Una selezione di ciò che ritengo essere il meglio che la mia terra possa offrire perché, come dice qualcuno, la Sicilia non è un'isola ma una vastità di ricordi. Un'ultima cosa: questo è un forum di sola lettura e non si accettano nuovi utenti
Questa è la storia di un’avventura breve ma significativa che ha lasciato un segno indelebile nel mondo della cinematografia.
Da quest’isola sono partite una serie di iniziative che, proprio per la loro natura pioneristica, hanno apportato cambiamenti sostanziali in alcuni ambiti, quale quello cinematografico. Di questa Sicilia dei primati, amante dell’avanguardia, fa parte anche una casa di produzione ardita nelle scelte e nelle esperienze, la Panaria film, fondata da quattro amici di nobili natali (tre siciliani e un veneto). A loro si aggiunse presto Fosco Maraini in qualità di fotografo e operatore.
i ragazzi della Panaria in primo piano Pietro Moncada, dietro, da sinistra, Fosco Maraini, Renzo Avanzo, Francesco Alliata, Quintino di Napoli
La Panaria raggiunse il punto più alto della sua attività quando s’impegnò in una sana competizione professionale e sentimentale con Roberto Rossellini. Quest’ultimo aveva collezionato successi e stava filmando Stromboli con la neofidanzata Ingrid Bergman, e i nostri produttori pensarono bene di girare un film intitolato Vulcano, su un’isola dello stesso arcipelago e chiamarono, per la parte della protagonista, l’ex fidanzata di Rossellini, colei che era stata lasciata: la sfolgorante Anna Magnani. Non fu un successo, ma di sicuro una bella soddisfazione, ingaggiare una lotta ricordata come “la guerra dei vulcani”, con tanto di spionaggio e controspionaggio, considerato poi che uno degli uomini della Panaria, Renzo Avanzo, era cugino di Rossellini.
le due protagoniste della guerra dei vulcani, Ingrid Bergman ed Anna Magnani
Tutti i giornali affilarono le armi e a colpi di gossip si interessarono della vicenda. La guerra dei vulcani è diventato un libro di Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice. La vera svolta che la Panaria ha impresso alla cinematografia è alla voce documentario: sono stati infatti girati, in questo particolare settore, alcuni lavori che ritraggono i fondali marini, che per il loro valore sono stati considerati delle pietre miliari.
Anna Magnani in uno still frame di Francesco Alliata
La scelta marinaresca non fu casuale. La leggenda racconta infatti che i fondatori Francesco Alliata, Pietro Moncada, Quintino di Napoli e Renzo Avanzo si incontrarono e divennero amici proprio in uno di quegli esclusivi club della vela che fanno parte dell’immaginario snob. Ma in verità i quattro la sapevano lunga e avevano voglia di proporre nuove idee. Sono molti i nobili siciliani colti, che nel loro mecenatismo e nella loro capacità imprenditoriale hanno sempre mostrato di credere in certi ideali e di avere l’entusiasmo genuino per gettarsi a capofitto nelle avventure, qualità che ne fanno personaggi in grado di coltivare i piaceri dello spirito. Li possiamo immaginare dunque ancora ragazzi, quando, innamorati della pesca subacquea, i quattro si concessero un periplo delle isole sulla motonave San Giuseppe. E lì furono i primi a inventarsi le macchina da ripresa subacquea. Francesco Alliata – che durante il ventennio aveva collaborato ai CineGuf – ne possedeva una, la Arriflex 35 mm, che fu rivestita con una copertura impermeabile.
Francesco Alliata e Quintino di Napoli fotografati da Fosco Maraini
L’avvenimento segnò una nuova prospettiva per la sua professione: la cinepresa divenne un apparecchio formidabile e cominciò a scandagliare, con il suo occhio meccanico, fondali affascinanti e fino ad allora inesplorati. Nacque così il film autobiografico Cacciatori sottomarini, che traeva spunto dal viaggio che i quattro stavano affrontando e raccontava proprio di loro, impegnati in una battuta di pesca.
un'immagine tratta da Cacciatori sottomarini
uno spezzone del documentario Cacciatori sottomarini
E furono sempre quelli della Panaria che per primi intuirono la bellezza accecante delle isole, fino ad allora utilizzate come confino politico, e le filmarono in due documentari: Tonnara del 1947, che per la prima volta mostrava la mattanza dei tonni vista dall’interno della camera della morte, e nello stesso anno Bianche Eolie e Isole di cenere.
spezzoni dei documentari Tonnara, Bianche Eolie ed Isole di cenere
La Panaria si inoltrò ancora nel cinema. Affidò al regista Luchino Visconti la regia del film La carrozza d’oro (1951), ma questi abbandonò il set dopo una litigata con la produzione e il film venne ultimato da Jean Renoir. Anche in quest’occasione la Panaria film mantenne la sua impronta innovativa. La carrozza d’oro, infatti, fu il primo film in Europa girato in technicolor e addirittura un maestro come Truffaut non ebbe remore a considerarlo un capolavoro della cinematografia mondiale.
un'immagine tratta dal film La Carrozza d'oro
Ma i quattro della Panaria erano tipi a cui piacevano le sfide: anche quando la casa di produzione si sciolse, i due soci rimasti, Renzo Avanzo e Quintino Di Napoli, girarono uno dei primi film in cinemascope italiano, Agguato sul mare.
la locandina del film Agguato sul mare
La storia della Panaria è diventata un appassionante documentario firmato dal regista e sceneggiatore Nello Correale.
(dal web)
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