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Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte Empty Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte

Mer 2 Nov 2022 - 10:39

Le Vie Francigene della Sicilia

(ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte. La Magna Via Francigena, da Palermo ad Agrigento



Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte TOlQ6nY

In Sicilia via Francigena non indica la strada verso Roma, ma la rete viaria di epoca normanna. Un'accurata ricerca storica ha riportato alla luce i sentieri millenari, che in gran parte sopravvivono nella viabilità contemporanea. Quattro cammini dalla straordinaria varietà di ambienti tra storia, tradizioni e cultura dell'accoglienza. Un mondo rurale che si riaffaccia al turismo, che punta al movimento dolce, alla riappropriazione del territorio, alla microeconomia locale, proprio al partire dal passaggio dei camminatori. Il termine Francigena in Sicilia legava la rete viaria al popolo che la controllava: i cavalieri mercenari venuti dalla Normandia, insediatisi in Sicilia dopo la cacciata degli Emiri. La vulgata locale li chiamava "Franchi"

I Cammini Francigeni di Sicilia


ovvero
Tutto quello che devi sapere per camminare sui Cammini Francigeni di Sicilia e sull’Associazione “Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia”, socia della Rete dei Cammini.
Sono una piccola associazione di camminatori, studiosi e ricercatori nata nel 2009 dallo spirito di condivisione, che dopo una serie di cammini in Italia e all’estero, si occupano di ripercorrere a piedi, o in bici, o ad asino, se avete un asino, le vie storiche di Sicilia, quel sistema intrecciato che da secoli e secoli è stato percorso da Greci, Romani, Bizantini, Arabi e cavalieri Normanni.
Sono questi ultimi, giunti al seguito del Gran Conte Ruggiero il Normanno nel 1060, a riprendere il controllo dell’araba Ṣiqilliyya, ripristinando il culto cristiano, edificando abbazie, monasteri e chiese-fortezze e portando anche nel sud dell’Italia la cultura francese, le canzoni dei bardi, le gesta eroiche dei paladini che conosciamo ancora oggi.
La loro corte s’insedia a Palermo e controlla tutto il territorio dividendolo in diocesi e solo grazie alla precisione delle cancellerie reali abbiamo, negli atti notarili, la menzione di via francigena anche per la Sicilia.
I SiculiViandanti cercano le tracce di questo sistema di vie che ha permesso da sempre di muoversi attraverso le valli e le piane della nostra regione, verso i porti d’imbarco per l’Italia, l’Europa o la Terra Santa.
Confrontando le informazioni, osservando le tracce sul terreno e i molti beni archeologici e architettonici ancora presenti, provano a percorrere queste vie, rispettando la storia e il passato e stando attenti ad evitare quanto più asfalto possibile.


la mappa attuale delle vie Francigene siciliane

Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte Om9KbHc

Sono così riusciti a mettere a punto un sistema di vie che hanno come punto d’unione la via francigena:
- la via che da Agrigento risale verso Palermo, chiamata Magna Via Francigena;
- la via che da Palermo porta a Messina lungo le Madonie e i Nebrodi, chiamata “Palermo-Messina per le montagne” e la sua più antica sorella che percorreva la marina, attraversando tutta la costa settentrionale;
- la via che da Mazara del Vallo risale verso Marsala e verso la direttrice per Palermo, chiamata Via Francigena mazarense;
- la via romana che da Mazara porta a Siracusa, chiamata Via Selinuntina, che collegava i più importanti insediamenti greci prima e romani dopo, da Selinunte ad Agrigento, da Gela alle subcolonie siracusane di Akre, Kasmene e Camarina per giungere ad Ortigia;
- la via che da Gela, lascia la Selinuntina e punta a Maniace, ai piedi dell’Etna ed alla sua abbazia, chiamata Via Francigena Fabaria.
Un sistema di più di 900 km di vie che permettono di camminare in zone spesso lontane dal grande turismo ma ricche di tradizioni, cultura, buon cibo e ottimi sorrisi, dove l’accoglienza è garantita da strutture convenzionate o da alloggi “pellegrini” messi a disposizione dai Comuni.
Sacco a pelo, materassino, bacchette da cammino o bastone, zaino leggero ed essenziale, scarpe comode e impermeabili, una credenziale dove apporre i timbri del cammino e un cuore leggero. Serve poco alla fine per camminare lungo un sogno.


