Il ricordo della Grande guerra in Sicilia
Dom 21 Mag 2023 - 19:02
Dopo tre anni di battaglie (1915/18) e circa 680.000 morti, l’Italia siede da vincitrice ai lavori parigini della Conferenza di Pace. Ad essa, le Nazioni sfiancate dalle ostilità affidano il complesso obiettivo di ricucire un continente devastato da quattro interminabili anni di guerra (1914/18). Tocca al trattato di Versailles, stipulato da 44 nazioni il successivo 28 giugno, il compito di offrire al mondo l’illusione di un equilibrio ristabilito. Illusione che si infrangerà già poco più di vent’anni dopo, quando la Seconda grande guerra rivelerà la fragilità degli accordi. La prima guerra non provoca soltanto morti, ma anche centinaia di migliaia di feriti e di mutilati – vittime viventi della violenza bellica. I Siciliani combattono su tutti i fronti della Guerra, costando alla nostra Regione il sacrificio di circa sessantamila vite. Una quantità impressionante, che dà alla Sicilia l’onere di un quarto posto fra le regioni italiane per numero di morti.
Tra il 1919 e il 1922, città e paesi di Sicilia piangono le loro vittime non solo nell’intimità domestica, ma anche nelle piazze pubbliche. In loro memoria, infatti, appaiono lapidi e targhe, volute da amministratori locali, associazioni di lavoratori e imprenditori progressisti. Dopo, i tributi iniziano a prendere forma di piccoli monumenti, opere di artigiani del marmo e del ferro battuto. Bisogna attendere il 1922 perché la commemorazione venga ufficialmente uniformata, rendendo il fenomeno tanto capillare quanto obbligatorio. Precise direttive governative indicano alle amministrazioni locali necessità e modalità della commemorazione. Dal sentimento privato e spontaneo si passa, allora, al senso pubblico e simbolico della celebrazione. Buona parte dei centri urbani dell'isola si dotano del loro omaggio ai Caduti e una preziosa scia di targhe e monumenti si diffondono nelle città, costellandole di “luoghi della memoria”. Non solo simboli di pietà e dolore, ma anche opere di mirabile valore artistico, affidate ad alti esponenti dell’architettura.
L’epoca d’oro dei monumenti ai caduti finisce di fatto nel 1927: proprio in quell’anno, infatti, il Ministero della Pubblica Istruzione pubblica sul «Foglio d’ordini» del Partito Nazionale Fascista un articolo dal significativo titolo Non monumenti ma asili, nel quale si legge un “suggerimento” dal tono ultimativo: «Troppi monumenti che sovente contrastano con l’arte, già adornano le piazze e le strade d’Italia. I Fasci, d’ora in poi, invece di monumenti dedichino ai caduti case che ne portino col nome il ricordo». In quel momento, infatti, il regime fascista, ormai consolidato ritiene che sia arrivato il momento di passare dall’orizzonte fondamentalmente municipale e strettamente commemorativo del monumento ai caduti (chiaramente rivolto al passato, e spesso ad un passato prefascista) ad una nuova forma di monumentalità, più adeguata alle concrete necessità del regime ormai saldamente al potere, e chiaramente rivolta al presente e al futuro. Adesso «c’è bisogno di una monumentalità che non sia più celebrativa, uno spirito monumentale che possa entrare nella quotidianità attraverso complessi architettonici utili alla vita sociale del regime, adatti a scandirne ritualità, a promuovere l’educazione delle masse».
AGRIGENTO
Il monumento ai caduti in guerra venne realizzato nel centro del parco della Rimembranza, oggi Villa Bonfiglio, nella rotonda di viale Cavour, su progetto dello scultore Mario Rutelli.
L’inaugurazione del monumento avvenne il 24 giugno 1923, anniversario della battaglia del Piave in cui si sacrificarono anche parecchi agrigentini alcuni dei quali sotto le insegne del quinto fanteria che alloggiava nella caserma Crispi sotto il viale della Vittoria. La solenne cerimonia si svolse alle ore 10 nel piazzale del Parco della Rimembranza fu onorata dalla presenza di Sua Altezza Reale Filiberto di Savoia, duca di Pistoia, che rappresentava il Re; il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile, vari generali dell’esercito e deputati. La manifestazione si concluse con la benedizione del vescovo di Girgenti, alla presenza di molte vedove, orfani e genitori dei caduti, nonché con alcuni decorati.
