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Villa Serradifalco, Bagheria Empty Villa Serradifalco, Bagheria

Gio 2 Feb 2023 - 18:25
Villa Serradifalco, Bagheria KuyZIpB


Nella parte più alta di Bagheria sorgono due collinette, una è la Montagnola di Valguarnera  e l’altra è la Montagnola di Serradifalco. Su questa seconda collina sorge Villa Serradifalco.
Villa Serradifalco è una delle poche, l’unica forse, a non essere stata ferocemente colpita dall’espansione edilizia baariota. Da qui si scorge Casteldaccia e poi in fondo, fino al golfo di Termini, Cefalù e, in base alla giornata, anche le Madonie che non sono proprio dietro l’angolo. Dall’altra parte si vede tutta Palermo.
è stata edificata all’inizio del XVIII secolo su una masseria fortificata preesistente che, dopo il 1650, era passata nelle mani di Leonardo Lo Faso, nobile insignito dal re del titolo di primo duca di Serradifalco.
Tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700 fu poi suo figlio, Francesco Antonio, ad ampliare la fattoria originaria conferendole un aspetto più residenziale e ad annetterle una chiesetta dedicata alla Madonna del Rosario.
Il quinto e ultimo duca di Serradifalco, il principe Domenico Lo Faso e Pietrasanta di San Pietro, architetto, archeologo, letterato e politico, agli inizi del 1800 ristruttura la villa, dandole un assetto neoclassico. L’ingresso principale ha un piccolo scalone a due braccia. La facciata ha cinque balconi con inferriate a petto d’oca e le imposte sormontate da timpani. La facciata posteriore, invece, ha la porta d’ingresso a pianterreno perché il fabbricato è posto su una pendenza.
Alla sua morte la villa di campagna, ormai in declino, passò alle tre cugine materne, sino a che, all’inizio del ‘900, la proprietà giunse nelle mani della famiglia Trigona, baroni di San Cono e marchesi della Floresta, originari di Piazza Armerina, che diedero inizio ad una pagina importante di Villa Serradifalco che giunge sino ad oggi.
Nel secondo dopoguerra, don Trigona vi fondò un centro di formazione professionale per giovani baarioti che, con tutte le difficoltà del periodo storico, avevano bisogno di inserirsi nel mondo del lavoro e di uscire dalla povertà e dalla disoccupazione. Padre Trigona è stato un sacerdote ed educatore generoso, che ha dedicato sia la sua persona che le sue risorse ai giovani bagheresi. Proprio dietro la struttura settecentesca, fece costruire un edificio molto semplice, di forma squadrata, per il suo centro di formazione.
Villa Serradifalco che da tempo appartiene ad una Fondazione onlus fondata dallo stesso don Armando nel 1959 e che, dopo essere stata utilizzata come dormitorio per i giovani del centro di formazione, è stata in buona parte chiusa. I corpi bassi della villa però, gli unici ripristinati, ospitano una casa di riposo per anziani bisognosi, in linea con lo spirito che ha impresso la gestione di don Trigona. Più recentemente, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 è stata ristrutturata la cappella che ha iniziato a dipendere dalla chiesa della Trasfigurazione, di cui don Armando Trigona fu ideatore, fondatore e primo Parroco.
La chiesetta, con il suo splendido arco in tufo, veniva frequentata in primis dagli anziani del centro, ma la sua bellezza caratterizzata da tele e ornamenti di valore, presumibilmente appartenenti alla famiglia Trigona, attiravano anche esterni per la celebrazione di cerimonie religiose.
La pineta che circonda la villa e che da alcuni anni, per merito di privati, è fruibile a tutta la cittadina grazie alla nascita del Piccolo Parco Urbano, si contraddistingue per essere un vero e proprio polmone verde, un’oasi di aria pura immersa nel silenzio.


Villa Serradifalco, Bagheria Nhfiuxq

Villa Serradifalco, Bagheria B9TBbvm


E chiudiamo con quanto scrive il duca Fulco Santostefano della Cerda, duca di Verdura e marchese di Murata la Cerda nel libro “Estati felici. Una infanzia in  Sicilia”, pubblicato dell’Editore Feltrinelli nei 1977.
“La casa comprendeva grandi stanze quadrate, tutte più o meno della stessa grandezza.
Per una scala interna si arrivava ad una sala adorna di funerei ritratti di famiglia di casa Serradifalco.
Il salone, che era in realtà una biblioteca, vantava un camino, un candeliere, divani e sedie ricoperti di crine di cavallo nero e un tappeto. Il resto delle stanze monasticamente imbiancate erano ammobiliate con lo stretto necessario: letti, comodini con relativo vaso, armadi, sedie, una o due poltrone e scendiletto.
Le camere da bagno brillavano per la loro assenza e i cosiddetti W.C. erano due e appartenevano all’età della pietra. Lavarsi non era un problema perché le cameriere riempivano una tinozza e d’estate c’era una doccia esterna, ma affrontare i gabinetti, che tra l’altro erano immersi nelle tenebre, era un’altra cosa. Per me era più facile, perché c’era il giardino, o la campagna circostante, ma per la mia sorella era più complicato.
Non c’era luce elettrica e l’illuminazione era affidata, eccetto che nel salone, dove c’erano lumi a petrolio, all’acetilene, che si accendeva su certi tubi di metallo pendenti in ogni ambiente del centro delle volte.
La luce era vivacissima, bianca e accompagnata da un sommesso sibilo che naturalmente attirava ogni insetto alato dei dintorni.
Per fortuna le zanzare disdegnavano l’aridità del luogo roccioso. Da una parte della casa c’era un vasto cortile circondato dai fabbricati  bassi delle fattorie, perché  la proprietà comprendeva un oliveto, vigne e campi per i pascoli.”
Villa Serradifalco, Bagheria OADyP18

Villa Serradifalco, Bagheria 68sfH3Q


Fonti: balarm.it, bagheriainfo.it

Fotografie: web

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Villa Serradifalco, Bagheria VQUy6ZH
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(Michel Houellebecq)
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