La Magna Via Francigena


Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte 8OLKNEs

“Ten odon, ten megalen ten Fragkikon tou Kastronobou” recita in greco un diploma del 1096 che ritroviamo in latino qualche decennio dopo come “Magna Via Francigena”.
Siamo lungo una grande arteria di comunicazione che collega da sempre, in senso nord/sud, Agrigento con Palermo, incrociando la via di transumanza verso le Madonie nel territorio di Corleone e Castronovo di Sicilia, che in età medievale e per un lungo periodo venne chiamata col questo nome di magna via francigena.
Da secoli, chi controlla il territorio ne controlla anche le vie di comunicazione, i ponti, i luoghi di dazio e dogana. La Magna Via nel corso del tempo ha stratificato molti nomi che testimoniano il passaggio e il controllo di genti venute da lontano.
Per i Romani che coi loro eserciti puntarono nel II sec. a. C. su Panormus, fu il console Aurelio Cotta a rendere possibile e veloce il cammino e a Corleone è visibile l’unica testimonianza di miliarius esistente in Sicilia lungo la Agrigentum-Panormus.
I Bizantini che ereditarono, dopo gli Ostrogoti, il potere di questi territori ed istituirono il thema di Sicilia, la nuova provincia dell’Impero Romano d’Oriente, era una via che collegava i punti strategici di controllo, le alture di approvvigionamento per uomini e animali, come il pianoro del Kassar di Castronovo e non tardarono a ricordarla coma odos basiliké, la via reale, cioè controllata dal potere centrale, come spesso risulta dai documenti posteriori in altri tratti di vie in Sicilia.
Il potere musulmano di Emiri e Califfi che arriveranno in Sicilia dopo la presa di Mazara nel giugno del 827, porranno a Panormus la loro sede monumentale e prestigiosa e la chiameranno Balarm, mentre ad Agrigentum, da adesso Kirknt, rimarrà il forte del contingente berbero d’invasione. La via che collega le due roccaforti sarà denominata tarik al askar, la via degli eserciti e ricorderà per nome e per controllo l’importanza della via per i Bizantini e per i Romani.
I Normanni che invaderanno la Sicilia nel 1060 scacciando i Musulmani occuperanno Balarm, convertiranno il popolo al cristianesimo ed edificheranno centinaia di chiese e abbazie lungo tutto il territorio, specie dove le sacche di resistenza araba erano più forti, nei territori agricoli del corleonese e del basso agrigentino. In pieno territorio sicano, alcuni documenti parlano di via exercitus, la strada degli eserciti, traducendo letteralmente l’arabo precedente. Dovremo attendere i diplomi del 1096 in greco, poi transuntati in latino a fine XII sec, sotto la corte sveva di Costanza d’Altavilla, sposa di Enrico VI imperatore e madre di Federico II di Svevia per avere la traduzione viam magnam francigenam Castrinovi.


la mappa della Magna Via Francigena

Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte 8J5DM7H

Oggi 183 km collegano la Balarm araba alla rocca di Agrigentum, attraverso antiche vie storiche e paesaggi dal sapore ancestrale.
Da Palermo ad Agrigento ci sono 9 tappe da 20 a 26 km in media, con dislivelli variabili che vanno dai campi di grano del corleonese alle salite per i vari centri dei Sicani.


1. Palermo > Monreale > Santa Cristina Gela (Percorso tratta: 85% di asfalto 15% sterrato. Lunghezza percorso: 23,8 km. Elevazione massima: 1188 m. Elevazione minima:: 539 m. Difficoltà: Media.)