Si tratta di una Fontana con obelisco dedicata ai caduti della Grande Guerra e si trova all’ingresso principale della Villa Bonfiglio. La fontana ha forma circolare e, al centro, presenta un grande obelisco in marmo al cui apice è posto un grande angelo di bronzo raffigurante la vittoria patria. Sul basamento dell’obelisco vi sono, in ciascuna delle quattro facciate, i nomi dei soldati caduti durante la grande guerra.
Sul secondo livello del basamento sono presenti due scene, raffiguranti la guerra e la pace: le sculture, infatti, rappresentano un’immagine di guerra con un fante italiano che uccide un unno, più grosso di lui, in posizione esanime e che rappresenterebbe il nemico austriaco. Un’altra immagine, di pace, riproduce il soldato che lascia le armi per dedicarsi al lavoro: vediamo infatti un contadino che ara la terra con l’aiuto di un bovino.
Nel corso degli anni, il monumento ha subito molteplici rimaneggiamenti. In particolare, subito dopo il “Patto D‘Acciaio” che unì l’Italia fascista alla Germania nazista, l’altorilievo, raffigurante il fante italiano che uccide con la baionetta il nemico austriaco, venne ritenuto offensivo nei confronti del nuovo alleato germanico che aveva annesso l’Austria, e si decise di nascondere l’altorilievo con un lenzuolo; ma più volte questo si lacerava e quindi si prese la drastica decisione di rimuovere il soldato austriaco a colpi di scalpello, e qualche tempo dopo venne rimosso anche il fante italiano.
Ecco perché noi oggi vediamo in questo lato dell’obelisco solo un informe blocco di marmo.
CALTANISSETTA
Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale. Il monumento è composto da un basamento a tronco di piramide a base quadrata, con gradinata sulla parte anteriore, e da una statua che rappresenta la Patria riconoscente, che cinge l’elmetto fregiato di lauro e quercia. In una mano regge il libro della Storia e la palma della pace vittoriosa e con l’altra indica alla gente il sacrificio delle vittime. Sotto c’è un eroe che stringe al petto il Tricolore. Ai lati della base della statua ci sono due cannoni e, tra essi, una corona d’alloro in bronzo.
A quattro anni di distanza dalla conclusione del conflitto, in città si costituisce un apposito comitato esecutivo per l'erezione di un omaggio bronzeo alla memoria dei militari nisseni immolatisi, da collocare poco distante dal Seminario vescovile, in un'area del viale Regina Margherita dedicata al ricordo dei Caduti che venne chiamata viale delle Rimembranze.
La data dell'inaugurazione inizialmente fu fissata per il 24 maggio 1922, ma poi fu prorogata al 16 dicembre dello stesso anno. Il cerimoniale vedeva riunite le famiglie dei Caduti, gli invalidi di guerra, i mutilati e i decorati, le autorità, la truppa, le associazioni e le scolaresche. La statua venne fusa nel bronzo del nemico nella fonderia Laganà di Napoli. Nel 1965 il monumento è stato spostato nell'attuale sito, a m. 500 dalla sede originaria. È stato realizzato dallo scultore siciliano Cosimo Sorgi che si avvalse della collaborazione del padre Francesco. Ricorda i 291 militi caduti che si sono immolati in guerra.
CATANIA
La città di Catania dedicò ai suoi caduti della Grande guerra un Monumento in ricordo dei fanti Caduti del 146° Reggimento “Catania” e del 4° Reggimento “Piemonte” nella Prima guerra mondiale, ubicato presso il Centro Documentale cittadino di via Oberdan. La data di inaugurazione non è nota; in basso è presente la firma dello scultore Pappalardo e la data di esecuzione dicembre 1926.
Il monumento si sviluppa a parete, inquadrato da due lesene con fiaccola sui lati; al centro bassorilievo con tre figure maschili seminude con in mano gladio e scudo, inneggianti alla Vittoria, sollevata con la mano destra dalla figura centrale; il fastigio è costituito da una lastra marmorea sagomata ad incorniciare la lastra bronzea del Bollettino della Vittoria n. 1268, firmato il 4.11.1918 da Armando DIAZ.
