Il borgo dimenticato di Gioiosa Guardia (ME)
Dom 1 Gen 2023 - 11:50
Chi ha la possibilità di salire a Gioiosa Guardia, a 825 metri sopra il livello del mare, può ammirare un panorama straordinario e respirare il fascino della storia. Dalla sommità di questo colle chiamato Meliuso, lo sguado spazia dall'Etna alle Isole Eolie, dal golfo di Milazzo a Cefalù e, nelle giornate più nitide arriva fino a Palermo e alla Calabria: un incanto alla vista che rigenera lo spirito. I ruderi della "città fantasma" di Gioiosa Guardia rappresentano l'antico agglomerato urbano abbandonato a seguito del terremoto del 1783.
La sua edificazione risale intorno al 1060, quando il Conte Ruggero d’Altavilla, dopo aver scacciato gli Arabi dalla Sicilia, istituì il Monastero di Patti che venne affidato all’Abate Ambrogio, ottenendo il dominio su tutto il circondario. Nel 1129 il Monastero ottenne la dignità di Vescovato e intorno al 1357 Federico III Vinciguerra d’Aragona venne nominato Capitano di Patti. A questo periodo risale la costruzione sul monte Meliuso della torre chiamata “Oppidum Guardiae Joiusae” intorno alla quale, i contadini costruirono il borgo.
Gioiosa era un punto strategico importantissimo, dalla sua posizione molto alta riusciva ad avere visione del mare e delle coste spaziando dall’Aspromonte calabrese alle isole Eolie, dallo stretto di Messina sino addirittura ad Ustica e, alle proprie spalle, poteva controllare le incursioni da terra dalle zone etnee e dai monti delle Madonie.
Il suo abbandono si deve al terribile sisma del 1783 che in Sicilia macinò vittime e distrusse intere città; c’è da dire, però, che il sisma del 1783 fu il quarto in ordine di tempo che colpì Gioiosa nell’arco di poche decine di anni; pertanto, il suo declino era già iniziato e fu reso definitivo dall’ultimo sisma.
Nel 1784 una terribile carestia colpì tutta la zona e impedì di ottenere il raccolto e ci fu anche scarsità d’acqua, motivo per cui la popolazione si rifugiò sulla costa, luogo dove gli approvvigionamenti idrici risultavano più semplici. Il vantaggio fu che ormai i tempi dove i pirati solcavano i mari andava finendo e le città potevano finalmente espandersi o essere rifondate lungo le coste.
La nuova città fu costruita ai piedi del suddetto monte ed oggi è una cittadina costiera molto ben sviluppata, si tratta di Gioiosa Marea e fu fondata nel 1784 e assorbì tutti i cittadini di Gioiosa Guardia. L’ultimo cittadino (un poeta legato alle tradizioni) che ha abbandonato la città fortificata lo ha fatto nel 1813 sancendo il totale e definitivo abbandono di Gioiosa.
Nel 1784 una terribile carestia colpì tutta la zona e impedì di ottenere il raccolto e ci fu anche scarsità d’acqua, motivo per cui la popolazione si rifugiò sulla costa, luogo dove gli approvvigionamenti idrici risultavano più semplici. Il vantaggio fu che ormai i tempi dove i pirati solcavano i mari andava finendo e le città potevano finalmente espandersi o essere rifondate lungo le coste.
La nuova città fu costruita ai piedi del suddetto monte ed oggi è una cittadina costiera molto ben sviluppata, si tratta di Gioiosa Marea e fu fondata nel 1784 e assorbì tutti i cittadini di Gioiosa Guardia. L’ultimo cittadino che ha abbandonato la città fortificata lo ha fatto nel 1813 sancendo il totale e definitivo abbandono di Gioiosa.
Fra le pietre crollate invase da sterpi (e nei mesi estivi anche da serpi) è possibile ancora leggere l’impianto della vecchia Gioiosa. L’abitato era diviso in quattro quartieri, disposti intorno alle chiese di S. Giovanni Battista, S. Nicolò, S. Maria delle Grazie e S. Maria della Catena.
Nel punto più alto, che prospetta sul mare, sono visibili i ruderi del campanile e della chiesa di S. Giovanni Battista. A fianco di essa quel che resta del palazzo di Vinciguerra Aragona. Dalla piazza che è davanti alla chiesa (attenzione ai buchi delle cisterne) si diparte la via principale, larga circa 4,5 metri, che quasi rettilinea percorre in senso nord-sud lo stretto crinale, intersecata da stradine più anguste che risalgono dagli opposti versanti.
Al di fuori delle mura, sul fianco orientale della rocca che guarda Tindari e Milazzo, in un piano denominato Prato, ci sono i ruderi della chiesa di S. Francesco, elevata intorno al 1725 e annessa al convento (non più esistente) dei minori Osservanti. Accanto ad essi uno scavo archeologico ha portato alla luce una porzione di abitato di un insediamento protogreco, abbandonato nel IV secolo a.C., che doveva avere la sua acropoli sulla rocca stessa di Gioiosa Guardia.
I ruderi sono visitabili e per giungervi bisogna percorrere una strada in condizioni assai disconnesse che conduce presso dei ripetitori. Una volta giunti in quella zona va parcheggiata l’automobile e bisogna proseguire a piedi su un sentiero che non è per tutti, ma una volta giunti sulle rovine il panorama che si può ammirare è maestoso da togliere il fiato.
(dal web)
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