della reggia di Erode veniva realizzata, su un modesto palco, accanto allo splendido prospetto settecentesco (1782) della chiesa di Santo Spirito, una più modesta ma suggestiva grotta di “sparacogni”, ornata con rami d’arancio e fiocchi di candida bambagia per surrogare la neve. Davanti al piccolo Gesù e alla Madonna, rappresentata da una ragazza con grembiule verde e mantellina nera, i bambini del quartiere recitavano nenie e poesie.

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria FtKbWdr



La festa, nei primi del Novecento, divenne biennale e, dal 1938, annuale (con ovvia sospensione durante le due guerre mondiali). La rappresentazine ha inizio verso le 17:00 pomeridiane, in sella ai loro cavalli Li Tri Re partono dalle chiese di San Francesco, Santa Lucia e San Domenico, anticipati da zampognari (ciaramiddrara) scudieri e soldati in foggia orientale, che convergono tutti in Piazza Roma. I Magi, vanno diretti alla grotta di Betlemme, dalla reggia di Erode ricostruita su un palco in Piazza IV Novembre, tornano in Piazza Roma, dove si trova la Stella Cometa che segnala la presenza del Presepe, posto nel sagrato della Chiesa Spirito Santo.

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria ZbeVCMv

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria SUDtOeX

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria XH0CCEU



"Li Tri Re" si prostrano innanzi alla figura di Gesù Bambino, offrendo i loro doni: oro, incenso e mirra. Nel ritorno compare il personaggio dell'Angelo alato dalla spada sguainata che li mette a guardia da Erode, per poi recarsi da Giuseppe e riferire sulla strage degli innocenti.

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria B16qWP7

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Hig0F9Y

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria Svvp1Em

''a Pifanìa 'ntra la Trinacria SDMWa08



Segue la rievocazione drammatizzata della Fuga in Egitto con Giuseppe e Maria sull'asino con il Bambinello in braccio, l'accompagnamento musicale delle zampogne e l'allegro squillo delle campane. La manifestazione folcloristico-religiosa coinvolge tutta la città ed i re partono dai quartieri di Santa Lucia, San Domenico e da quello del Redentore, detto di Oltreponte.

(dal web)
Torna in alto
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.