ENNA
A Enna, nel piazzale delle Rimembranze a ridosso del muro di ponente del Castello di Lombardia, si trova il monumento ai Caduti in guerra, che è stato inaugurato nel 1925. Ha una struttura a obelisco ed è formato da otto lastre di marmo, con scolpiti i nomi dei Caduti della Prima guerra mondiale.
Il Cenotafio ai caduti della Prima Guerra Mondiale, venne realizzato nel 1925 dal celeberrimo architetto palermitano Ernesto Basile, famoso per essere fra i maggiori esponenti dello stile liberty. Nella fattispecie questa tipologia di “obelisco” liberty è divenuto un simbolo, un luogo di culto per ricordare gli ennesi che hanno perso la vita durante la Prima guerra mondiale.
MESSINA
Il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale fu realizzato dallo scultore Giovanni Nicolini nel 1936 sulla allora neonata, Piazza Municipio di Messina. Il monumento raffigura su un alto podio tre sculture in bronzo: avanti, a capo scoperto, un fante, con ai lati un aviere e un marinaio.
Ai lati della stele sono presenti due basso rilievi con cavalieri e fanti al seguito di vittorie alate. Il monumento, danneggiato dalle bombe alleate durante la Seconda guerra mondiale, nel 1950 è stato arricchito di una lapide che ricorda le vittime dell’ultimo conflitto.
PALERMO
Inaugurato nel 1909, in occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario dell’Unità d’Italia, ebbe come fine la celebrazione dell’epopea garibaldina. Poi, nel 1931, con l’avvento del fascismo, la piazza si trasformò in monumento ai caduti della Grande guerra.
Fu in questa occasione che venne realizzato l’emiciclo colonnato su disegno di Ernesto Basile. Il monumento vero e proprio, al centro della piazza, fu costruito utilizzando la pietra chiara di Isola delle Femmine e, sopra l’obelisco, svetta a 28 metri di altezza, la Vittoria, statua in bronzo di Mario Rutelli.
Il maestoso monumento sito in Piazza Vittorio Veneto, nome preso dalla cittadina vicino la quale ebbe luogo l’ultima, violentissima, battaglia dell’esercito italiano (circa 100.000 morti), della Prima Grande guerra mondiale (detta anche la terza del Piave). Alla fine di questa battaglia gli austro-ungarici, pur con un esercito superiore in tutto, sia nel numero degli uomini sia nell’armamento, si arresero e la guerra ebbe fine.
Il monumento nato, in origine, per ricordare l’Unità d’Italia la cui realizzazione era stata approvata dal Consiglio comunale di Palermo nel 1909.
Una maestosa piazza di forma circolare con un diametro di circa 100 metri fu commissionato all’eccellente architetto palermitano Ernesto Basile che in pieno Liberty, siamo nel 1910, era all’apice del suo successo. L’Obelisco posato sopra un basamento arricchito con le statue di un altro artista Palermitano, Antonio Ugo. Queste due statue, sono una donna ed una giovincella. La donna rappresenta l’Italia, mentre la giovane la Sicilia. E la Statua venne chiamata “ricongiungimento della Sicilia alla Madre Patria”. Il monumento fu costruito su in meno di tre mesi ed ebbe un costo complessivo di 228 mila lire, corrispondenti ad oggi a circa un milione di euro.
Nella lapide di sinistra, situata nella parte posteriore, veniva trascritto il bollettino di guerra della grande vittoria italiana ai danni dell’esercito austro-ungarico. E infine, per non lasciare tracce, sul pilastro di destra la data del 1910 fu sostituita da quella del 1918!! Essere precisi la Vittoria alata venne posta il 4 novembre del 1930, in occasione di un solenne giuramento di fedeltà dei giovani palermitani al fascismo.
RAGUSA
Nel territorio di Ragusa tra le varie tipologie di monumenti ai caduti quella più ricorrente è il cenotafio, ossia un'architettura commemorativa che non funge da sepoltura, ma ha soltanto la funzione di celebrare e onorare i soldati morti in guerra.