il Teatro Massimo di Palermo

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Descrizione della tappa
La prima tappa della Magna Via Francigena inizia dopo la visita della Cattedrale di Palermo, eretta dai Normanni si pensa su un preesistente luogo di culto musulmano. Non lontano si possono visitare i migliori esempi dell’architettura palermitana di periodo medievale, che mescolano le influenza bizantine, le maestranze musulmane e la cultura francese dei Normanni: la chiesa dell’Ammiraglio, San Cataldo, il ponte dell’Ammiraglio, la Cappella Palatina e Palazzo dei Normanni.
La via si incammina oltrepassando Porta Nuova, lungo Corso Calatafimi e prosegue per diversi chilometri costeggiando la zona sud-ovest della città in leggera pendenza per raggiungere dopo circa 7 km, le pendici di Monreale, la Cattedrale istituita dal Re Guglielmo II il Buono come diocesi regia. Lungo il percorso si ha la possibilità di deviare al km 5,6 per visitare la chiesa di Santa Ciriaca, l’antico luogo di culto che ospitò il vescovo di Palermo durante il periodo musulmano. Lo splendido chiostro e i mosaici dell’interno tolgono il fiato al viandante. Da qui l’asfalto fa compagnia al camminatore per molti dei suoi passi. L’uscita da una grande città comporta, ahimè questa condizione da affrontare. Una serie di tornanti attraverso una vecchia trazzera permette di scendere lungo la valle e di raggiungere il fondovalle per cominciare la risalita che conduce alle porte di Altofonte, il Parco di caccia dei sovrani normanni. Si intercetta la Via Ferrovia Est, antica traccia della rotabile che portava verso Corleone ormai diventata una via carrabile. Inizia qui un sentiero di servizio di una vecchia cava abbandonata che permette di scollinare più rapidamente e raggiungere C.da Brigna sulla SP5 costeggiando il bosco. Si supera così Cozzo Rebuttone, cortina montuosa che chiude la Conca d’Oro e si segue la traccia verso la collina che protegge l’abitato di Santa Cristina Gela, scollinando dall’antica trazzera testimoniata ancora oggi dal toponimo della via Altofonte.


var. 1. Palermo (via bus)- Piana Albanesi > Santa Cristina Gela (Percorso tratta: 70% sterrato trazzerale 30 % asfalto bassa percorrenza. Pendenza: 39,9%. Lunghezza percorso: 5,15 km. Elevazione massima: 729 m. Elevazione minima: 662 m. Difficoltà: Bassa)


panorama sul Lago di Piana degli Albanesi


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Descrizione della tappa
Questa variante permette di evitare i molti chilometri di asfalto della prima tappa e attraverso un mezzo di linea consente di raggiungere la città di Piana degli Albanesi, Hora e Arbëreshëvet in arbëresh, la lingua che testimonia la tradizione greco albanese di questo popolo fiero che a metà del XV sec. si rifugiò in Sicilia dopo decenni di opposizione e lotta all’occupante ottomano. Piana è la città più grande dell’eparchia albanese in Sicilia, e merita lungo il nostro percorso una visita. Pur non essendo partner di progetto, dei protocolli legano Piana alla sua vicina Santa Cristina Gela, Sëndahstina, che a dispetto della grandezza attuale ricorre nei documenti ben più addietro di Piana ed è ricordata come “Terra di Costantino”, lungo la via consolare che collegava Agrigento con Palermo. Di sicuro ad accomunare le due località sono le comuni origini greco-albanesi che dal XV secolo permisero ai coloni di rifondare le contrade abbandonate nel corso dei secoli precedenti, una lingua misteriosa ed affascinante, difesa ancora oggi nella memoria degli anziani e dalla nostra Costituzione, una passione per i dolci sopraffini e tra questi i cannoli sono famosi e rinomati in tutta la Sicilia. Il vicino lago di Piana è raggiungibile attraverso comodi sentieri che consentono una veloce ma meravigliosa sosta al lago.
La traccia lascia l’abitato di Piana e dopo 2 km si immette in un sentiero sterrato che giunge all’abitato di Santa Cristina dopo 3 km ca.
Note:
Il mezzo di linea non è attivo la domenica (Autolinee Prestia & Comandè.


2. Santa Cristina Gela > Corleone (Percorso tratta: Asfalto 30% Sterrato 70% Pendenza max: 28,9%. Lunghezza percorso: 25,6 Km. Elevazione massima: 784 mt. Elevazione minima: 930 mt. Difficoltà: Alta.)


