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Villa Palagonia, Bagheria Empty Villa Palagonia, Bagheria

Ven 20 Gen 2023 - 18:40
Villa Palagonia

La villa dei mostri



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La più celebre, più originale e più singolare delle ville bagheresi, quella che colpisce di più al primo impatto visivo è senza dubbio “Villa Gravina di Palagonia”. Comunemente conosciuta come la “Villa dei Mostri” fu progettata verso il 1715 dal frate domenicano Tommaso Maria Napoli, già architetto militare del senato palermitano, e dal suo primo committente e fondatore, il principe Ferdinando Francesco Gravina e Bonanni. La villa conobbe successivamente gli interventi degli architetti Agatino Daidone e forse di Giovan Battista Cascione, nipote del grande Vaccarini, di cui tuttavia poco si sa. Il principe nel 1700 aveva acquistato un appezzamento di terreno dal principe di Butera, la dove qualche decennio dopo avrebbe fatto edificare una “Casena” che nel tempo sarebbe divenuta una delle più strane e straordinarie costruzioni barocche che si conoscono.
Il secondo principe che vi si insediò fu Ignazio Sebastiano Gravina e Lucchese. Egli fece realizzare i corpi bassi della villa che servivano ad ospitare la servitù (su ogni porta vi era una mattonella con un numero e a ciascun numero corrispondeva un servo), e taluni servizi che lasciano ben intendere la struttura sociale gerarchica vigente dentro le mura del palazzo. Ma fu suo figlio, il VII principe di Palagonia Francesco Ferdinando Gravina e Alliata, “ il Negromante” a rendere questa villa famosa in tutto il mondo con l’appellativo di “Villa dei Mostri”. Personaggio bizzarro e fuori dagli schemi, da molti considerato pazzo, Ferdinando Francesco junior, figura emblematica e stravagante, nel 1749 intraprese i lavori di completamento dell’intero complesso della villa, edificata dal nonno come residenza di villeggiatura. A lui si devono le famose statue in pietra arenaria che raffigurano strane forme umane e ferine orrendamente commiste, che adornano i muri esterni dei corpi bassi della villa: mostruosi animali, orribili figure antropomorfe, musicisti caprini, nani barbuti, deformi corpi umani, serpenti con più teste, gnomi, dame e cavalieri suini che danzano beffardi, un numero enorme di figurazioni fantastiche chiamate ordinariamente i “Mostri” di villa Palagonia. Con questo spettacolare e grottesco“ teatro di figure pietrificate” il terzo proprietario di Villa Palagonia stravolse l’ordinata scenografia architettonica e l’ornamentazione, che , pur con delle evidenti originalità, avevano lasciato il nonno Francesco Ferdinando senior ed il padre Ignazio.

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Alla farneticante fantasia che ha partorito le mostruose statue dell’esterno fa riscontro la magnificente bizzarria degli interni della villa. La sala più straordinaria è quella dove immensi specchi applicati con diverse angolazioni coprivano pareti, soffitto e pavimenti, centuplicando, capovolgendo e deformando le figure degli stupefatti ospiti del principe. La enigmatica “Sala degli specchi” dotata di stravagante fascino, fu frutto della fantasia del principe: egli voleva dimostrare, a chi vi si rifletteva, la vanità e la fragilità dell’essere umano. Per la costruzione della villa Francesco Ferdinando Gravina profuse la somma di centomila scudi, una cifra esorbitante per i tempi. Un intero popolo di artigiani e artisti lavorarono per attuare le decorazioni volute dal padrone di casa: pavimenti preziosamente intarsiati, splendidi mosaici, rabeschi di stucchi, di madreperla, di pietre dure che seguono le linee delle pareti e si arrampicano fino ai soffitti.