Il monumento artisticamente più rilevante è sicuramente quello ubicato nel pieno centro della città settecentesca, precisamente sul sagrato della Cattedrale di San Giovanni, accanto alla facciata.
La sua costruzione viene affidata all'affermato scultore Turillo, che operava nella capitale e si distinse nell'arte del busto-ritratto e nella realizzazione di numerosi monumenti ai caduti in cui sono presenti significative sculture in bronzo.
L'opera fu inaugurata il 12 maggio 1924 da Benito Mussolini in persona, durante la sua prima visita a Ragusa. Il monumento, interamente rivestito in marmo, si sviluppa in verticale, mostrando una composizione architettonica costituita inizialmente da un alto e largo basamento sul quale si impostano tre gradini che successivamente vanno a restringersi verso l'alto. Subito dopo insiste un deciso piedistallo che sostiene il gruppo scultoreo in bronzo.
Nella parte retrostante chiude l'intera composizione una struttura liscia, conclusa da una cornice marcapiano e da una coppia di piccole volute laterali. Sui gradini è posta una corona d'alloro in bronzo, simbolo di gloria e trionfo, e sopra di essa una lapide recita “Ragusa ai suoi figli caduti per la Patria sempre vivi nel cuore di tutti i fratelli italiani”.
Significative risultano le pareti verticali del piedistallo in cui sono incisi “a carattere d'oro e di fuoco” i nomi dei numerosi caduti ragusani; evidentemente i caratteri d'oro e l'incisione a fuoco simboleggiano rispettivamente l'importanza e l'eternità dei caduti stessi. Infatti, con la Prima guerra mondiale, i monumenti, in cui precedentemente comparivano soltanto i nomi degli ufficiali, cessarono di essere anonimi e su di essi vennero incisi tutti i nomi dei singoli soldati caduti. In questo processo di democratizzazione, il singolo non veniva onorato per le sue gesta individuali, ma come parte di un progetto superiore in difesa della patria.
SIRACUSA
La chiesa di San Tommaso al Pantheon, comunemente chiamata dai siracusani "il Pantheon", è considerata come il principale monumento ai caduti della I guerra mondiale, perché al suo interno riposano le spoglie dei soldati siracusani periti al fronte durante il primo conflitto mondiale.
Nel 1939 venne visitato dal Re Vittorio Emanuele III in visita ufficiale a Siracusa.
La struttura, che si presenta all’esterno con tre lapidi ai Caduti, si trova in piazza Foro Siracusano, vicino i giardini Mafalda di Savoia. Venne costruita a partire dal 1919. Sulla porta di ingresso si trova una grande Croce Rossa che custodisce le spoglie di Costanza Bruno, infermiera della Croce Rossa e medaglia d’oro al Valor Militare.
La struttura è stata progettata dall'architetto Gaetano Rapisardi, in stile moderno, e venne edificata nel 1919. È di forma circolare ed è caratterizzata da ampi pilastri divisi da grandi vetrate che sorreggono un terrazzino comprendente alcune finestrelle, sormontate da croci di pietra. In cima alla chiesa vi è posta una piccola torretta campanaria in cemento armato.
TRAPANI
Nel giardino che si trova nel centro di Piazza Vittorio Veneto, di fronte al Palazzo del Governo e il Castello Terra, si erge il Monumento ai Caduti di Trapani nella Grande Guerra, realizzato nel 1921 dallo scultore Antonio Hugo. Inaugurato l’8 maggio 1924 da Mussolini, la prima pietra fu posta l’8 giugno 1922 da Vittorio Emanuele III.
La statua bronzea non è la stessa che vide la mano scopritrice di Mussolini: si fuse insieme a tanto altro metallo pubblico perché servivano i cannoni. La nuova copia della statua si è potuta ottenere grazie al figlio dello scultore, Giuseppe Vittorio, che conservava il modello dell’originale, il calco in gesso; la fonderia, ne rifece un’altra copia rimessa nuovamente nello stesso sito il 4 novembre 1959.
La prima fusione del gruppo bronzeo fu eseguita dalla Fonderia napoletana Laganà; l’opera arrivò a Trapani col piroscafo «Città di Siracusa» la sera del 23 ottobre 1923 e collocata nella stele marmorea, costruita dall’impresa Francesco Artale.