Santuario Tagliavia


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Descrizione della tappa
La Magna Via esce dall’abitato di Santa Cristina Gela seguendo il percorso della Regia Trazzera (RT) 28, che corre lungo la valle per raggiungere il M.te Giuhai e attraverso la Portella Sant’Agata, scollinare. In questo punto, in prossimità della Masseria Sant’Agata è stata rinvenuta dagli archeologi una necropoli di età ellenistico-romana con presenze di ceramica che arrivano fino all’età bizantina. Il valico è da sempre un punto privilegiato di controllo della strada e la salita attraverso l’area bosco che si estende fino al lago, permette la vista di panorami speciali e inaspettati. La via, superata la Masseria Sant’Agata, prosegue diritta lungo la trazzera ancora oggi usata dai pastori per la transumanza. Si superano diverse masserie fino al bivio Catagnano da cui la via devia verso il Santuario di Maria S.S. del Rosario di Tagliavia, luogo di preghiera e romitaggio che nel corso dei secoli ha sempre ospitato pellegrini e viandanti di passaggio. Oggi una comunità mariana religiosa, Le Cinque Pietre, la custodisce e ne anima il culto. Superato il santuario e la torre di avvistamento del Cozzo Saladino, la via intercetta la SS118 e il fiume Belice sinistro da dove continua girando a sinistra per intercettare la ciclabile del lato opposto della strada ed arrivare alle alture di P.zo Nicolosi e di Rocca Argenteria, oggi pianori ottimi per osservazione natura e analisi geologiche ma un tempo insediamenti a controllo di questo passo, della via greco-romana. Lungo la ciclabile al km 17,5, si incontra la deviazione (3,2 km a/r dalla traccia base) per il sistema naturalistico del Gorgo del Drago, una seria di laghetti e salti di roccia scavati dall’affluente del fiume Belìce Sinistro. Da qui la RT28 ci porta dritti verso Corleone tra campi infiniti, masserie che si perdono nel tempo, salitela affrontare tra le più impegnative di tutto il percorso e per le quali concentrazione e tecnica sono d’obbligo e lo spettacolare miliario romano che testimonia la presenza della via fatta costruire dal console romano Aurelius Cotta durante la I Guerra Punica e che oggi fa bella mostra di sè al Museo Archeologico di Corleone.


3. Corleone > Prizzi (Percorso tratta: 65% sterrato trazzerale 35% asfalto bassa percorrenza. Pendenza. 23,9%. Lunghezza percorso: 19,2 Km. Elevazione massima: 973 m. Elevazione minima: 529 m. Difficoltà: Media.)


la Rocca di Prizzi


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Descrizione della tappa
Possibile sosta al Santuario Tagliavia a km 12,9,
Corleone e le sue cento chiese barocche, Corleone e le sue cascate, Corleone e la bellezza dura e sincera della sua gente che vuole superare i clichè che vuole parlare di sé stessa e non solo della cronaca nera che ha spesso coinvolto la politica e la vita di un comune difficile. Anche Corleone pur non essendo partner di progetto, apre le sue braccia a chi cammina e con lo spirito siculo che contraddistingue queste zone, accoglie il pellegrino. D’obbligo la visita in paese al Museo Archeologico per visitare il miliarius della via consolare romana e a seguire, d’obbligo la visita al CIDMA, il Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia del Movimento Antimafia. Il passato e il presente di questa terra ricca di storia e di lacrime. La via segue da qui la regia trazzera RT 80 lungo il piano della Scala fino ad incontrare i ruderi della chiesa di S. Maria della Scala che si trovano lungo la via: chiudendo gli occhi si possono ancora sentire i rumori dei carri e delle persone. Si supera un altro sito di controllo, C.zo Spolentino e la sua portella a 905m e seguendo il viale delle Sorgenti, si percorre trazzera che ci porta alla Masseria Imbriaca e alla sua portella e si scollina verso il lago artificiale di Prizzi, che si percorre dal lato nord. L’abitato appare nitido e la salita, tosta, ci porta a colmare i 400 m di dislivello che ci portano in paese.


4. Prizzi > Castronovo di Sicilia (Percorso tratta: 65% sterrato, 35% asfalto. Pendenza: 17,8%. Lunghezza percorso: 24,4 km. Elevazione massima: 972 m. Elevazione minima: 668 m. Difficoltà: Alta.)


