L'isola del giorno dopo
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Andare in basso
drogo11
drogo11
Admin
Messaggi : 558
Data di iscrizione : 01.11.22
Località : Marte
https://isoladelgiornodopo.forumattivo.com

 Quel messinese di Shakespeare…  Empty Quel messinese di Shakespeare…

Ven 23 Dic 2022 - 17:18

QUEL MESSINESE DI SHAKESPEARE…


(ovvero il grande Bardo made in Sicily?)




 Quel messinese di Shakespeare…  3DZYfZf




Stratfordiani, anti-stratfordiani, baconiani, marlowiani, oxfordiani… No, non sono popolazioni extraterrestri, ma schieramenti di studiosi che negli anni si sono interrogati sull’identità del più famoso drammaturgo inglese (ma inglese sarà davvero?): William Shakespeare. Fa sorridere, di primo acchito, l’idea che dal 1925 circa in poi si è sviluppata all’interno degli anti-stratfordiani una nuova corrente di pensiero secondo cui Shakespeare sarebbe italiano. E per l’esattezza siciliano, di Messina. Alle ortiche la biografia – già sufficientemente discussa nei secoli – del drammaturgo più famoso di tutti i tempi, nato il 23 aprile del 1564 a Stratford-upon-Avon, figlio del mercante di guanti John Shakespeare e della cattolica Mary Arden, poi sposo di Anne Hathaway e padre di tre figli, morto il 1616. La nuova biografia dello Shakespeare siciliano, proposta per primo da Santi Paladino nel 1929 nel phamplet Shakespeare sarebbe lo pseudonimo di un poeta italiano identifica il drammaturgo inglese con Giovanni Florio, pastore calvinista e autore di un libercolo di proverbi dal titolo I secondi frutti . Il contenuto di questo libro sarebbe parzialmente presente all’interno dell’ Amleto . Singolare coincidenza inoltre che Michelangelo Florio, figlio di Giovanni, abbia scritto un’opera nel 1579 il cui titolo, Tanto trafficu pi nenti , ricorda terribilmente il Troppo rumore per nulla (il titolo originale è Much ado about nothing , 1598) di William Shakespeare. La tesi “floriana” viene ripresa poi dal professore dell’Università di Palermo Martino Iuvara, il quale resta in famiglia ma azzarda una nuova identità: William sarebbe in verità proprio Michelangelo, il figlio di Giovanni Florio e della nobile messinese Guglielma Scrollalancia (o Crollalancia): guarda caso, la traduzione inglese del cognome di quest’ultima è proprio shake-speare. A corroborare la tesi – o forse a screditarla – ci sono ben due sedute spiritiche, l’una nel 1936 e l’altra nel 1947, nelle quali Shakespeare in persona avrebbe confessato per “comunicazione psicografica” ai due paragnosti di essere in verità Guglielmo Crollalanza. Ma perché arrovellarsi tanto sull’identità siciliana di Shakespeare? Perché è più facile, agli occhi di questi studiosi, attribuirgli una nuova identità piuttosto che accettare il fatto che Sir William potesse essere un inglese appassionato di cultura italiana.

i protagonisti di una gradevole trasposizione cinematografica de "Molto rumore per nulla"



 Quel messinese di Shakespeare…  ZWMZ85G



una rappresentazione teatrale de "Tanto trafficu pi nenti"



 Quel messinese di Shakespeare…  P8wBErl



Agli studiosi non quadra che il drammaturgo abbia ambientato gran parte dei suoi drammi e delle sue commedie in Italia – trentasette opere per essere precisi – (eppure come potremmo ignorare il fatto che Shakespeare nella sua Tempesta fa salpare alcune navi da Milano?). Non quadra neppure che nei registri scolastici di Stratford-upon-Avon non compaia il suo nome e che neppure sia stato registrato nel prestigioso club londinese del quale avrebbe fatto parte e dove invece, colpo di scena, era iscritto il nome di Michelangelo Florio. Che invece a Messina non vi sia traccia alcuna nel presunto ginnasio dove “il Florio” avrebbe studiato è perfettamente giustificato dal terribile terremoto del 1908. Iuvara così scrive alla regina Elisabetta in persona nel 2000: La prova provata della vera identità del più grande drammaturgo di tutti i tempi, potrebbe trovarsi, quasi esclusivamente, nella sua biblioteca […], fin qui nascosta a tutti (sicuramente per motivi nazionalistici) ma che, per amore della verità storica (che è al di sopra di ogni considerazione), bisogna avere il coraggio e la saggezza di aprire alla consultazione, almeno, degli studiosi. Il tutto, sperando che, nei quasi quattro secoli trascorsi (1616-2000), dei facinorosi ultranazionalisti non abbiano voluto distruggere, definitivamente, ogni qualsivoglia prova determinante della non britannicità del grande Genio che, inglese o non, farà sempre parte del patrimonio culturale mondiale. Ma come sarebbe arrivato “il Florio” da Messina al Globe? Figlio di un calvinista, avrebbe messo in difficoltà la propria famiglia con la pubblicazione di un pamphlet eretico e si sarebbe quindi allontanato da Messina per raggiungere prima il Nord Italia (Milano, Padova, Verona, Faenza, Venezia e un amore finito male con una tale Giulietta a Treviso), per poi trasferirsi in Inghilterra, a pochi chilometri da Londra – dove risiedeva parte della famiglia materna –, per fuggire all’Inquisizione. Per evitare la persecuzione avrebbe preso il nome di un deceduto parente, o forse solo inglesizzato quello della madre, in seguito all’uccisione del padre. Ma come avrebbe potuto, il messinese, scrivere in una lingua straniera in maniera tanto eccelsa da divenire un vero e proprio canone, al pari del nostro Dante? Fu aiutato dall’attore “William Shakespeare”? Insomma, forse non tutto quadra, forse si sta facendo troppo rumore per nulla…



(fonte: I luoghi e i racconti più strani della Sicilia – Carlo Ottaviano, Giulia Ottaviano)
Torna in alto
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.