Il monumento, dedicato ai Caduti di Trapani nella Grande Guerra, è costituito da un basamento a gradoni sormontato da un piedistallo centrale, sul quale sono affisse le due lastre con le date di inizio e fine del primo conflitto mondiale; al di sopra si eleva un alto pilastro, sul quale è incisa la dedica, terminante sulla sommità in una lampada. In cima al basamento è posto un gruppo scultoreo raffigurante una Vittoria alata che sorregge il corpo di un Caduto.
(dal web)Tra il 1919 e il 1922, città e paesi di Sicilia piangono le loro vittime non solo nell’intimità domestica, ma anche nelle piazze pubbliche. In loro memoria, infatti, appaiono lapidi e targhe, volute da amministratori locali, associazioni di lavoratori e imprenditori progressisti. Dopo, i tributi iniziano a prendere forma di piccoli monumenti, opere di artigiani del marmo e del ferro battuto. Bisogna attendere il 1922 perché la commemorazione venga ufficialmente uniformata, rendendo il fenomeno tanto capillare quanto obbligatorio. Precise direttive governative indicano alle amministrazioni locali necessità e modalità della commemorazione. Dal sentimento privato e spontaneo si passa, allora, al senso pubblico e simbolico della celebrazione. Buona parte dei centri urbani dell'isola si dotano del loro omaggio ai Caduti e una preziosa scia di targhe e monumenti si diffondono nelle città, costellandole di “luoghi della memoria”. Non solo simboli di pietà e dolore, ma anche opere di mirabile valore artistico, affidate ad alti esponenti dell’architettura.
L’epoca d’oro dei monumenti ai caduti finisce di fatto nel 1927: proprio in quell’anno, infatti, il Ministero della Pubblica Istruzione pubblica sul «Foglio d’ordini» del Partito Nazionale Fascista un articolo dal significativo titolo Non monumenti ma asili, nel quale si legge un “suggerimento” dal tono ultimativo: «Troppi monumenti che sovente contrastano con l’arte, già adornano le piazze e le strade d’Italia. I Fasci, d’ora in poi, invece di monumenti dedichino ai caduti case che ne portino col nome il ricordo». In quel momento, infatti, il regime fascista, ormai consolidato ritiene che sia arrivato il momento di passare dall’orizzonte fondamentalmente municipale e strettamente commemorativo del monumento ai caduti (chiaramente rivolto al passato, e spesso ad un passato prefascista) ad una nuova forma di monumentalità, più adeguata alle concrete necessità del regime ormai saldamente al potere, e chiaramente rivolta al presente e al futuro. Adesso «c’è bisogno di una monumentalità che non sia più celebrativa, uno spirito monumentale che possa entrare nella quotidianità attraverso complessi architettonici utili alla vita sociale del regime, adatti a scandirne ritualità, a promuovere l’educazione delle masse».
AGRIGENTO
Il monumento ai caduti in guerra venne realizzato nel centro del parco della Rimembranza, oggi Villa Bonfiglio, nella rotonda di viale Cavour, su progetto dello scultore Mario Rutelli.
L’inaugurazione del monumento avvenne il 24 giugno 1923, anniversario della battaglia del Piave in cui si sacrificarono anche parecchi agrigentini alcuni dei quali sotto le insegne del quinto fanteria che alloggiava nella caserma Crispi sotto il viale della Vittoria. La solenne cerimonia si svolse alle ore 10 nel piazzale del Parco della Rimembranza fu onorata dalla presenza di Sua Altezza Reale Filiberto di Savoia, duca di Pistoia, che rappresentava il Re; il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile, vari generali dell’esercito e deputati. La manifestazione si concluse con la benedizione del vescovo di Girgenti, alla presenza di molte vedove, orfani e genitori dei caduti, nonché con alcuni decorati.
Si tratta di una Fontana con obelisco dedicata ai caduti della Grande Guerra e si trova all’ingresso principale della Villa Bonfiglio. La fontana ha forma circolare e, al centro, presenta un grande obelisco in marmo al cui apice è posto un grande angelo di bronzo raffigurante la vittoria patria. Sul basamento dell’obelisco vi sono, in ciascuna delle quattro facciate, i nomi dei soldati caduti durante la grande guerra.