Fontanile nei pressi di Castronovo di Sicilia


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Descrizione della tappa
La tappa inizia al centro storico del paese dei Sicani, in prossimità della chiesa madre e del Municipio, sede della “Universitas Prixiensis”. Si lascia il paese seguendo la trazzera pubblica che si diparte dal fontanile posto all’entrata del borgo e ci si dirige verso sud est, costeggiando il plesso scolastico appena fuori paese. La trazzera prosegue fin quasi la frazione di Filaga, e prosegue verso est in direzione delle Riserve Naturali Monte Carcaci e dell’area attrezzata Santa Caterina, polmoni verdi del Parco dei Monti Sicani, tra le distese coltivate a grano e frumento, dove si ha la possibilità di effettuare soste per ricaricare acqua e approfittare dei punti fuoco del Demanio Forestale.
Si continua a camminare i chilometri che si affrontano lungo la trazzera acciottolata chiamata “via militare” per l’utilizzo che ne fu fatto nell’Ottocento come via di collegamento veloce per le armate che hanno attraversato la zona, fino ad arrivare al Borgo Riena, villaggio di contadini abbandonato negli anni 80 del secolo scorso che offre al camminatore l’idea dei numerosi borghi agricoli del secolo scorso, ormai abbandonati.
Strade sterrate e boschi alberati e tratti sulla provinciale a basso scorrimento
Gli ultimi chilometri permettono di giungere lungo il percorso che porta sull’altopiano del Kassar, zona archeologica di primaria importanza, che sta regalando nelle ultime campagne di scavo, organizzate dalle Università di York e Roma Tor Vergata, preziosi frammenti ricostruttivi delle fasi bizantine del luogo.
Il pianoro fortificato protegge dall’alto il borgo e la via, scendendo lungo un nuovo sentiero costruito dalla Forestale all’interno del Bosco Comuni, con i caratteristici pagliai contadini, finendo la sua corsa presso la piazza del Municipio sotto l’insegna della Magna Via Francigena.
Castronovo è collegata a Palermo attraverso le autolinee AST (verificare gli orari sul sito).


5. Castronovo > Cammarata > San Giovanni Gemini (Percorso tratta: Asfalto 35% Sterarto 65%. Pendenza massima: 24,3%. Lunghezza percorso: 12,7 km. Elevazione massima: 692 m. Elevazione minima: 380 m. Difficoltà: Media.)


il Casale San Pietro


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Descrizione della tappa
Il cuore della Magna Via Francigena è proprio tra la Rocca di San Vitale con i suoi ruderi normanni e le sue chiese e il pianoro del Kassar sul monte da cui scende la via. Una visita a tutto il centro del paesino dei Sicani permette di capirne meglio la genuinità dell’accoglienza. La via prosegue lungo una trazzera ottocentesca che tagliando i moderni tornanti, supera il campo sportivo, la pista d’emergenza per l’elisoccorso e il cimitero e giunge all’incrocio delle provinciali che portano verso lo scorrimento veloce. Da qui, 400 m dopo l’incrocio si incontra la svolta per il sentiero che porta all’Azienda Colle San Vitale che custodisce all’interno dei suoi terreni le preziose testimonianze archeologiche della Necropoli di Capelvenere: una grande roccia scavata per la disposizione delle sepolture e riusata nel corso dei secoli anche a fini abitativi. Superato il sito, si attraversa il Platani lungo un passaggio che d’inverno è sconsigliato per la portata delle acque ma che in primavera e in estate permette il piacere di un refrigerante bagno ai piedi. Superato il fiume si giunge al sito di controllo più imponente della Magna Via, il Casale di San Pietro, che probabilmente conserva nel sottosuolo la memoria dell’insediamento islamico che sorgeva attorno al casale citato dai diplomi normanni. Gli scavi della Soprintendenza Archeologica di Palermo e le missioni dell’Università di Roma Tor Vergata e di York stanno portando alla luce nuove scoperte che chiariranno meglio la storia di questo luogo che da sempre vede il passaggio delle genti da nord a sud. Lasciato il Casale alle spalle si raggiunge un fontanile e da qui si comincia a salire la trazzera che segue il corso dell’affluente del Platani, il torrente Saracena, fino ad arrivare in vista di Cammarata e del suo castello. L’ingresso in paese consente di rifornirsi di viveri e acqua e di continuare lungo la traccia verso il limitrofo comune di San Giovanni Gemini.