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La villa si articola su due piani, ha impianto curvilineo, conferitogli dalla linea mossa dei due fronti, convesso l’uno concavo il secondo per accogliere nel centro lo scalone monumentale a doppia rampa in marmo di Billiemi, che conduce al piano nobile. Subito ci si imbatte nel vestibolo elittico con magnifici affreschi parietali che rappresentano quattro delle fatiche di Ercole (Ercole ed il leone nemeo, Ercole ed il cinghiale d’Erimanto, Ercole e l’idra di Lerna, Ercole e la cerva di Cerinea). Alla sua destra si trova la già citata Sala degli specchi da dove si giunge alla piccola sala della cappella privata e alla sala da biliardo. Tutti gli ambienti erano caratterizzati dalla straordinaria eleganza e sfarzosità delle decorazioni, ma gli arredi erano alquanto bizzarri: i piedi di alcune sedie erano più bassi così da rimanere zoppe, altre erano talmente inclinate in avanti che era impossibile starci seduti.

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Originariamente villa Palagonia possedeva un terreno vastissimo, segnalato dalla presenza, a circa due chilometri di distanza, di un ingresso maestoso adornato da gruppi scultorei. Attigua all’edificio l’architetto Tommaso Maria Napoli costruì una chiesetta privata, oggi aperta al culto. E anche nella chiesa il “Negromante” volle lasciare il segno della sua enigmatica e stravagante “follia”. Infatti il principe nella chiesa fece porre un crocifisso con attaccata sull’ombelico la statuetta di un uomo in ginocchio somigliante a lui che, lo rappresentava mentre chiedeva perdono a Dio per la società del suo tempo, tutta apparenza e poca essenza. Sempre nella chiesetta fece costruire la statua di una donna bellissima, ben vestita, ma dal collo in poi resa orribile dai vermi post-mortem; ciò per far capire che belli, brutti, ricchi o poveri, un giorno moriremo tutti.

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La villa nel 1872 fu acquistata dai fratelli Angelo e Francesco Castronovo, che la rilevarono da un curatore, per 60 mila lire, dopo che la stessa venne donata prima di morire dall’ultimo principe di Palagonia all’Ospedale Civico di Palermo. Oggi i loro eredi riuniti in fondazione, rendono la villa in parte fruibile al pubblico ed intervengono nelle opere di manutenzione e restauro. L’originale e stravagante costruzione ha chiamato ad ammirarla, fotografarla, e a scriverne gente da tutto il mondo.
Nel suo Viaggio in Italia, Goethe descrive così questo luogo: “Per trasmettere tutti gli elementi della pazzia del principe di Palagonia, eccone l’elenco. Uomini: mendicanti dei due sessi, spagnuoli e spagnuole, mori, turchi, gobbi, deformi di tutti i generi, nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti all’antica, dei e dee, costumi francesi antichi, soldati con giberne e uose, esseri mitologici con aggiunte comiche (…)

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Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d’uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste. Vasi: tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli. Immaginate tali figure a bizzeffe, senza senso e senza ragione, messe assieme senza scelta né discernimento, immaginate questi zoccoli e piedistalli e deformità allineate a perdita d’occhio: e proverete il penoso sentimento che opprime chi si trova a passare sotto le verghe da questa follia.

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Ma l’assurdità di una mente priva di gusto si rivela al massimo grado nel fatto che i cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra, così che il senso dell’orizzontale o della verticale, che insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce tormentato e torturato in noi. E anche questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini.”

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Le leggende che aleggiavano circa l’influenza malefica dei mostruosi “guardiani” di pietra sugli uomini, unito alle bizzarrie architettoniche del luogo, hanno affascinato molti artisti come Salvador Dalí o registi, che hanno scelto Villa Palagonia come set per alcune scene cinematografiche.

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Assorbita ormai dall’urbanizzazione degli ultimi decenni, circondata da case cresciute in modo disordinato che ne hanno mortificato l’impianto scenografico, ingoiata in un vortice di moderne strutture, villa Palagonia, superba, teatrale e spettrale, continua ancora a stupire, meravigliare e attrarre tantissimi curiosi visitatori.
Oggi la villa è proprietà di privati ed è parzialmente aperta al pubblico per essere vistata acquistando un biglietto.


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Fonti: palermoviva.it, darlin.it

Fotografie: web
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