Sul secondo livello del basamento sono presenti due scene, raffiguranti la guerra e la pace: le sculture, infatti, rappresentano un’immagine di guerra con un fante italiano che uccide un unno, più grosso di lui, in posizione esanime e che rappresenterebbe il nemico austriaco. Un’altra immagine, di pace, riproduce il soldato che lascia le armi per dedicarsi al lavoro: vediamo infatti un contadino che ara la terra con l’aiuto di un bovino.
Nel corso degli anni, il monumento ha subito molteplici rimaneggiamenti. In particolare, subito dopo il “Patto D‘Acciaio” che unì l’Italia fascista alla Germania nazista, l’altorilievo, raffigurante il fante italiano che uccide con la baionetta il nemico austriaco, venne ritenuto offensivo nei confronti del nuovo alleato germanico che aveva annesso l’Austria, e si decise di nascondere l’altorilievo con un lenzuolo; ma più volte questo si lacerava e quindi si prese la drastica decisione di rimuovere il soldato austriaco a colpi di scalpello, e qualche tempo dopo venne rimosso anche il fante italiano.
Ecco perché noi oggi vediamo in questo lato dell’obelisco solo un informe blocco di marmo.
CALTANISSETTA
Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale. Il monumento è composto da un basamento a tronco di piramide a base quadrata, con gradinata sulla parte anteriore, e da una statua che rappresenta la Patria riconoscente, che cinge l’elmetto fregiato di lauro e quercia. In una mano regge il libro della Storia e la palma della pace vittoriosa e con l’altra indica alla gente il sacrificio delle vittime. Sotto c’è un eroe che stringe al petto il Tricolore. Ai lati della base della statua ci sono due cannoni e, tra essi, una corona d’alloro in bronzo.
A quattro anni di distanza dalla conclusione del conflitto, in città si costituisce un apposito comitato esecutivo per l'erezione di un omaggio bronzeo alla memoria dei militari nisseni immolatisi, da collocare poco distante dal Seminario vescovile, in un'area del viale Regina Margherita dedicata al ricordo dei Caduti che venne chiamata viale delle Rimembranze.
La data dell'inaugurazione inizialmente fu fissata per il 24 maggio 1922, ma poi fu prorogata al 16 dicembre dello stesso anno. Il cerimoniale vedeva riunite le famiglie dei Caduti, gli invalidi di guerra, i mutilati e i decorati, le autorità, la truppa, le associazioni e le scolaresche. La statua venne fusa nel bronzo del nemico nella fonderia Laganà di Napoli. Nel 1965 il monumento è stato spostato nell'attuale sito, a m. 500 dalla sede originaria. È stato realizzato dallo scultore siciliano Cosimo Sorgi che si avvalse della collaborazione del padre Francesco. Ricorda i 291 militi caduti che si sono immolati in guerra.
CATANIA
La città di Catania dedicò ai suoi caduti della Grande guerra un Monumento in ricordo dei fanti Caduti del 146° Reggimento “Catania” e del 4° Reggimento “Piemonte” nella Prima guerra mondiale, ubicato presso il Centro Documentale cittadino di via Oberdan. La data di inaugurazione non è nota; in basso è presente la firma dello scultore Pappalardo e la data di esecuzione dicembre 1926.
Il monumento si sviluppa a parete, inquadrato da due lesene con fiaccola sui lati; al centro bassorilievo con tre figure maschili seminude con in mano gladio e scudo, inneggianti alla Vittoria, sollevata con la mano destra dalla figura centrale; il fastigio è costituito da una lastra marmorea sagomata ad incorniciare la lastra bronzea del Bollettino della Vittoria n. 1268, firmato il 4.11.1918 da Armando DIAZ.
ENNA
A Enna, nel piazzale delle Rimembranze a ridosso del muro di ponente del Castello di Lombardia, si trova il monumento ai Caduti in guerra, che è stato inaugurato nel 1925. Ha una struttura a obelisco ed è formato da otto lastre di marmo, con scolpiti i nomi dei Caduti della Prima guerra mondiale.