6. Cammarata/San Giovanni Gemini > Sutera (Percorso tratta: 75% sterrato 25% asfalto bassa percorrenza. Pendenza: 25,8%. Lunghezza percorso: 19,9 km. Elevazione massima: 654 m. Elevazione minima: 250 m. Difficoltà: Alta.)


panorama da Monte San Paolino


Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte Q28FcVs

Descrizione della tappa
Dal paese di San Giovanni Gemini, una strada interpoderale permette di uscire dal centro abitato e di imboccare la trazzera che scende giù verso il fiume. La tappa verso Sutera può facilmente trovare una sosta nelle strutture ricettive del territorio che forniscono accoglienza e ristoro al viandante e da qui proseguire lungo la vecchia Nazionale per circa 2 km e poi superare la ferrovia e la SS 189, in un tratto di rettilineo in cui è più semplice attraversare mantenendo alta l’attenzione. Ha inizio una trazzera che si inerpica per circa 1,5 km e giunge al cimitero e all’abitato di Acquaviva Platani, dove è possibile riposare e ricaricare l’acqua. Da qui una ex provinciale in disuso ci porta lungo le trazzere che camminano in cresta alle colline che avvolgono Sutera e la Rocca di San Paolino. Paesaggi incantevoli in ogni stagione dell’anno che fanno da quinta scenica alle masserie lungo il percorso, come l’ultima prima di Sutera che conserva al suo interno le origini medievali dell’abitato. Gli ultimi chilometri portano all’abitato ed alla sua imponente rocca, sito sacro visitabile e forse fortificato nel periodo medievale. Immancabile una visita al paese e alle sue piccole perle preziose: il ràbato che conserva ancora l’impianto urbano di tipo arabo, fatto di piccole vie e di case costruite una a ridosso dell’altra, l’antico spitale di San Simone, la chiesa madre dedicata all’Assunta e il museo etnoantropologico comunale che si trova nell’ex convento dei Carmelitani, la collina di Santa Croce e il palazzo di Francesco Salamone, uno dei 13 condottieri italiani che disputò la famosa Disfida di Barletta.


7. Sutera > Racalmuto/Grotte (Percorso tratta: 80% sterrato 20% asfalto bassa percorrenza. Pendenza: 32,1%. Lunghezza percorso: 26 km. Elevazione massima: 649 m. Elevazione minima: 149 m. Difficoltà: Alta.)


la località Milena


Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte SasA7bO

Descrizione della tappa
La tappa più lunga dell’intero percorso, circa 22 km, è anche l’unica che attraversa molti centri urbani che fanno parte del progetto Magna Via Francigena. Lasciata Sutera, i suoi monumenti e la sua rocca maestosa che controlla la Valle del Platani e guarda verso Aragona, la via prende una direzione particolare. Scavi recenti hanno messo in luce l’assetto della trazzera che conduceva al fiume Gallo d’Oro che lambisce il territorio comunale e segna il confine con l’abitato di Milena. I resti di un ponte utilizzato fino allo scorso secolo, sono ancora visibili lungo la valle e testimoniano l’andamento della viabilità principale.
Il geografo al Idrisi nel suo racconto, proprio in questa zona dice che “Sutera è centro trafficato dove i viaggiatori fanno avanti e indietro”, molto probabilmente in direzione Palermo/Agrigento. L’antica strada è percorribile ed agibile nei mesi estivi, in direzione del fiume e della Riserva di Monte Conca. Durante i mesi invernali si risolve il problema percorrendo la strada provinciale che, lasciato il centro di Campofranco, prosegue verso il ponte moderno sul Gallo d’Oro.
Attraversatolo si segue obbligatoriamente la SP24 fino ad una fonte che segna il punto di ricongiunzione delle varianti che permette di ricaricare l’acqua e in breve tempo si entra a Milena, secondo centro della tappa. Qui, come in ogni centro del percorso, è possibile spezzare la tappa, trovando ospitalità e rifornirsi di acqua e cibo. L’antica Milocca e i suoi casali oggi sono un accogliente centro agricolo adagiato sulle sue colline floride e la via in breve tempo raggiunge l’insediamento di Serra del Palco con le aree archeologiche dell’età del Bronzo e di periodo bizantino e altomedievale.
Superatele si fa ingresso nell’area demaniale boschiva di “Bosco Zellante” dalla quale si imbocca il sentiero che conduce a Racalmuto, luogo di nascita di Leonardo Sciascia e per questo inserita lungo la Via degli Scrittori. Un castello chiaramontano, la fontana di “Novi Cannola”, la Chiesa Madre e quella di San Francesco sono solo degli spunti per una visita pomeridiana.


