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Miti e leggende siciliane - 10^ parte: La principessa Sicilia Empty Miti e leggende siciliane - 10^ parte: La principessa Sicilia

Lun 5 Dic 2022 - 10:05

Miti e leggende siciliane - 10^ parte: La principessa Sicilia

(ovvero la leggenda della principessa che diede il nome all’Isola)



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Nelle numerose storie popolari che narrano di personaggi mitici, incantesimi e nobili imprese, la Sicilia viene spesso raccontata come paradiso terrestre, terra florida e generosa, simbolo di rinascita e fonte di vita. Nella storia della principessa Sicilia, non a caso, l’Isola del sole e del mare rappresenta la speranza di una nuova vita, una seconda occasione contro il volere implacabile e crudele del Fato. Ma chi era questa misteriosa principessa e come giunse fino in Sicilia?

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La leggenda narra le vicende di una bellissima fanciulla, una principessa asiatica che viveva tranquilla nelle lande orientali, bagnate dalle acque levantine del Mediterraneo, probabilmente in Libano. Alla sua nascita, però, un oracolo predisse che, compiuti i quindici anni, un orrendo mostro famelico con le sembianze di un gatto, il temuto Greco-Levante, l’avrebbe divorata. Per sfuggire a quest’orribile destino, quindi, la principessa avrebbe dovuto abbandonare la sua terra e la famiglia per cercare altrove la salvezza.

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Raggiunta la fatidica e temuta età, i genitori misero Sicilia su una barca e la spinsero a largo, cosicché la principessa, per tre mesi in balia delle onde, cominciò a coltivare e accettare il pensiero della morte. Quando tutto sembrava ormai perduto, tuttavia, Sicilia fu condotta da venti favorevoli sulla spiaggia deserta di una terra fiorente, ricca di frutti che profumavano l’aria, calda e accogliente.

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Allontanata del tutto l’idea della morte, però, la principessa si rese finalmente conto di essere completamente sola, in una terra sconosciuta e lontana dai propri affetti e dalla vita fino a quel momento vissuta. Preda della solitudine, iniziò a piangere ma, come per magia, uno splendido e giovane uomo le si avvicinò e le spiegò il motivo per quale ragione quella magnifica isola fosse del tutto disabitata.

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La popolazione, in effetti, era stata sterminata da una terribile epidemia di peste, ma gli déi benevoli avevano desiderato che quella terra feconda fosse ripopolata. A tal scopo avevano previsto che il bel giovanotto e la principessa Sicilia s’incontrassero proprio su quell’Isola. La loro missione vivifica sarebbe stata quella di mettere al mondo la nuova generazione che avrebbe abitato e reso florida quella terra. Per questa ragione, si narra, l’isola fu ribattezzata con il nome di Sicilia, la principessa asiatica che da quella terra aveva ricevuto una speranza di vita e che, quindi, a sua volta avrebbe portato in grembo una seconda occasione di rinascita.

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Secondo gli studiosi la leggenda di Sicilia affonderebbe le sue radici nell’antica favola troiana di Egesta. Anche la giovane Egesta, infatti, fu messa su una zattera dal padre Ippota, perché il mostro marino inviato da Nettuno non potesse trovarla. Spinta anch’ella da venti favorevoli, giunse in Sicilia, dove incontrò il dio fluviale Crimiso. Dall’unione dei due vennero alla luce Eolo ed Egeste, il quale fondò Segesta, sebbene altre varianti del mito lo vogliano fondatore di Erice ed Entella.

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Il fondamento storico della leggenda di Sicilia sarebbe da ricercare, invece, nell’odio diffuso del popolo siciliano verso i Bizantini. Il mostro Greco-Levate altro non sarebbe che la personificazione fantasiosa dell’Impero Bizantino, la cui dominazione sull’Isola, tra il 526 e l’827 d.C., sarebbe ricordata per una tassazione soffocante che lo rese inviso ai cittadini. Non a caso per spaventare i bambini capricciosi, un tempo, si era soliti usare l’espressione “viri ca venunu i Greci (vedi che arrivano i greci)”, intesi appunto come i Bizantini.

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Secondo la mitologia, dunque, le terre siciliane hanno sempre rappresentato l’aspetto generoso e salvifico di Madre Natura, la quale nutre a piene mani i suoi figli e accoglie con calore i forestieri, offrendo loro una seconda vita. In tempi moderni, forse, questa visione si è andata via via smarrendo, lasciando il posto all’idea di una terra arida e, a volte, impietosa, che poco o nulla ha da offrire e, per questo, da abbandonare. Proprio per questa ragione, forse, la favola della principessa Sicilia appare quanto mai attuale, servendo da monito e divenendo portatrice di un messaggio di speranza e rinascita da sempre familiare a questa terra.

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Questa antica leggenda siciliana poco conosciuta, è stata tradotta in musica dai ROMANO BROS (duo musicale siciliano formato da Angelo e Marco Romano, fratelli originari di Piazza Armerina), con un testo in dialetto siciliano nato dalla penna di Angelo, cantata e suonata dallo stesso, coadiuvato dal fratello Marco alle percussioni. Gli arrangiamenti di archi e mandolini sono a cura del produttore e arrangiatore romano Enrico Solazzo. Il videoclip e la copertina del singolo, sono stati realizzati dalla sand artist siciliana Lidia Angelo.




(dal web)
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