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Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 3^ parte Empty Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 3^ parte

Gio 15 Dic 2022 - 16:38

Le Vie Francigene della Sicilia


(ovvero le strade della civiltà) - 3^ parte. La Via Francigena Mazarese e la Via Francigena Fabiaria.



Via Francigena Mazarense



Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 3^ parte UX3ubFA



Via Francigena Mazarense
Un attento studio paleografico di qualche anno fa, riporta alla luce un diploma del 1267 che chiama “francigena” la strada che collegava Mazara del Vallo alla via principale da Marsala a Palermo.
Tra le affascinanti piane coltivate a vigneto del trapanese, la via si snoda percorrendo i centri che dalla costa conducono verso Alcamo, la zona archeologica di Segesta e le creste di S. Giuseppe Jato per giungere a Palermo, seguendo i passi collinari che portano alla Conca d’Oro.

la Via Francigena Mazarense



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Via Francigena Fabaria



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Via Francigena Fabaria
Il diploma normanno del 1105 attesta una “via francigena via Fabaria”, indicando i confini di un terreno donato all’Abate Ambrogio della Diocesi di Lipari-Patti.
Lungo l’antica via greca denominata “selinuntina” dalla Cattedrale normanna di Agrigento si giunge a Gela e da qui nel territorio della “Fáwara”, terra del nostro documento.
Più di 250 km che dalle coste del Mediterraneo giungono alle falde dell’Etna e trovano compimento all’ombra del portale dell’Abbazia di Santa Maria di Maniace a Bronte.

la Via Francigena Fabaria



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Il Testimonium siciliano

E’ documento antico. Sacro. Sancisce un legame, un voto, una promessa tra il pellegrino e il Cammino.
Nasce dalla più antica tradizione degli itineraria peregrinorum medievali, dal viaggio che i peregrini affrontavano, solcano le terre di tutta Europa, per giungere alla soglia della tomba dell’Apostolo Giacomo, ritrovata sotto il “campo delle stelle” a Santiago nel primi del IX sec.; dai romei che giungevano pieni di speranza e stupore alle porte di Roma per venerare i sepolcri dei martiri e dei santi che hanno sostenuto la Cristianità, di Pietro e Paolo, testimoni della fede; dai palmieri che tentavano la sorte via mare e via terra, per giungere ai luoghi più sacri della fede cristiana, nelle terre in mano alterna ai Saraceni ed ai Crociati, per venerare le memorie ed i luoghi che avevano visto il Nazareno predicare, morire e poi risorgere.
Una volta compiuto il cammino, questo documento, insieme agli oggetti che i pellegrini potevano prendere o acquistare come moderni souvenir, come la ormai famosa conchiglia di Santiago o la quadrangula a Roma o la riproduzione del Volto Santo a Gerusalemme, testimoniava l’effettivo compimento del pellegrinaggio devotionis causa, permetteva di tornare in patria per sciogliere il voto effettuato o, a volte, dimostrava l’effettiva pena scontata.
E in Sicilia? I nostri cammini sono vie di passaggio, transito di genti che univano l’Occidente con l’Oriente e che puntavano ai porti d’imbarco di Messina o di Palermo.

un'icona raffigurante Maria SS. dell’Odigitria



Le Vie Francigene della Sicilia (ovvero le strade della civiltà) - 3^ parte 7eiXIxG



Anche i Siciliani avevano una congregazione che assisteva i pellegrini in transito. La Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini a Messina e a Palermo aveva le sue chiese più rappresentative e a Roma la sua “ambasciata” e la patrona di tutta l’isola era proprio Maria SS. dell’Odigitria, un appellativo dal sapore greco che rende l’espressione “colei che conduce mostrando la direzione”, composto di ὁδός «via» e ἄγω, ἡγέομαι «condurre, guidare». E’ la guida per chi si metteva in viaggio, la Madre che indica il Figlio che nella rappresentazione cristiana è “Via, Verità, Vita”.
La Sicilia è ricca di chiese dedicate all’Odigitria, ricca delle preziose e rare icone dell’iconografia greco-bizantina, che giungono insieme ai monaci sulla nostra isola e in Italia meridionale durante il Medioevo, a causa dell’iconoclastia prima e dell’occupazione di Bisanzio del 1453. Alcune sono più antiche e famose, come quella che fu al capezzale del Re Guglielmo II, conservata a Monreale e di manifattura bizantina; altre furono portate dalle genti greco-albanesi che si insediarono in Sicilia nella metà del XV sec.

il Testimonium dell'Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia

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Ad una di queste icone l'Associazione si è ispirata per la realizzazione del loro testimonium, creando la pergamena che verrà distribuita a chi compirà il percorso delle Vie Francigene di Sicilia, “per amore di Dio e della Madonna dell’Itria o di sé stesso” come recita il diploma.
Sarà la credenziale del pellegrino a certificare il percorso fatto da ciascuno che deve essere di almeno 100 km a piedi o 150 in bici.


L'origine del Testimonium: la Credenziale del pellegrino

Quella del Testimonium, come già detto, è una storia che parte da lontano, la storia di un oggetto che ogni camminatore e soprattutto ogni pellegrino ha tenuto con estrema cura: la Credenziale.
Nel corso del tempo, tutte le più grandi culture religiose hanno saputo produrre la necessità di andare in pellegrinaggio verso luoghi importanti del culto: Roma, Santiago de Compostela, Gerusalemme, oppure La Mecca per i fratelli musulmani.
Un lasciapassare veniva concesso dal proprio Vescovo ed attestava le motivazioni reali del pellegrinaggio, permetteva al viandante lo status di peregrinus e segnalava l’avvio di un viaggio lungo le vie dell’intero mondo conosciuto.
Oggi i pellegrini utilizzano un “passaporto” di viandanza all’interno del quale riportano i timbri, i sellos del Camino de Santiago, che testimoniano il passaggio presso i centri dell’itinerario e il pernotto in una struttura accogliente.

esempio di sellos del Camino di Santiago



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esempio di credenziale del pellegrino sulla via di Francesco

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(dal web)
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