Il Cenotafio ai caduti della Prima Guerra Mondiale, venne realizzato nel 1925 dal celeberrimo architetto palermitano Ernesto Basile, famoso per essere fra i maggiori esponenti dello stile liberty. Nella fattispecie questa tipologia di “obelisco” liberty è divenuto un simbolo, un luogo di culto per ricordare gli ennesi che hanno perso la vita durante la Prima guerra mondiale.
MESSINA
Il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale fu realizzato dallo scultore Giovanni Nicolini nel 1936 sulla allora neonata, Piazza Municipio di Messina. Il monumento raffigura su un alto podio tre sculture in bronzo: avanti, a capo scoperto, un fante, con ai lati un aviere e un marinaio.
Ai lati della stele sono presenti due basso rilievi con cavalieri e fanti al seguito di vittorie alate. Il monumento, danneggiato dalle bombe alleate durante la Seconda guerra mondiale, nel 1950 è stato arricchito di una lapide che ricorda le vittime dell’ultimo conflitto.
PALERMO
Inaugurato nel 1909, in occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario dell’Unità d’Italia, ebbe come fine la celebrazione dell’epopea garibaldina. Poi, nel 1931, con l’avvento del fascismo, la piazza si trasformò in monumento ai caduti della Grande guerra.
Fu in questa occasione che venne realizzato l’emiciclo colonnato su disegno di Ernesto Basile. Il monumento vero e proprio, al centro della piazza, fu costruito utilizzando la pietra chiara di Isola delle Femmine e, sopra l’obelisco, svetta a 28 metri di altezza, la Vittoria, statua in bronzo di Mario Rutelli.
Il maestoso monumento sito in Piazza Vittorio Veneto, nome preso dalla cittadina vicino la quale ebbe luogo l’ultima, violentissima, battaglia dell’esercito italiano (circa 100.000 morti), della Prima Grande guerra mondiale (detta anche la terza del Piave). Alla fine di questa battaglia gli austro-ungarici, pur con un esercito superiore in tutto, sia nel numero degli uomini sia nell’armamento, si arresero e la guerra ebbe fine.
Il monumento nato, in origine, per ricordare l’Unità d’Italia la cui realizzazione era stata approvata dal Consiglio comunale di Palermo nel 1909.
Una maestosa piazza di forma circolare con un diametro di circa 100 metri fu commissionato all’eccellente architetto palermitano Ernesto Basile che in pieno Liberty, siamo nel 1910, era all’apice del suo successo. L’Obelisco posato sopra un basamento arricchito con le statue di un altro artista Palermitano, Antonio Ugo. Queste due statue, sono una donna ed una giovincella. La donna rappresenta l’Italia, mentre la giovane la Sicilia. E la Statua venne chiamata “ricongiungimento della Sicilia alla Madre Patria”. Il monumento fu costruito su in meno di tre mesi ed ebbe un costo complessivo di 228 mila lire, corrispondenti ad oggi a circa un milione di euro.
Nella lapide di sinistra, situata nella parte posteriore, veniva trascritto il bollettino di guerra della grande vittoria italiana ai danni dell’esercito austro-ungarico. E infine, per non lasciare tracce, sul pilastro di destra la data del 1910 fu sostituita da quella del 1918!! Essere precisi la Vittoria alata venne posta il 4 novembre del 1930, in occasione di un solenne giuramento di fedeltà dei giovani palermitani al fascismo.
RAGUSA
Nel territorio di Ragusa tra le varie tipologie di monumenti ai caduti quella più ricorrente è il cenotafio, ossia un'architettura commemorativa che non funge da sepoltura, ma ha soltanto la funzione di celebrare e onorare i soldati morti in guerra.
Il monumento artisticamente più rilevante è sicuramente quello ubicato nel pieno centro della città settecentesca, precisamente sul sagrato della Cattedrale di San Giovanni, accanto alla facciata.
La sua costruzione viene affidata all'affermato scultore Turillo, che operava nella capitale e si distinse nell'arte del busto-ritratto e nella realizzazione di numerosi monumenti ai caduti in cui sono presenti significative sculture in bronzo.
