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C'era una volta in Sicilia: fiabe siciliane. Giufà, tirati la porta Empty C'era una volta in Sicilia: fiabe siciliane. Giufà, tirati la porta

Mer 14 Dic 2022 - 17:40

Giufà, tirati la porta!

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Giufà doveva andare al campo con sua madre. La madre uscì di casa per prima e disse: – Giufà, tirati dietro la porta!
Giufà si mise a tirare, a tirare, finché la porta si staccò dai gangheri. Lui se la caricò in spalla e andò dietro a sua madre. Dopo un po’ di strada, cominciò a dire: – Mamma, mi pesa! Mamma, mi pesa!
La madre si voltò: – E che hai che ti pesa? – e vide che teneva la porta di casa sulle spalle.
Con quel carico fecero tardi, venne notte che erano lontani da casa e per paura dei briganti, madre e figlio s’arrampicarono su un albero. E Giufà teneva sempre la porta sulle spalle.
Sotto quell’albero, a mezzanotte, ecco che vengono i briganti a spartirsi i soldi. Giufà e la mamma stavano col fiato sospeso.
Dopo un po’ Giufà comincia a dire sottovoce: – Mamma, mi scappa di far acqua.
– Cosa?
– Mi scappa.
– Trattieniti.
– Non ne posso più.
– Trattieniti.
– Non posso.
– E falla!
E Giufà la fece. I briganti quando sentirono scendere acqua, dissero: – To’, tutt’a un tratto s’è messo a piovere!
Dopo un po’ Giufà disse ancora sottovoce: – Mamma, mi scappa di fare un bisogno.
– Trattieniti.
– Non ne posso più.
– Trattieniti.
– Non posso.
– E falla!
E Giufà la fece. I briganti si sentirono cadere addosso quella cosa e dissero: – Cos’è, manna del cielo? O son gli uccelli?
Poi Giufà, che teneva sempre quella porta sulle spalle, cominciò a dire sottovoce: – Mamma, mi pesa.
– Aspetta.
– Ma mi pesa!
– E aspetta!
– Non posso più, – e lasciò andare la porta che piombò addosso ai briganti.
Pigliali, i briganti! Misero le gambe in collo e via.
Madre e figlio scesero dall’albero e trovarono un bel sacco di monete d’oro che i briganti stavano spartendo. Portarono a casa il sacco e la madre gli disse: – Non dire a nessuno questa storia, che se lo sa la Legge, ci manda tutti e due in galera.
Poi, essa andò a comprare uva passa e fichi secchi, salì sul tetto e appena Giufà uscì di casa, prese a fargli cadere manciate d’uva e fichi sulla testa. Giufà si riparò. – Mamma! – chiamò dentro casa. E la madre, dal tetto: – Cosa vuoi?
– C’è uva passa e fichi!
– Si vede che oggi piove uva passa e fichi, cosa vuoi che ti dica?
Quando Giufà fu andato via, la madre tolse le monete d’oro dal sacco e ci mise chiodi arrugginiti. Dopo una settimana Giufà andò a cercare nel sacco e trovò chiodi. Cominciò a sbraitare con la madre: – Dammi i soldi che sono miei, altrimenti vado dal Giudice!
Ma la madre diceva: – Che soldi? – e faceva finta di non dargli ascolto.
Giufà andò dal Giudice. – Eccellenza, avevo un sacco di monete d’oro e mia madre mi ci ha messo dei chiodi arrugginiti.
– Monete d’oro? E quando mai hai avuto monete d’oro?
– Sì, sì, era il giorno che pioveva uva passa e fichi secchi.
E il Giudice lo fece mandare nell’ospedale dei matti.

(Sicilia)

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Fonte: Fiabe italiane a cura di Italo Calvino

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