8. Racalmuto > Joppolo Giancaxio (Percorso tratta: 65% sterrato 35% asfalto. Pendenza massima: 26,5 %. Lunghezza percorso: 18,7 km. Elevazione massima: 583 m. Elevazione minima: 239 m. Difficoltà: Alta.)


sulla via per Aragona


Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte Ag8HqkR

escrizione della tappa
Pochi chilometri separano Racalmuto dal centro di Grotte, abitato agricolo carico di storie che dal 1500 vengono scritte nei manuali di storia siciliana, dalla “Baronessa di Carini” alla Petra usata come necropoli e luogo di culto. Dalla cittadina dell’agrigentino dove la sosta è gradita e l’accoglienza è viva e genuina, la via prosegue lungo una Provinciale fino al sito della Petra di Calathansuderj, un sito archeologico che conserva il toponimo arabo. Una roccia di 30 metri di altezza, piena di fori di sepoltura e di grotte al suo interno. Dal periodo neolitico abbastanza ben attestato si passa ai secoli in cui la Sicilia apparteneva a Bisanzio, quando la Petra diventa una fitta rete di cunicoli su più livelli, tale da farla considerare un sito di controllo della viabilità che va e viene da e per Agrigento, funzione che si mantiene in periodo musulmano, poi normanno e svevo. Superato il sito, si inizia una salita che raggiunge quota 570mt e che porta sulla cima del colle che sovrasta il paese di Comitini. Ci accoglie l’osservatorio astronomico e il distretto minerario con le sue miniere a vista, cariche di storia, di gioie e sofferenze per le centinaia di zolfatari che qui hanno scritto pagine importanti del lavoro italiano. Si raggiunge il centro dove è possibile visitare le chiese e ricaricare acqua o decidere la sosta. Da qui, la via prosegue fino alla SS 189, che si attraversa superandola con attenzione e superando anche la ferrovia grazie ad un sottopasso, si inizia la salita verso Aragona, centro più grande e, sebbene non nel progetto, necessario per ricaricare acqua e cibo o per interrompere la marcia e visitare le chiese barocche. Pregevoli infatti i monumenti sacri e civili, da osservare mentre ci si avvia verso la Provinciale che ci porta, attraverso i campi a perdita d’occhio, alla trazzera che arriva a Joppolo Giancaxio, ultima centro del cammino prima della meta finale.


9. Joppolo Giancaxio > Agrigento (Percorso tratta: 55% sterrato 45% asfalto. Pendenza massima: 22,7%. Lunghezza percorso: 13,2 km. Elevazione massima: 322 m. Elevazione minima:: 105 m. Difficoltà: Media.)


il Castello di Joppolo


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Descrizione della tappa
Tappa finale che si diparte dal piccolo centro agricolo di Joppolo Giancaxio, 1230 abitanti, fondato sul finire del XVII sec., con licenza populandi, il procedimento di legge per poter costituire dei nuovi centri urbani, dal barone Calogero Gabriele Colonna, Duca di Cesarò, sui feudi di Realturco e Giancaxio. Di sicuro i casali su cui viene costituito ricordano, nel nome, l’origine araba: Rahal, villaggio-casale dei turchi; jan + qasr, castello di Jan. Autonomo dal 1927, fu coinvolto nelle vicende per l’autonomia della terra per i contadini siciliani che rivendicarono strenuamente la terra anche senza poterla ottenere.
Dal paese dell’agrigentino la via procede in direzione sud/sud-est in modo abbastanza lineare, tra campi coltivati e terreni agricoli d’altura, fino all’incrocio tra la SS118 e la SP1. Qui la via imbocca la Provinciale fino a trovare il sentiero che, tagliando sulla sinistra verso il torrente Akragas, ci porta all’ingresso di Agrigento, fin sotto la Rocca della Cattedrale. Il profumo del mare comincia a riempire l’aria e l’ultima salita, nel parco suburbano della Cattedrale, porta in via Duomo, dove la Cattedra di San Gerlando e San Giacomo protegge e sorveglia la città sin dall’arrivo dei Conti Normanni. Il diploma di fondazione della Diocesi affida nelle mani del cluniacense Gerlando una nuova realtà cristiana. Con la vista del mar Mediterraneo e delle lunghe spiagge pirandelliane ed un imprescindibile visita della Cattedrale e del suo torrione, come alla Valle dei Templi – Bene UNESCO si conclude il percorso della Magna Via Francigena, 180 km tra storia e natura in compagnia dei propri passi.



(dal web)


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Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 1^ parte AGls75S
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