L'opera fu inaugurata il 12 maggio 1924 da Benito Mussolini in persona, durante la sua prima visita a Ragusa. Il monumento, interamente rivestito in marmo, si sviluppa in verticale, mostrando una composizione architettonica costituita inizialmente da un alto e largo basamento sul quale si impostano tre gradini che successivamente vanno a restringersi verso l'alto. Subito dopo insiste un deciso piedistallo che sostiene il gruppo scultoreo in bronzo.
Nella parte retrostante chiude l'intera composizione una struttura liscia, conclusa da una cornice marcapiano e da una coppia di piccole volute laterali. Sui gradini è posta una corona d'alloro in bronzo, simbolo di gloria e trionfo, e sopra di essa una lapide recita “Ragusa ai suoi figli caduti per la Patria sempre vivi nel cuore di tutti i fratelli italiani”.
Significative risultano le pareti verticali del piedistallo in cui sono incisi “a carattere d'oro e di fuoco” i nomi dei numerosi caduti ragusani; evidentemente i caratteri d'oro e l'incisione a fuoco simboleggiano rispettivamente l'importanza e l'eternità dei caduti stessi. Infatti, con la Prima guerra mondiale, i monumenti, in cui precedentemente comparivano soltanto i nomi degli ufficiali, cessarono di essere anonimi e su di essi vennero incisi tutti i nomi dei singoli soldati caduti. In questo processo di democratizzazione, il singolo non veniva onorato per le sue gesta individuali, ma come parte di un progetto superiore in difesa della patria.
SIRACUSA
La chiesa di San Tommaso al Pantheon, comunemente chiamata dai siracusani "il Pantheon", è considerata come il principale monumento ai caduti della I guerra mondiale, perché al suo interno riposano le spoglie dei soldati siracusani periti al fronte durante il primo conflitto mondiale.
Nel 1939 venne visitato dal Re Vittorio Emanuele III in visita ufficiale a Siracusa.
La struttura, che si presenta all’esterno con tre lapidi ai Caduti, si trova in piazza Foro Siracusano, vicino i giardini Mafalda di Savoia. Venne costruita a partire dal 1919. Sulla porta di ingresso si trova una grande Croce Rossa che custodisce le spoglie di Costanza Bruno, infermiera della Croce Rossa e medaglia d’oro al Valor Militare.
La struttura è stata progettata dall'architetto Gaetano Rapisardi, in stile moderno, e venne edificata nel 1919. È di forma circolare ed è caratterizzata da ampi pilastri divisi da grandi vetrate che sorreggono un terrazzino comprendente alcune finestrelle, sormontate da croci di pietra. In cima alla chiesa vi è posta una piccola torretta campanaria in cemento armato.
TRAPANI
Nel giardino che si trova nel centro di Piazza Vittorio Veneto, di fronte al Palazzo del Governo e il Castello Terra, si erge il Monumento ai Caduti di Trapani nella Grande Guerra, realizzato nel 1921 dallo scultore Antonio Hugo. Inaugurato l’8 maggio 1924 da Mussolini, la prima pietra fu posta l’8 giugno 1922 da Vittorio Emanuele III.
La statua bronzea non è la stessa che vide la mano scopritrice di Mussolini: si fuse insieme a tanto altro metallo pubblico perché servivano i cannoni. La nuova copia della statua si è potuta ottenere grazie al figlio dello scultore, Giuseppe Vittorio, che conservava il modello dell’originale, il calco in gesso; la fonderia, ne rifece un’altra copia rimessa nuovamente nello stesso sito il 4 novembre 1959.
La prima fusione del gruppo bronzeo fu eseguita dalla Fonderia napoletana Laganà; l’opera arrivò a Trapani col piroscafo «Città di Siracusa» la sera del 23 ottobre 1923 e collocata nella stele marmorea, costruita dall’impresa Francesco Artale.
Il monumento, dedicato ai Caduti di Trapani nella Grande Guerra, è costituito da un basamento a gradoni sormontato da un piedistallo centrale, sul quale sono affisse le due lastre con le date di inizio e fine del primo conflitto mondiale; al di sopra si eleva un alto pilastro, sul quale è incisa la dedica, terminante sulla sommità in una lampada. In cima al basamento è posto un gruppo scultoreo raffigurante una Vittoria alata che sorregge il corpo di un Caduto.
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Et si omnes, ego non
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Stupidi si nasce, ma ridicoli ci si diventa
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