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L'antica Akrai e il suo ipogeo (Siracusa)  Scoperti maestosi sarcofagi Empty L'antica Akrai e il suo ipogeo (Siracusa) Scoperti maestosi sarcofagi

Ven 18 Nov 2022 - 16:33

L'antica Akrai e il suo ipogeo


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La Sicilia è piena di siti archeologici e aree di interesse culturale, a partire dalla Valle dei Templi, fino ad arrivare alle città tardo barocche in Val di Noto o al percorso arabo-normanno di Palermo, Monreale e Cefalù.
Un sito riscoperto da poco è la catacomba di Senebardo, a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa.


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Chiamata anche ''grotta'' e per anni lasciata in condizioni di incuria e abbandono, si trova vicino al sito dell'antica città greca di ''Akrai'', una delle prime colonie di Siracusa.
Quale è la storia di Akrai? Andiamo a vedere.


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Akrai fu la prima colonia di Siracusa, fondata da Corinzi giunti nei territori siciliani; dopo Akrai, sita nei pressi di Pantalica, ci furono Casmene (avamposto militare sul monte Lauro), fondata nel 643 a.C., Akrillai (sulla strada per Gela) e Kamarina, la più lontana delle colonie, fondata nel 598 a.C.


Come riporta Tucidide nella Guerra del Peloponneso
«Acre e Casmene furono fondate dai Siracusani: Acre settant'anni dopo Siracusa, Casmene vent'anni circa dopo Acre. Anche Camarina fu fondata dapprima dai Siracusani, centotrentacinque anni circa dopo la fondazione di Siracusa; ne furono ecisti Dascone e Menecolo.»


Costruita in cima ad un colle, Akrai era difficilmente attaccabile e al tempo stesso costituiva un punto ideale per vigilare sui territori circostanti. Grazie all'importanza della sua posizione strategica, la città si sviluppò fino a raggiungere il massimo splendore sotto il regno di Gerone II (275 a.C.-215 a.C.). Fedele a Siracusa, ebbe però vita politica, amministrativa e militare autonome, al punto che un suo esercito intercettò quello di Nicia (421 a.C.) nel Val di Noto o nella Valle dell'Anapo e contribuì alla sua sconfitta.


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Nel 211 a.C., dopo la caduta di Siracusa, passò a far parte della provincia romana, assumendo il nome latino Acrae; in seguito passò sotto il dominio bizantino fino all'invasione araba.
La cittadina fu completamente distrutta dagli Arabi nell'827 e il sito, rimasto abbandonato, pian piano venne ricoperto da terriccio e vegetazione spontanea scomparendo alla vista e venendo dimenticato per quasi otto secoli.
Il primo studioso a individuare il sito della città scomparsa fu nel XVI secolo lo storico siciliano Tommaso Fazello; ma fu il barone Gabriele Iudica, che all'inizio del XIX secolo intraprese i primi scavi archeologici nel sito di Akrai e descrisse le sue ricerche nel libro Le antichità di Acre, pubblicato con la data del 1819.


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Gli scavi successivi della città arcaica hanno riportato alla luce il Teatro, di piccole dimensioni, ma in ottimo stato di conservazione; la scoperta fu annunciata da Gabriele Iudica nel 1824. Sulla parte posteriore sorgono due latomie, cave di pietra, denominate Intagliata e Intagliatella, della metà del IV secolo a.C.. Sul pianoro sopra la latomia dell′Intagliata si trovano i blocchi di base dell′Aphrodision, il Tempio di Afrodite, eretto nel VI secolo a.C. Sul lato occidentale sorge il Bouleuterion, dove il consiglio cittadino si riuniva, scoperto sempre da Iudica nel 1820. Ad est del colle sorgono i Templi Ferali dedicati al culto dei morti.
Da ricordare pure i notevoli lavori compiuti da Luigi Bernabò Brea nel secondo dopoguerra.


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L'area della catacomba, attualmente, è visitabile ma non è sempre possibile percorrere il sentiero di accesso. «L'area non ha una esatta data di scoperta, tra le pubblicazioni più antiche va senza dubbio annoverata quella di Führer e Schultze, del 1907. Era sicuramente nota alla gente del luogo, che nel corso del tempo l'ha utilizzata come riparo o deposito», spiega l'archeologa Concetta Caruso.


Soltanto negli ultimi anni è nato l'interesse per la catacomba, anche grazie ad alcune associazioni, come Natura Sicula e all'impegno dell'artigiano Enzo Marabita: «Prima del 2018 la catacomba era quasi inaccessibile. Non sono stati fatti tanti scavi, l'unico che studiò la catacomba è stato un ricercatore tedesco di nome Joseph Führer. Nel 2018 abbiamo tracciato il sentiero e costruito lo steccato, che ora non esiste, mentre il sentiero è visibile e la catacomba è visitabile», racconta Enzo, che caldeggia la valorizzazione del luogo.
Cerchiamo, adesso, di capire di cosa si tratta.


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La catacomba di Senebardo risale al VI-IX secolo d.C., durante la dominazione bizantina. Vi si trovano maestosi sarcofagi a baldacchino e ornamenti architettonici che fanno credere si tratti di
sepolture destinate a reali e personaggi illustri.
La catacomba verosimilmente sorse su rovine di altri edifici: «Sappiamo che era una vecchia cisterna, probabilmente di epoca romana e poi in età bizantina venne trasformata, come spesso accade», spiega Concetta Caruso. «Chi sia Senebardo non è molto chiaro, ma la tradizione lo definisce come un Basileus, che aveva la sua base nel territorio acrense, probabilmente prima dell'arrivo degli Arabi. Altre ipotesi sono ancora in fase di studio e pubblicazione», aggiunge.


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Senebardo, principe bizantino, avrebbe fatto costruire la catacomba per sé e per la nobiltà a lui vicina: «All'interno della tomba sono presenti numerose incisioni, facilmente tracciabili grazie alla morbidezza della pietra calcarea, tra queste molte sono in alfabeto latino, quelle cronologicamente più recenti. Quelle più tarde, invece, sono in alfabeto greco e, tra queste, si legge abbastanza bene il nome ''Senebardo''», racconta Concetta Caruso.


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Attorno all'ambiente centrale ricavato dalla cisterna vi sono diverse tombe scavate nella roccia. Oltre alle iscrizioni in greco lungo le pareti, vi si trovano tracce lasciate nel corso del tempo da passanti, viaggiatori e contadini. L'ambiente centrale probabilmente è stato ampliato durante i secoli e utilizzato come luogo di orazione cultuale. Soltanto negli ultimi anni l’ipogeo è stato ripulito e reso fruibile, grazie al volontariato di Enzo Marabita, all'interesse di varie associazioni e dell'amministrazione comunale.
Questo è solo un tassello dell'incredibile mosaico culturale che si cela dietro Palazzolo Acreide e che si spera possa essere decifrato e studiato come merita, per poter raccontare con dovizia di particolari la vera storia del misterioso principe Senebardo.


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Fonti: balarm.it, Wikipedia


Fotografie: web
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